Cenni storici sullo sviluppo della concezione attuale di disturbo da fobia sociale

Sindromi caratterizzate da timidezza eccessiva, ansia ed evitamento sociale sono state descritte nella letteratura fin dai tempi di Ippocrate (V sec. a.C.).Egli racconta, infatti, di un suo paziente che “a causa della timidezza e della incertezza eccessive non usciva mai di casa; per il timore di essere giudicato non frequentava nessuno; per il terrore di sbagliare non parlava mai e, infine, riteneva di essere sempre osservato da tutti”.

In epoca più recente, agli inizi del 1900, il primo a utilizzare la definizione di “fobia delle situazioni sociali” è stato Janet (1903) per descrivere pazienti che mostravano “paura di parlare in pubblico, suonare il piano e scrivere di fronte ad altri”.

In precedenza, nella letteratura medica francese erano stati pubblicati due libri importanti.

Il primo

“Timiditè” scritto da Dugas (1898) più conosciuto per i suoi contributi sulla depersonalizzazione e sul dejà-vu, è una analisi introspettiva basata sulla tradizione psicologica dell’epoca.

Il secondo

“Les Timides et la Timiditè”, scritto da Hartemberg (1901), un allievo di Ribot, è un lavoro più importante nel quale l’autore fornisce una definizione di timidezza come combinazione di paura, vergogna e imbarazzo in situazioni sociali, in grado di compromettere la capacità dell’individuo attraverso attacchi (accès) d’ansia.

Descrive inoltre la sintomatologia oggettiva di questa condizione come i tremori, il rossore, l’impaccio nella postura e nella marcia, come pure le caratteristiche di personalità quali la tendenza all’isolamento, il pessimismo, l’orgoglio e una forma di aggressività repressa.

Con l’affermazione delle teorie psicoanalitiche, secondo le quali le diverse fobie avrebbero meccanismi comuni di sofferenza espressa in forme diverse, la Fobia Sociale venne classificata all’interno della nevrosi fobica.

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Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulle
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Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. 3477966388blu psicologo milano
Fonte:
OLTRE LA TIMIDEZZA – La fobia sociale
A cura di Giulio Perugi
Carocci Editore
Pubblicato per gentile concessione di Carocci Editore

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Si sottolinea che non è utile una comprensione solo intellettuale del disturbo, solo quello non serve, e può essere, anzi, fonte di ulteriore frustrazione.

Quello che è utile in questi casi è cercare di uscire dal cerchio chiuso della coazione a ripetere inserendo un elemento umano, cercando una modalità nuova e più sciolta di comunicazione.

Una delle possibilità è quella di sperimentare una nuova forma di relazione con un professionista, un terapeuta, che si pone fuori dalla rete relazionale e sociale in cui la persona è inserita e che garantisca appunto il rispetto e la comprensione della propria esperienza e dei propri valori e orientamenti personali, che garantisca la riservatezza, il rispetto e la comprensione della propria storia.

blu psicologo milano“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”