Applicazione clinica
Occupiamoci ora di alcune illustrazioni cliniche attuali, in modo da comprendere come i concetti
precedenti entrino in gioco nella vita reale.
I nomi reali ed alcune circostanze sono state modificate
in modo da proteggere la riservatezza.
Mrs. Blake, che soffriva di sintomi di depressione e ansia, era quasi alla fine del trattamento quando arrivò ad una sessione, sprofondò nel divano e disse:
“Sono solamente egoista, insensibile e egocentrica”.
Nel corso della terapia, io (Todd Burley) ero arrivato a conoscere questa persona abbastanza bene, perciò, quando pronunciò queste parole, rimasi stupito e fui preso alla sprovvista poiché non l’avevo mai sentita descrivere se stessa in quel modo;
inoltre nulla di ciò che aveva fatto o mi aveva riportato mi induceva a pensare a lei in quel modo.
Le comunicai la mia sorpresa e le domandai da chi aveva sentito pronunciare le espressioni che aveva appena utilizzato.
Dopo una pausa brevissima, mi disse che sua madre aveva usato letteralmente le stesse parole per descriverla da bambina.
La sera precedente era stata coinvolta in una lite irrisolta con suo marito.
Chiaramente la frase
“Sono solamente egoista, insensibile e egocentrica”
era divenuta parte della memoria procedurale operante al di fuori della consapevolezza ed emergente in condizioni di stress.
La frase era stata a lei ripetuta così spesso che lei l’aveva adottata in modo essenziale in una definizione di sé che non veniniva ordinariamente pronunciata in quanto assolutamente automatica.
La consapevolezza del processo
Portando a consapevolezza questo processo e applicazione della memoria procedurale, il cliente ebbe la possibilità di riesaminarne il contenuto e l’adeguatezza rispetto al suo sé attuale.
In un altro esempio, una paziente parlò di un suo disagio costante in presenza di altri e della
tristezza causata dal sentirsi non apprezzata ma piuttosto tollerata.
Da ragazza, il giudizio riflesso dalla famiglia era che non era bella; inoltre, benché fosse dotata dal punto di vista musicale (in una famiglia di musicisti), le era stata inculcata l’idea che gli applausi e gli apprezzamenti che riceveva dal pubblico non dovevano darle alla testa.
Il suo talento come cantante lirica apparteneva in realtà a “Dio” e non a lei.
La madre della paziente, una donna con caratteristiche che potrebbero essere descritte come proprie di una personalità borderline, era frequentemente depressa e distratta durante il periodo in cui la allevava e probabilmente non riusciva a trasmettere molte cose positive.
La concezione di sé della cliente sembrava accordarsi poco con l’esperienza del terapeuta, così come
collideva con ciò che poteva essere raccolto dai resoconti della cliente sulle proprie relazioni con gli
altri.
Nonostante ciò, questa concezione sembrava inflessibile.
Assumendo che la sua concezione di sé era basata fondamentalmente sulla memoria procedurale, costantemente e acriticamente riattivata, il terapeuta le assegnò il seguente compito.
La cliente doveva osservare deliberatamente e prestare attenzione alle facce e agli occhi delle persone che incontrava al campus, mentre le si avvicinavano, in modo da portare tali reazioni alla consapevolezza della cliente.
La settimana seguente la cliente iniziò così la sessione: “Le persone si illuminano quando mi vedono.
Sorridono e mi vengono incontro, e il loro passo accelera. Piaccio alle persone! Non me ne ero mai accorta”.
Come succede spesso con la memoria procedurale, una volta che un individuo sente di aver
padroneggiato un compito oppure una percezione, egli tende a non rivisitare l’informazione attuale
pertinente associata all’interazione.
Stili e processi di contatto
Stili e processi di contatto, inclusi quelli legati a disordini narcisistici, paranoici e di personalità
borderline, si sviluppano precocemente nell’infanzia; essi risultano incorporati in profondità nella
memoria procedurale e conseguentemente sono molto difficili da modificare.
Se il terapeuta è orientato dal punto di vista dinamico, si concentra sulle storie e gli eventi della vita personale – memoria episodica – oppure, se è più orientato sul versante cognitivo, sottolinea gli aspetti semantici della memoria del paziente.
La considerazione della memoria procedurale e del suo funzionamento è di sostegno all’approccio della Gestalt, che si concentra sulla memoria procedurale responsabile di più di un processo quotidiano.
L’accesso alla memoria procedurale avviene spesso attraverso storie e modalità di comprensione del mondo che rendono disponibili, attraverso la memoria episodica e semantica, il loro valore di supporto, benché non centrale, in psicoterapia.
Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito,6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. 3477966388
Fonte:
LA STRUTTURA DEL CARATTERE: UNA TEORIA COGNITIVA DELLA GESTALT