IL DESIDERIO DI RENE’ GIRARD

René Girard

(Avignone, 1923 – Stanford, 2015) è stato un antropologo, critico letterario e filosofo francese.

Il suo lavoro appartiene al campo dell’antropologia filosofica e ha influssi su critica letteraria, psicologia, storia e sociologia.
Ha scritto diversi libri, sviluppando l’idea che ogni cultura umana è basata sul sacrificio come via d’uscita dalla violenza mimetica (cioè imitativa) tra rivali.

Le sue riflessioni si sono indirizzate su due idee principali:
– il desiderio mimetico
– il capro espiatorio

Il desiderio mimetico

Per Girard noi imitiamo dagli altri i nostri desideri, le nostre opinioni, il nostro stile di vita.
Chi imitiamo esattamente?
Imitiamo le persone che stimiamo e rispettiamo, mentre contro-imitiamo le persone che disprezziamo, cioè cerchiamo di fare il contrario di ciò che fanno loro e sviluppiamo opinioni opposte.
Quindi il nostro comportamento è sempre un’imitazione, perché è sempre in funzione dell’altro, nel bene come nel male.

I modelli

I tipici modelli che si presentano nella vita di un uomo sono per esempio i genitori, il miglior amico, il leader del gruppo, la persona amata, un politico, un cantante, una guida spirituale o anche la massa in generale.
Perché imitiamo gli altri?
Il nostro desiderio è sempre suscitato dallo spettacolo del desiderio di un altro per il medesimo oggetto: la visione della felicità dell’altro suscita in noi (che ce ne rendiamo conto oppure no) il desiderio di fare come lui per ottenere la stessa felicità, o, ancora più intensamente, suscita in noi il desiderio di essere come lui.

I desideri delle persone che stimiamo ci “contagiano”. Pertanto l’oggetto del desiderio assume un valore del tutto relativo e funzionale solo per il raggiungimento della stessa condizione dell’altro.
Tutto ciò significa che il rapporto tra soggetto e oggetto non è diretto e lineare, ma è sempre triangolare: soggetto, modello, oggetto desiderato.
Al di là dell’oggetto, è il modello (che Girard chiama «il mediatore») che attira.
In particolare, a certi stadi di intensità, il soggetto ambisce direttamente all’essere del modello. Per questo, René Girard parla di desiderio «metafisico»: non si tratta assolutamente di un semplice bisogno o appetito, perché «ogni desiderio è desiderio d’essere» , è aspirazione, brama di una pienezza attribuita al mediatore.

La rivalità mimetica che si sviluppa a partire dai conflitti per l’appropriazione degli oggetti è contagiosa (in quanto imitata).
La minaccia all’orizzonte è quella della violenza generalizzata.
Orientando il suo interesse verso il campo antropologico, Girard studia la letteratura etnologica che lo porta a formulare la sua seconda ipotesi fondamentale: il meccanismo di capro espiatorio (o meccanismo vittimario) che egli espone nel suo secondo libro, La violenza e il sacro (1972).

Il capro espiatorio

Se due individui, imitandosi, desiderano la stessa cosa, può benissimo aggiungersi un terzo, un quarto… e il conflitto dei primi si allarga.

La violenza è essa stessa imitativa e si può quindi assistere ad un processo a catena.
L’oggetto della contesa passa in secondo piano e il conflitto mimetico si trasforma in antagonismo generalizzato.
Ma quando la violenza non può scaricarsi sul nemico che l’ha eccitata, si sfoga, come ognuno di noi ben sa, su un bersaglio sostitutivo.
In particolare, la violenza, che fino ad ora ha continuato a consumarsi in micro-conflitti, può anche focalizzarsi su una sola vittima arbitraria.
Allora la folla si raccoglie unanime attorno alla vittima e la distrugge.

L’eliminazione (espulsione o emarginazione) della vittima fa sfogare la frenesia violenta da cui ciascuno era posseduto fino a poco prima e ciò ha sul gruppo un impatto emotivo incalcolabile.
La vittima appare ora contemporaneamente come l’origine della crisi e come la responsabile del miracolo della pace ritrovata.

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Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulle

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