LA TECNICA DELLE “DUE SEDIE” E IL LAVORO CON LE SCISSIONI

L’analisi di Greenberg relativa ai terapeuti della Gestalt suggerisce che il lavoro della sedia vuota, venga usato più di frequente quando il cliente manifesta una scissione.

Una scissione è “una divisione del processo del sé in aspetti parziali del sé” e Greenberg ha identificato tre tipi di scissione:

–  conflittuale,
–  soggetto-oggetto,
–  di attribuzione.

Un esempio di scissione conflittuale si ha quando un individuo aspira ad un obbiettivo desiderato, ad esempio al matrimonio, ma al contempo sente che dovrebbe rimanere single per mantenere la propria indipendenza.

In questa scissione sono presenti due “Io” che si contrappongono, producendo un senso di conflittualità.

E’ stato notato che questo tipo di scissione implica di solito un conflitto tra i principi dell’individuo e i suoi bisogni e desideri emozionali fondamentali.

Durante il lavoro delle due sedie

la parte del sé che rappresenta primariamente i bisogni, i desideri, le emozioni istintive è chiamata sé esperienziale mentre la parte del sé che rappresenta i “dovrei”

(per esempio, “dovrei essere in grado di essere felice”),

le valutazioni negative del sé (“non valgo niente”),

o i requisiti e valori della società, è chiamata critica interna.

Il dialogo interno

Lo scopo del lavoro è di mettere in contatto tra loro il sé esperienziale e la critica interna per indurre il paziente a considerare entrambe le componenti, per “portare alla luce il dialogo interno nascosto” e per produrre cambiamenti attraverso l’aumento dell’auto-accettazione, da parte del paziente, dei propri bisogni e lo sviluppo in lui di nuovi schemi cognitivi.

Benché la tecnica delle due sedie possa sembrare relativamente semplice se applicata da un esperto, il lavoro richiede in realtà ampie competenze tra le quali una conoscenza dettagliata delle possibili tecniche, sensibilità ai segnali non verbali, abilità nell’affrontare le “resistenze” e nel delineare il processo .

Questa tecnica richiede che il terapeuta e il cliente si accordino per lavorare su una scissione e che il cliente sviluppi entrambi i lati del conflitto attraverso il dialogo.

Durante questo tipo di intervento alcuni terapeuti hanno notato che molti clienti iniziano con la componente “aggressiva, autocritica, accusatoria” di se stessi.

Quindi, le due sedie sono utilizzate per distinguere ulteriormente e separare gli aspetti conflittuali del sé.

Ricerche

Alcune ricerche hanno mostrato che le due sedie posso essere descritte come la sedia esperienziale e l’altra sedia e che gli individui metaforici presenti sulle due sedie sono sottoposti a trasformazioni differenti durante la terapia.

Attraverso l’analisi vocale sì è rilevato che, durante il lavoro terapeutico, la sedia esperienziale si muove in profondità nell’esperienza e nell’esplorazione interiore e usa una voce espressiva, mentre l’altra sedia è occupata dai ‘dovrei’ dell’individuo, da osservazioni e attribuzioni negative su di sé e usa una voce stentorea da predica.

Obiettivo primario

Un obiettivo primario per il terapeuta durante il lavoro delle due sedie consiste nell’aiutare il cliente a mantenere gli aspetti parziali del sé separati, cosa che può essere utile nella risoluzione e integrazione dei conflitti.

Abbiamo anche visto che la guida del terapeuta può migliorare l’attenzione del paziente per i propri processi interni ed aiuta ad aumentare la consapevolezza di ciò che il paziente sta provando in quel momento.

Per esempio, il terapeuta può suggerire di concentrarsi su un determinato comportamento non verbale che interrompe l’esperienza o può chiedere di esagerare un’affermazione o un’inflessione della voce in modo da intensificare l’esperienza affettiva.

Riassumendo, i principi che guidano il lavoro del terapeuta includono:

– la chiara separazione degli aspetti parziali del sé del cliente,

– indurre l’attenzione del cliente ad un’intensificazione dell’esperienza e dell’espressione emozionale,

– la valutazione insieme al cliente del lavoro con le due sedie e dei cambiamenti cognitivi ed emozionali emersi.

Alcuni studiosi hanno messo in guardia riguardo all’uso di questa tecnica i terapeuti poco competenti e non addestrati a sufficienza.

Né il terapeuta né il cliente sanno cosa potrebbe emergere durante il lavoro che, spesso, include l’espressione di emozioni dolorose provate nel profondo.

E’ saggiamente consigliato e suggerito, ai terapeuti, di utilizzare queste tecniche solo dopo averle sperimentate personalmente, in quanto devono essere pronti a “esplosioni o forti risposte emotive”.

Devono conoscere i loro pazienti abbastanza bene da sapere come fornire loro un supporto successivo all’esperienza provata in quanto la mancata risoluzione di un conflitto intenso può essere dannosa per pazienti fragili.

Queste considerazioni di cautela sono raramente citate nella letteratura critica corrente, ma sono punti assolutamente essenziali da rispettare.

L. E. Wagner-Moore

L. E. Wagner-Moore scrive:

”come terapeuta del trauma consiglio cautela nell’uso di queste tecniche con i sopravvissuti a traumi, i quali possono avere esplosioni di emozioni primitive e viscerali, che possono portare a forme di regressione, ritraumatizzazione, o episodi di dissociazione.

Non sempre l’accesso iniziale alle emozioni represse risulta pericoloso, ma piuttosto l’invito del terapeuta ad aumentare e intensificare le emozioni provate e l’espressione delle emozioni può portare a situazioni instabili.

Giudizio clinico

Non si sottolinea mai abbastanza l’uso di giudizio clinico, la preparazione del terapeuta, la volontà del paziente di esporsi a stati affettivi intensi, una costante cautela e la dovuta attenzione nell’applicazione di queste tecniche.

Questo lavoro rende necessaria una forza eccezionale da parte del terapeuta e può contribuire a traumatizzazioni secondarie, risposte confuse del contro-transfert, e dinamiche di tranfert e contro-transfert inaspettate per terapeuti inesperti o con confini psicologici deboli.

Inoltre le tecniche della Gestalt possono essere controindicate per pazienti con problemi organici, forti disordini cognitivi (nei quali l’espressione liberata di emozioni porta a processi di pensiero caotici più che strutturati), difficoltà nel controllo degli impulsi, seri disordini personali, e per pazienti sociopatici e psicotici o per chi necessita di interventi di emergenza.

Campo di applicabilità

Le tecniche ovviamente, hanno un campo di applicabilità limitato e sono esposte a danni iatrogenici se non sono utilizzate con cautela.

Nonostante i pericoli implicati dall’uso di queste tecniche, studi empirici recenti suggeriscono che esse si rivelano abbastanza utili nel facilitare esperienze emozionali più profonde e nel ridurre varie sintomatologie.”

E, in effetti, la tecnica “two-chair” è stata confrontata con numerosi altri orientamenti terapeutici e ha ricevuto alcune conferme empiriche riguardo alla riduzione di scissioni conflittuali, indecisioni, conflitti coniugali e difficoltà interpersonali.

Alcuni studi hanno suggerito che l’incapacità di esprimere affetti intensi mette gli individui a rischio di depressione e di dolore cronico e hanno notato che questa tecnica, in alcuni casi, può ridurre alcune sintomatologie psicosomatiche, e può essere efficace soprattutto in caso di conflitti o di indecisioni di entità lieve o comunque non altamente drammatica.

Il lavoro di Serge Ginger

In seguito riportiamo una sequenza del lavoro di Serge Ginger germembro della Sociètè Francaise de Gestalt”:

“Matteo ha 14 anni; è orfano ed è stato allevato dai nonni.

Questi ultimi sono anziani e “vecchio stile”.

Hanno paura degli incidenti e non vogliono comprare il tanto desiderato motorino.

Matteo si lamenta:

“Non possono capirmi. Sono troppo vecchi!… Vedi, tra loro e me c’è uno spazio vuoto: il posto dei miei genitori… e questo spazio sarà sempre vuoto. Ci sarà sempre questo fossato tra di noi ! ”.

Gli suggerisco prontamente di materializzare ciò che ha appena espresso: vicino alla sua sedia, ne metto altre due, vuote: una per i suoi genitori e quella dopo per i suoi nonni.

Questa esperienza lo diverte: parla con i nonni mettendo le mani ad imbuto:

“Ehi! Voi, laggiù! Mi sentite?… siete troppo vecchi!… Siete sordi?…”

Poi si mette al posto dei nonni, incarnando in questo modo l’immagine che ha di loro e, dal di sopra delle due sedie vuote dei genitori “risponde” con voce dolce:

“Ma si! Ti sentiamo Matteo! Non siamo poi così vecchi! Abbiamo solo 57 anni e non siamo sordi…”
Allora Matteo sorride con aria d’intesa. Si alza e spontaneamente va a rimettere a posto le sedie.

Mi guarda e mi dice:

“sai… finalmente credo che riusciremo a trovare il modo di metterci d’accordo. Devo “calcolarmelo” bene!…”.

Al momento di uscire dal mio studio si gira e mi dice:

“E’ buffo, da 15 giorni respiravo male e adesso guarda! – (respira profondamente) – circola facile!…”.

E’ ovvio comunque, che portare avanti un’analisi meticolosa di un processo terapeutico, e di una tecnica come quella presentata, è un obbiettivo che richiede sforzi intensi.

Limiti realistici

Necessita della posizione di limiti realistici che porta, quasi sempre, a scoperte nulle, in quanto la natura co-relazionale di questi studi non chiarisce quali sono i processi che portano a produrre risultati positivi, sia nel processo specifico che nell’esito della psicoterapia.

Data l’ampiezza delle questioni considerate dall’impresa terapeutica, non sarebbe ragionevole pensare che persone con situazioni irrisolte di tipo diverso si rapportino a tali situazioni esattamente allo steso modo.

Ad esempio, sia chi ha subito un abuso che chi non lo ha subito, lotta per trovare una soluzione di fronte ad una profonda ferita interpersonale, ma, anche solo intuitivamente, si può arrivare alla conclusione che questi due gruppi di persone differiranno, in modo marcato, in merito a ciò che giungono a vedere e a sentire riguardo all’altro significativo.

In base ai risultati degli studi di Greenberg e Malcom, i clienti che hanno sofferto per un rifiuto o per un fatto di portata “più normale” sembrano arrivare ad una risoluzione divenendo più affiliativi nei confronti dell’altro, mentre in chi ha sofferto un trauma o un abuso di livello superiore si nota che l’effetto può, spesso, essere opposto, e cioè i soggetti diventano meno affiliativi e meno empatici.

Sono, quindi, necessarie ulteriori ricerche per chiarire i processi di cambiamento che avvengono, sia nei clienti caratterizzati da forme diverse di situazioni irrisolte, che in popolazioni con disordini specifici.

Laura E. Wagner-Moore Gestalt Therapy: Past, Present, Theory, And research

Psychotherapy:Theory, Research, Pratice, Training – 2004, Vol. 41, No. 2, 180-189

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Dott. Donato Saulle

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