IL CONCETTO DI NEVROSI

Ora esaminiamo come viene definita la nevrosi all’interno della terapia della Gestalt.

La parola nevrosi

Perls afferma che:
“la parola nevrosi è inappropriata, la uso anche io ma in realtà si dovrebbe parlare di disturbo della crescita.

In altre parole l’intera questione della nevrosi si sposta gradualmente fino ad arrivare dal campo medico a quello educativo.

Personalmente sono sempre più convinto che la cosiddetta nevrosi sia un disturbo dello sviluppo“.

Di conseguenza, il fenomeno prende una valenza abbastanza ampia, nel senso che, perlomeno nella nostra attuale società, ogni individuo ha le proprie tendenze nevrotiche, i propri conflitti irrisolti o le proprie aree di disadattamento.

La nevrosi come fuga dal contatto, come auto-interruzione

Volendo poi dare una definizione di tipo operativo, fenomenologico, per la Gestalt il nevrotico è colui che non riesce a soddisfare dei bisogni psicologici essenziali.

Non riesce ad ottenere questa soddisfazione dall’ambiente con cui interagisce.

Quando si struttura come malattia la nevrosi è la risposta inadeguata ad un bisogno insopprimibile. Vista nel suo sorgere invece la nevrosi è la patologia del contatto.

Possiamo dire che è introiettare senza digerire, è assimilare senza selezionare. E’ la fuga dal contatto attraverso i mille meccanismi di difesa.

E’ perdersi nella confluenza negando la distanza e la diversità.

La nevrosi è, dunque, l’incapacità di staccare la figura dallo sfondo, infatti, in un corretto funzionamento dell’interazione tra individuo e ambiente vi è sempre un bisogno dominante che diventa figura in primo piano,mentre il resto rimane sullo sfondo.

Nella nevrosi è questo processo di omeostasi, di autoregolazione che è in crisi.

E’ in pratica il processo di contatto-ritiro che è fuori ritmo, vi è una “vischiosità” che rende tutto estremamente penoso e difficile; il nevrotico non usa bene né il contatto, né il distacco o il ritiro.

Il nevrotico

non sa più distinguere nella molteplicità dei bisogni, non sa soprattutto dare loro un ordine gerarchico.

Ma per quale motivo il nevrotico affronta la realtà il modo inadeguato?

La risposta è fondamentalmente unica: perché il suo modo cronico di affrontare la realtà è quello dell’autointerruzione.

La nevrosi consiste nel fatto che il soggetto ha imparato, o è stato costretto ad imparare e a trattare le situazioni, con un processo insoddisfacente di auto-interruzione.

Il suo modo di impedirsi di esserci completamente è quello di interrompersi; è in pratica una fuga dal contatto.

La nevrosi è quindi, soprattutto, un’interruzione dei processi vitali.

E’ come accollarsi tante situazioni incompiute (Gestalt interrotte) che irrigidiscono e paralizzano.

Il nevrotico è colui che non riesce più a decidere da solo quando partecipare e quando ritirarsi, perché tutti gli “affari non conclusi” (unfinished business) e le esperienze incompiute della vita hanno danneggiato il suo senso di orientamento.

Non sa più scegliere e questa indecisione, così tipica e drammatica, lo sfinisce rubandogli energie essenziali.

Egli è considerato quindi colui che non è mai completamente lì, che non sente mai tutto quello che gli si dice, che non vede mai tutto quello che dovrebbe vedere.

In una parola, come abbiamo già detto, è colui che si interrompe e si proibisce di andare fino in fondo e di sperimentare completamente i propri bisogni, istinti, sensazioni.

E’ colui che non riuscendo ad essere se stesso si identifica con bisogni o desideri che non lo riguardano, che non nascono da lui e che lui si sente invece in obbligo di assumere.

Patricia Baumgardner

Scrive Patricia Baumgardner:

“il modo di vivere di questi soggetti consiste nel cercare continuamente la conferma da parte degli altri, nell’assicurarsi un po’ di nutrimento e nel difendersi contro sopraffazioni immaginarie e intrusioni annichilenti.

In molte situazioni, senza riguardo per le apparenze e per tutto ciò che può accadere, l’energia del paziente s’indirizza verso uno scambio con gli altri, basato su continui avvicinamenti e allontanamenti, al fine di mantenere un livello minimo di sicurezza.

Per queste persone l’esistenza passa in gran parte ad osservare misure di sicurezza”.

C’è è poi un altro aspetto tipico della nevrosi su cui Perls si sofferma moltissimo ed è quella patologia relazionale che egli chiama la manipolazione degli altri.

Secondo lui è talmente tipica che diventa un criterio distintivo; nevrotico è chi si serve del proprio potenziale per manipolare gli altri e ottenere da loro le risorse per esistere invece che affrontare la fatica e la frustrazione di autonutrirsi e di crescere, di maturare.

In effetti, il nevrotico è, spesso, una persona che si sente o si dichiara incapace di assumersi la piena identità e la piena responsabilità del comportamento maturo.

Non riesce a cogliersi come capace di sostenersi e aiutarsi da se stesso, perciò cerca ansiosamente e qualche volta in modo cinico, sostegno dall’ambiente, dagli amici, dai familiari.

Si deresponsabilizza ed esige dagli altri una guida, aiuto, spiegazioni, risposte.

La manipolazione

Nascono così i mille trucchi quotidiani, con cui si manipolano le persone e l’ambiente, ed è per questo motivo e da questo presupposto che nascono alcune tecniche utilizzate in terapia della Gestalt che tendono a provocare, in modo emotivamente anche molto forte e deciso, una consapevolezza del proprio modo di relazionarsi e una visione diversa di se stessi e delle proprie modalità manipolative con insight che, a volte, possono essere comprensibilmente poco piacevoli e, subito dopo essere stati vissuti, rifiutati dal soggetto che li ha provati.

Sempre Patricia Baumgardner scrive:

“per alcune persone l’ansia che si sviluppa inevitabilmente al momento dell’impasse presenta a livello di vissuto, un particolare pericolo dal momento che quello che la situazione richiede è proprio di sopportare la paura che il loro sforzo quotidiano mira a evitare […]

per queste persone è più opportuno un lavoro terapeutico più lungo e profondo“.

Anche per questo, come vedremo, consideriamo la terapia della Gestalt una “terapia per sani” o per persone ragionevolmente sane con problemi nevrotici e riteniamo necessario, comunque, che il terapeuta possieda un quadro teorico di riferimento, che permetta diagnosi personali anche per il lavoro di gruppo.

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Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulle
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