LA TECNICA
La tecnica delle due sedie
La moderna terapia della Gestalt è cambiata sotto molti aspetti, ma comprende ancora al suo interno la maggior parte delle idee originali di Perls e delle sue tecniche.
Il suo stile unico e creativo ha offerto numerose tecniche terapeutiche affascinanti ed efficaci e in qualche modo “spontanee”;
molte le abbiamo già presentate nei capitoli precedenti e a questo punto ci interessa approfondire ed esporre la tecnica denominata generalmente delle “due sedie” o della “sedia vuota”
che è certamente la tecnica più caratteristica della terapia della Gestalt e quella ha ricevuto maggior attenzione, una sistemazione teorica articolata e qualche validazione sperimentale da parte di alcuni studiosi in anni recenti.
Il dialogo della sedia vuota
Il dialogo della sedia vuota è un metodo in grado di facilitare il processo emozionale dei sentimenti negativi irrisolti verso altri significativi ma non solo;
su di essa il paziente colloca i personaggi del suo mondo interiore, le persone con cui ha delle relazioni difficili, le proprie emozioni, un oggetto ideale, qualunque cosa.
Ed egli fa da spola tra la propria sedia e la sedia vuota e dialoga così inevitabilmente con sé stesso, dato che fa i conti con le proprie interpretazioni, supposizioni, proiezioni.
Secondo questa formulazione, il cambiamento è prodotto dal riconoscere e dal permettere ad esperienze emozionali precedentemente interrotte l’accesso alla propria consapevolezza.
E’ importante notare che, più che un intervento psico-educativo, utilizzato per istruire i pazienti su come risolvere le proprie situazioni irrisolte, si tratta di un metodo esperienziale, destinato a promuovere la ri-esperienza e la ristrutturazione di esperienze precedenti.
Il modello di risoluzione
Il modello di risoluzione, in sei tappe, è utilizzato dai terapeuti come una mappa che risulta utile come guida, nell’individuazione del punto del processo di risoluzione in cui il paziente si trova bloccato e che il terapeuta può usare per facilitare il successivo passo del processo emozionale.
Vediamo ora, in modo necessariamente sintetico, cosa prevede per ogni singola tappa, il Modello di risoluzione di L.S.Greenberg & W.Malcom e come si sviluppa questo complesso processo di rielaborazione emozionale:
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MODELLO DI RISOLUZIONE di L.S. Greenberg & W.Malcom
- COMPONENTE 1
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BIASIMO, LAMENTELA E/O DOLORE
Il paziente viene coinvolto in questo processo, i suoi primi commenti verso l’altro immaginato sono espressi in forma di biasimo e lamentela,
nei suoi confronti,per il comportamento messo in atto, oppure viene espresso un senso di dolore per il danno subito.
- COMPONENTE 2
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MESSA IN ATTO DELL’ALTRO NEGATIVO, FRUSTRANTE
Il passo successivo, per il paziente, consiste nella messa in atto del comportamento dell’altro negativo, secondo la modalità in cui il paziente lo immagina (ad esempio, in un atto di rifiuto, ostile, critico, o disinteressato).
Lo scopo, della messa in atto della costruzione negativa dell’altro, risiede nella creazione di un senso di vivido contatto, tra il cliente e l’altro immaginato, in grado di evocare l’esperienza personale di essere con lui.
Inoltre funziona come una base, con la quale può essere confrontato ogni cambiamento nella rappresentazione dell’altro.
- COMPONENTE 3
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ESPRESSIONE DI EMOZIONI PRIMARIE INTENSE
Le emozioni vengono espresse quando la lamentela del cliente si differenzia, attraverso una chiara espressione di emozioni primarie, come rabbia o tristezza.
Il cliente passa da una posizione reattiva e difensiva, concentrata sull’esterno, ad una più interna, esplorativa; centrata sul contatto e l’espressione del nucleo di un’esperienza interiore.
Spesso sono evocati i ricordi emozionali che costituivano il contesto per lo sviluppo delle situazioni irrisolte
- COMPONENTE 4
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ESPRESSIONE DI BISOGNI INTERPERSONALI PRECEDENTEMENTE INSODDISFATTI
A questo punto vengono focalizzati gli aspetti desiderati della relazione, in modo da aiutare il paziente, ad identificare i suoi bisogni interpersonali ed esprimere, poi, quei bisogni all’altro immaginato.
Emerge così un senso di legittimità di questi bisogni mentre il paziente li afferma ed esamina le circostanze attuali e le sue risorse personali nei confronti dell’altro
- COMPONENTE 5
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CAMBIAMENTO NELLA VISIONE DELL’ALTRO
In questa parte del processo, il paziente inizia a considerare l’altro in un modo più complesso e sfaccettato.
L’altro può, ora, essere visto come separato e come dotato di qualità, sia negative, sia positive.
Il paziente può anche iniziare a percepire la realtà in base al punto di vista dell’altro: a considerare le difficoltà da lui affrontate.
Questo passaggio viene contrassegnato da uno di questi due risultati:
la posizione del cliente si ammorbidisce, e sia se stesso sia l’altro vengono visti in modo più positivo (o, almeno, meno negativo), ma, come accade spesso in caso di abuso, l’altro viene considerato responsabile delle proprie azioni e meritevole dei sentimenti negativi del paziente.
Nell’ultimo caso, il sé viene percepito come più potente e significativo in relazione all’abusante, e il paziente si sente in diritto di provare sentimenti negativi nei suoi confronti.
Quando il sé viene percepito come più forte, l’altro viene visto come meno pericoloso
- COMPONENTE 6
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RISOLUZIONE
I pazienti che raggiungono la risoluzione, lo fanno concentrandosi sull’affermazione del valore di sé, e ritenendo possibile; o il raggiungimento di una maggiore comprensione dell’altro, o la sua responsabilità come unico autore della violazione o delle violazioni subite.
Nel comprendere l’altro il paziente è in grado di guardarlo con compassione ed empatia e può perdonarlo.
Nel ritenerlo responsabile, il paziente attribuisce una responsabilità negativa all’altro e smette di incolpare se stesso.
Che il paziente risolva il suo problema considerando l’abusante responsabile di azioni sbagliate, o che lo comprenda e\o perdoni il risultato finale è un senso – esperienziale – di risoluzione e completamento in relazione alla situazione irrisolta.
Questo risultato è, spesso, accompagnato da un senso di rafforzamento e di ottimismo verso il futuro.
Dialogo immaginario
Il cliente è guidato attraverso un dialogo immaginario, in modo da facilitare la ricostruzione delle sue memorie emozionali e della sua visione di sé.
Questa forma di confronto immaginario comprende l’accesso e l’espressione di sentimenti inibiti e dolorosi oltre al riconoscimento e alla legittimazione di bisogni non risolti in precedenza.
Abbiamo visto che nella terapia della Gestalt, evitare emozioni dolorose è stato considerato un meccanismo chiave per lo sviluppo e per il mantenimento di situazioni irrisolte.
Quando un’esperienza emozionale importante è inibita o evitata, gli individui rimangono privi dell’accesso ad informazioni potenzialmente adattive, con il risultato di essere soggetti a diventare bloccati, emotivamente o psicologicamente, in situazioni interiori cristallizzate e ripetitive.
Greenberg ha ipotizzato che un processo centrale di cambiamento affettivo, rilevante per il lavoro della sedia vuota applicato alle situazioni irrisolte, comprenda il risveglio e l’espressione di emozioni primarie precedentemente soppresse oltre all’identificazione e l’espressione dei relativi bisogni interpersonali non risolti.
Egli ha sostenuto che l’accesso, finalizzato ad un cambiamento sostanziale, a strutture schematiche di rapporto sé-altro sia facilitato dal risveglio emozionale e dall’evocazione di memorie e credenze centrali per lo sviluppo originario delle situazioni irrisolte.
Una volta dunque lasciati emergere a consapevolezza e presi in esame pienamente, le emozioni e i bisogni, nuovamente riconosciuti, possono essere utilizzati per ristrutturare gli schemi esistenti di rapporto sé-altro.
Nell’arco di questo processo, il terapeuta aiuta i clienti ad esaminare le loro reazioni emotive invece di continuare a reagire impulsivamente.
Ma la sola espressione emozionale non garantisce cambiamenti significativi e come tale non deve essere considerato un fine in sé, l’espressione di un’emozione, benché intensa, non deve in alcun modo, essere considerata terapeutica per sé stessa.
I pazienti
I pazienti, invece, devono superare l’espressione di emozioni importanti, prima inibite, in modo da mobilitare i bisogni in precedenza insoddisfatti e strutturare, nuovamente, le rappresentazioni non adattive del rapporto sé-altro che si sono sviluppate sulla scia di interazioni, traumatiche o cronicamente frustranti, che hanno formato la “traccia” sulla quale si sono formate le successive esperienze e reazioni copionali.
Leslie S. Greenberg & Wanda Malcom – Resolving Unfinished Business: Relating Process to Outcome
Journal Of Consulting And Clinical Psychology, 2002, Vol. 70,No. 2, 406-416
Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito,6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. 3477966388