FREUD, DOSTOEVSKIJ E IL PARRICIDIO
FREUD, DOSTOEVSKIJ E IL PARRICIDIO
“Dostoevskij e il parricidio” è un saggio del 1928 dello psicanalista austriaco Sigmund Freud.
Nel saggio Freud sostiene che alcune delle più grandi opere della letteratura mondiale, tra cui l’Edipo Re, Amleto e I fratelli Karamazov, riguardano il tema del parricidio.
Freud ripercorre la biografia e la poetica di Dostoevskij, riscontrando in lui quattro diverse caratteristiche: lo scrittore, il nevrotico, il peccatore e il moralista.
Sullo scrittore non ha nulla da aggiungere, mentre sulle altre figure sviluppa un’indagine.
Secondo Freud, il delinquente è dominato da un egoismo illimitato e da una tendenza distruttiva, che se incontrano una mancanza d’amore possono esplodere in un comportamento criminale.
La seconda caratteristica è quella legata alla nevrosi.
Dosoevskij vive in una condizione di nevrosi poiché non riesce a conciliare in sé affettività, carattere pulsionale e talento artistico.
Questa nevrosi si scarica attraverso attacchi epilettici, che colpiscono lo scrittore dopo la morte del padre, con il quale ha un rapporto ambivalente.
Terza figura è quella del peccatore, individuata nel gioco d’azzardo di cui lo scrittore è dipendente.
Secondo lo psicanalista, il gioco d’azzardo era il modo che l’autore russo usava per punirsi. Come ricorda la moglie, dopo aver perso al gioco, il suo senso di colpa era appagato ed era nuovamente libero di scrivere.
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FREUD, DOSTOEVSKIJ E IL PARRICIDIO
Nel 1927 Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, dedica un saggio alla complessa figura del grande autore russo dal titolo ”Dostoevskij e il parricidio”.
Sul valore del grande autore russo Freud non ha dubbi, il suo posto viene subito dopo quello di Shakespeare
I fratelli Karamazov è il romanzo più grandioso che mai sia stato scritto
Ma un quadro assai più complesso emerge dall’analisi della personalità dell’autore.
In particolare secondo Freud, Dostoevskij sarebbe stato affetto da una forte nevrosi che avrebbe assunto la forma di epilessia in seguito alla traumatica notizia dell’assassinio del padre
L’autore provava verso il padre un odio viscerale tanto da desiderarne la morte.
Quando però questo desiderio latente si è avverato ha iniziato a manifestarsi in lui un profondo senso di colpa.
L’attacco epilettico per Freud sarebbe quindi la manifestazione di questo senso di colpa una forma di autopunizione per aver invocato la morte del proprio genitore
Il parricidio, spiega lo psicanalista viennese, è il delitto principale e primordiale sia dell’umanita che dell’individuo.
Non è un caso quindi che questo tema costituisca il fulcro di tre capolavori universali della letteratura come “Edipo Re”, “Amleto” e “I fratelli Karamazov”.
Ne “I fratelli Karamazov” è apparso evidente a molti il rapporto tra l’uccisione di Fëdor Pavlovič, padre dissoluto e egoista e la vicenda vissuta realmente dall’autore.
Secondo Freud, l’elemento determinante del romanzo, dal punto di vista psicologico, non è infatti sapere quale dei figli abbia materialmente ucciso il padre, quanto il riconoscere il desiderio comune della sua morte che rende i fratelli egualmente colpevoli.
Dostoevskij dimostra, secondo Freud, una straordinaria comprensione per i criminali, con i quali tende a identificarsi, riconoscendo in sé gli stessi impulsi omicidi.
Significativo è che abbia attribuito a Smerdjakov, il fratello esecutore dell’assasinio, la sua stessa malattia.
Come a voler confessare; “l’epilettico, il nevrotico che è in me è un parricida”.
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