LA PRASSI TERAPEUTICA
IL CONTINUUM DI CONSAPEVOLEZZA
La psicologia del profondo si basa sul presupposto che l’essenza del processo di guarigione consiste in un ”insight”, nel processo del divenire conscio dell’inconscio.
La terapia della Gestalt condivide questo concetto ma preferisce usare la parola consapevolezza, al posto della parola conoscenza e l’atteggiamento fondamentale per arrivare alla consapevolezza si ritrova nelle domande fondamentali che Perls era solito rivolgere ai sui pazienti per favorire questo processo di crescita:
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- Cosa stai facendo in questo momento?
- Comportamento
- Cosa senti in questo momento?
- Contatto con le emozioni e le sensazioni
- Cosa vuoi?
- Contatto con la responsabilità intenzionale
- Cosa ti aspetti da me?
- Contatto tra sostegno e autosostegno
- Cosa stai cercando di evitare?
- Contatto con i propri fantasmi catastrofici
Quindi, il processo terapeutico, non consiste in una serie di flash che renderebbero chiari i legami, prima oscuri, tra un atteggiamento e le sue radici nel passato lontano. Per essa, il processo consiste nel riattivare e rendere costante il contatto con il presente, con la realtà. Come abbiamo detto, guarire significa smettere di allucinare, smettere di proiettare, smettere di evitare il contatto. Dunque significa essere costantemente in contatto con la realtà, cioè con il proprio corpo, con le proprie emozioni, con i prodotti della propria fantasia riconosciuti come tali; in pratica con l’ambiente in tutta la sua ricchezza e complessità.
Si intuisce subito che la parola consapevolezza aggiunge alla parola coscienza tutta una tonalità esperienziale, esistenziale, corporea che prima sembrava non possedere.
Come dice Claudio Naranjo: “l’accento posto dalla terapia della Gestalt sulla consapevolezza, piuttosto che sulla coscienza o la comprensione, indica ulteriormente l’importanza di fare contatto con il processo immediato in corso e meglio suggerisce la base sensoria e sensitiva di tale processo. Conformemente a ciò, l’intervento del terapeuta è, essenzialmente non interpretativo e diretto a risvegliare la consapevolezza del paziente rispetto a ciò che fa e sente. L’accento, più precisamente, non è posto sulla spiegazione del comportamento, sul capire perché, ma sul percepire come procede “.
Ritrovare un continuum di consapevolezza diventa allora la vera meta della terapia in quanto allude a una situazione ideale di totale presenza a sé stessi e agli altri, di contatto pieno e arricchente con l’ambiente, di assimilazione e integrazione non interrotta da fughe o blocchi e diventa anche una vera tattica terapeutica.
Ecco come la sintetizza Barrie Simmons, un altro terapeuta gestaltista:
“uno scopo, ma anche in un certo senso una tecnica, una tattica della terapia della Gestalt è il “continuum di consapevolezza”, la disponibilità omnidirezionale verso tutti i 360 gradi di sé stessi, cioè un’attenzione che si sviluppa e che si muove, senza essere bloccata, verso quello che è immediato interesse, verso lo stimolo che richiama l’attenzione. Un organismo che risponde liberamente a quel che viene fuori, che sorge in primo piano, che è disponibile ad affrontare piuttosto che a evitare. Quindi, come ho già detto, tecniche indirizzate a facilitare lo smettere di evitare, a maggiorare l’attenzione, ad ottenere un più ricco contatto con ciò che c’è, con l’eventuale risultato di un’attenzione mobile, libera, non fissata né bloccata e che permette all’organismo di interagire con l’ambiente interiore ed esteriore in maniera significativa”.
E per renderci conto di come si struttura nella pratica una modalità terapeutica basata sulla consapevolezza ecco un brano di Patricia Baumgardner:
“lavorate sulla consapevolezza chiedendo al paziente di affermare ad alta voce ciò di cui è consapevole riguardo a sé stesso, continuando per alcuni momenti a condividere solo tale esperienza; chiedetegli di parlare di ciò di cui è consapevole al di fuori di sé. Fatelo andare di continuo da sé stesso al mondo circostante. Interrompetelo quando ritorna ai propri pensieri, dategli l’opportunità di ascoltarsi e di scoprire che ha abbandonato i suoi sentimenti e le sue percezioni“.
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