La ricerca

La crescita esplosiva della ricerca in psicologia cognitiva e la sua relazione con l’esperienza, l’emozione e il comportamento ha confermato in molti modi numerose assunzioni di base della terapia della Gestalt.

Mentre la terapia della Gestalt è stata giustamente criticata per non aver portato avanti un tentativo adeguato di indagare la teoria soggiacente e la sua efficacia,

l’informazione in questi settori può utilmente migliorare la qualità del lavoro clinico nella terapia della Gestalt così come la psicoterapia nel suo senso più generale.

La peculiarità del lavoro di Fritz e Laura Perls non risiede nelle loro idee originali,

ma nel modo brillante in cui si occuparono di selezionare concetti da campi così diversi come la filosofia e le nascenti neuroscienze del tempo – idee che si sarebbero rivelate infine utili ed efficaci.

Perciò non è sorprendente che il concetto di carattere, al tempo una novità, possa accordarsi bene con i dati della ricerca e con la teoria nella psicologia cognitiva.

Le loro posizioni teoriche, nate da un’attenta intuizione ed elaborazione, sono una valida guida attraverso la letteratura della ricerca corrente, e, dal canto suo, l’attuale ricerca è utile per facilitare la nostra comprensione clinica e il nostro lavoro terapeutico.

Le forme fisse

Ad esempio, il lavoro di Perls, Hefferline e Goodman (1951, p. 69) si sarebbe ben collocato nella discussione della letteratura cognitiva corrente, nel momento in cui parla di “forme fisse, rese relativamente stazionarie in modo che qualcos’altro si possa muovere in modo più efficiente”.

Essi non assumevano che la fissità fosse una malattia.

Per citare Perls et al., “Molte di tali forme fisse sono salutari, possono essere mobilitate per la continuazione del processo, ad esempio un’abitudine utile, un’arte, una memoria particolare che ora serve come confronto per un particolare ulteriore che produca un’astrazione”.

Greenberg (1999) ha ripreso questa prospettiva nel suo recente commentario sul carattere. Alternativamente, Perls, Hefferline e Goodman si sono riferiti ad “alcune forme fisse” come “caratteri” nel loro senso nevrotico.

La nozione di carattere

La nozione di carattere è ampia e necessita di un chiarimento.

Se vi venisse richiesto di scrivere un saggio su come allacciarsi le scarpe, produrreste probabilmente un documento confuso ed inutile.

Dopo tutto, sapete con quale laccio iniziare?

Quale va sotto, sopra o in mezzo? È altamente probabile di no.

Se vi venisse invece richiesto di allacciarvi le scarpe, potreste farlo senza sforzo e senza pensarci, e potreste probabilmente condurre una conversazione su Picasso, nello stesso momento! Perché questa differenza?

La risposta è che ciò che una volta era una procedura appresa con una piccola dose di attenzione conscia e di fatica, e per la quale siete stati lodati da coloro che erano contenti di essere sollevati da questo incarico, è diventata a tal punto una seconda natura per voi da rendervi in grado di portarla avanti senza una consapevolezza cosciente.

Invece, se provate ad essere consapevoli del processo di allacciarsi le scarpe, avrete probabilmente dei problemi a portare a termine il compito.

L’esempio utilizzato è semplice ma descrive un elemento importante di ciò che chiamiamo “carattere” – o di come noi compiamo ciò che compiamo in modo caratteristico.

Teoria della Gestalt

In questo articolo intendiamo collegare alcuni degli attuali concetti proposti dalla teoria della Gestalt con ricerche rilevanti presenti nella letteratura legata alla psicologia cognitiva e dello sviluppo, in modo da chiarire che cos’è la struttura del carattere e come essa si sviluppa.

Questa unione di concetti verrà utilizzata per aiutarci ad arrivare a raccomandazioni relative al trattamento che siano più specifiche e basate sulla teoria.

Si inizia con una ricapitolazione e un commento degli sviluppi recenti nelle concezioni gestaltiste della struttura caratteriale.

In seguito, si procede ad una revisione delle ricerche correnti che descrivono come l’esperienza infantile abbia per esito modalità, in rapida evoluzione, di percezione, di contatto e di comportamento nel mondo interno ed esterno tali da costituire la struttura caratteriale adulta.

Si discute, quindi, di come questo processo venga elaborato senza consapevolezza, e guidi ugualmente il nostro comportamento quotidiano.

Processo terapeutico

Infine, ci si occupa delle implicazioni di questo concetto per un aumento dell’efficacia e dell’efficienza del processo terapeutico.

Vorremmo presentare un modello della struttura caratteriale che sia dinamico piuttosto che naturalmente fissato.

Esso si fonda sull’idea che il processo di base di formazione e risoluzione della Gestalt si produca in collaborazione con la memoria procedurale per dare luogo ad un sistema operativo dinamico e non fisso in grado di descrivere il funzionamento del carattere.

A partire da questa cornice teorica, il sistema operativo è la struttura caratteriale. Si tratta di un sistema responsivo piuttosto che di un sistema fisso.

Benché gran parte del carattere si venga a formare in uno stadio pre-verbale, la componente più rilevante della psicoterapia consiste in un processo verbale.

Interpretare il carattere come un processo (piuttosto che come un insieme di tratti), che affonda le sue radici in esperienze iniziali che determinano in parte risposte attuali, ci permette di osservare e di intervenire nelle questioni caratteriali così come esse si presentano.

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Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulle
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Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito,6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. 3477966388blu psicologo milano

Fonte:

LA STRUTTURA DEL CARATTERE: UNA TEORIA COGNITIVA DELLA GESTALT