IL NORMOTICO
“La caratteristica fondamentale per l’identificazione di questo tipo di persona è la scarsa inclinazione a occuparsi dell’elemento soggettivo, all’interno di se stessi o degli altri.
Non viene quasi mai utilizzata la capacità introspettiva e riflessiva simbolica.”
IL NORMOTICO
LA MALATTIA NORMOTICA
PAGINE DI PSICOANALISI
L’OMBRA DELL’OGGETTO – Psicoanalisi del conosciuto non pensato.
Cristopher Bollas
Raffaello Cortina Editore *
Quando Winnicot scrisse che è “l’appercezione creativa, più di ogni altra cosa, che fa si che l’individuo abbia l’impressione che la vita valga la pena di essere vissuta” /1971, p. 119), sapeva bene che la psicoanalisi si occupa dei disturbi della soggettività che rendono difficile vivere in modo creativo.
Come a indicare un nuovo percorso per il disturbo, egli propose un nuovo asse psicologico:
Vi sono persone che possono condurre una vita soddisfacente, fare del lavoro che può anche essere di valore eccezionale, ed essere tuttavia schizoidi o schizofreniche. Possono essere malate in senso psichiatrico per via di un precario senso di realtà.
Per equilibrare questo, si dovrebbe asserire che vi sono altri che sono così fermamente ancorati alla realtà percepita oggettivamente da essere malati nella direzione opposta, di non essere in contatto con il mondo soggettivo e con l’approccio creativo alla realtà. (Ibidem, pp. 121-122)
Credo che oggi stiano emergendo nuovi nodi nella malattia dell’individuo o che ci stiamo accorgendo di un elemento della personalità che c’è sempre stato. Si tratta di una particolare tendenza all’essere normali, caratterizzata dall’intorpidimento della soggettività, che finisce per essere cancellata a favore di un Sé concepito come un oggetto materiale tra altri manufatti nel mondo degli oggetti.
Vediamo nascere un numero sempre maggiore di disturbi della personalità che possono essere caratterizzati dalla parziale distruzione del fattore soggettivo.
E’ per questo che si parla di “Sé vuoti”, “psicosi vuote” e di “personalità organizzatrice”. Il tentativo di studiare alcune caratteristiche di questo tipo di personalità è presente nell’opera di Masud Khan tra gli altri.
I soggetti in questione spesso non riescono a disfarsi della vita intrapsichica, perché non riescono a risolvere il dolore psichico che deriva dall’annullamento della vita interiore.
Di solito si rendono conto di sentirsi vuoti o di non avere il senso del Sé, e quindi cercano l’aiuto dell’analista per trovare un modo per sentirsi reali o per simboleggiare una sofferenza che viene vissuta come vuoto o dolore.
Esiste, però, un tipo di persona che è riuscita a neutralizzare l’elemento soggettivo della personalità. Come diceva Winnicot, ci sono persone che hanno annullato l’elemento creativo sviluppando una mentalità vicaria, che tende ad essere oggettiva ed è caratterizzata dagli aspetti oggettivi piuttosto che da quelli psichici (della simbolizzazione rappresentativa di sentimenti, sensazioni e percezioni intra-soggettive).
Questa mentalità non intende rappresentare un oggetto, ma vuole essere l’eco della materialità degli oggetti esterni, vuole essere un oggetto-merce nel mondo della produzione umana.
Una persona normotica è una persona anormalmente normale. Troppo stabile, sicuro, tranquillo ed estroverso. E’ totalmente disinteressato alla vita soggettiva e tende a badare solo alla materialità degli oggetti, alla loro realtà concreta o ai “dati” relativi a fenomeni concreti.
Si può parlare di elemento normotico comune riferendosi a quella attività mentale che costituisce il trasferimento di uno stato mentale soggettivo in un oggetto esterno concreto che conduce alla de-simbolizzazione del contenuto mentale.
Se questo elemento viene utilizzato in modo eccessivo, se serve come mezzo per l’evacuazione degli stati mentali soggettivi, il soggetto si sta lentamente muovendo verso la malattia normotica.
Se l’elemento normotico è generico, la malattia normotica si sviluppa quando il significato soggettivo viene assegnato a un oggetto esterno, dove rimane senza essere re-introiettato e nel corso del tempo perde la funzione simbolica di significante.
Le persone affette da disturbo normotico riescono a collocare diverse parti e funzioni del loro mondo interiore in oggetti concreti e, anche se li usano e li riuniscono in uno stato familiare, non li usano a fini simbolici.
Un individuo di questo tipo vive in un mondo di abbondanza insignificante.
LA PERSONALITA’ NORMOTICA
La caratteristica fondamentale per l’identificazione di questo tipo di persona è la scarsa inclinazione a occuparsi dell’elemento soggettivo, all’interno di se stessi o degli altri.
Non viene quasi mai utilizzata la capacità introspettiva e riflessiva simbolica.
Questa persona sembra davvero ingenua, se deve affrontare un argomento per il quale deve esaminare in profondità se stessa o altri. Se poi l’evoluzione verso la personalità normotica è avanzata, questa persona vive tranquillamente tra fenomeni e oggetti concreti.
Per elemento soggettivo intendo il gioco interiore di affetti e idee che dà origine e spazio all’immaginazione, che informa in modo creativo il lavoro e dà risorse inesauribili ai rapporti interpersonali.
La capacità soggettiva corrisponde a un tipo speciale di spazio interiore che facilita la ricezione degli affetti, dei ricordi e delle percezioni inconsce.
Il soggetto normotico sembra incapace di vivere stati soggettivi. Non ha sbalzi d’umore e sembra straordinariamente stabile e sano.
Se è costretto dalle circostanze ad affrontare una situazione complessa, in cui è presente l’elemento soggettivo (come partecipare a un litigio familiare, discutere su uno spettacolo o sentire parlare di eventi tragici) tradisce l’assenza di un mondo soggettivo.
Può parlare di un fenomeno come di un oggetto vero e proprio, dotato di leggi conosciute e quindi comprensibile. In un litigio può arrivare a dire: “davvero siete irragionevoli”, oppure di fronte all’ Amleto può commentare “poveri ragazzo”, ma il più delle volte si chiude in un rispettoso silenzio.
Con questo non voglio dire che questa persona non vada al cinema o a teatro. Ma quel che conta è che va a teatro o che ha un abbonamento.
Di solito evita di discutere il contenuto dell’opera vista, sottolineando che si tratta di un posto dove andare o di una cosa da possedere. E’ davvero incapace di leggere e commentare una poesia. La capacità di capire una poesia è un’abilità mentale sofisticata che esige una capacità soggettiva ignota a questo tipo di persona.
La persona normotica, invece, è interessata ai fatti, ma la sua passione per i dati di fatto non tende a definire conoscenze comuni che favoriscano la creatività di gruppo (come avviene nella comunità scientifica).
I fatti vengono raccolti e conservati perché è un’attività rassicurante, che fa parte dell’evoluzione del soggetto che tenta inconsciamente di diventare un oggetto nel mondo degli oggetti.
La raccolta dei fatti deve essere identificata con ciò che viene raccolto in modo che il soggetto stesso diventi un fatto. E’ davvero rassicurante entrare a far parte del meccanismo della produzione.
E’ bello far parte di un’istituzione perché ciò rende possibile identificarsi con la vita o con la resistenza impersonale, che si tratti del funzionamento di un’istituzione o dei meccanismi di una impresa.
Si fa parte del gruppo, si è a proprio agio nei comitati, si è sicuri all’interno di un gruppo sociale che offre una pseudo-intimità come alternativa alla vicinanza con le persone.
IL SENSO DI IDENTITA’
Non sarebbe giusto dire che il normotico non possiede un senso di identità; non si tratta infatti di una persona “come se” o dotata di un falso Sé, secondo la definizione di Winnicot. Non è facile però descrivere la natura di questa identità, se non dicendo che un osservatore esterno sente che esse è una acquisizione artificiale, come se non fosse stato fatto alcun lavoro mentale nella costruzione di questa identità.
Parimenti non sarebbe giusto dire che il normotico non si innamora o non forma rapporti. E’, però, attratto da persone simili a lui e, siccome l’amore può essere simile ai suoi acquisti, spesso può amare una persona senza che ciò chiami mai in causa la sua soggettività.
E’ una persona povera di affetti? Non nel senso della freddezza, perchè può avere il senso dell’umorismo e sapersi divertire. Ma al momento in cui potrebbe incontrare la tristezza, allora rallenta. Dato che la qualità della sua vita è rappresentata dall’attività, gli stati di angoscia o di depressione non appaiono in lui in una forma elaborata mentalmente, riescono solo a rallentare la sua “impeccabile” ricerca della felicità.
LO STRAORDINARIO VUOTO
Nei casi più gravi il normotico colpisce perchè è straordinariamente vuoto, ma le osservazioni che fa sono ancora più stupefacenti se si ricorda che questa è solo l’apparenza esterna, perchè dentro di sé sembrerebbe non aver bisogno di nulla.
In questo senso la presenza nel cinema o nella letteratura di personaggi che alla fine si rivelano robot è il segno che questo tipo di personalità sta emergendo nella nostra cultura.
Queste rappresentazioni non descrivono il futuro dei robot, ma sono attente previsioni di un disturbo di personalità che è già diffuso.
Questo tipo di persona può essere un maniaco del lavoro. Lavora con accanimento sugli aspetti strutturali della vita e costruisce il suo futuro con attività sempre rinnovate. Spesso ha una vita perfettamente programmata. A ogni momento del giorno viene assegnato un rituale, cancellando così la possibilità di scelte spontanee. Sa in anticipo cosa mangerà a pranzo, che il giovedì sera giocherà a carte con gli amici, o che il lunedì sera uscirà con la moglie. I suoi divertimenti mancano del senso del gioco e vengono svolti con lo zelo che mette in tutte le attività lavorative.
A questo tipo di persona non mancano gli amici, anzi spesso è bravissima a organizzare feste e intrattenimenti. Però gli argomenti che esigono la capacità di tollerare l’elemento soggettivo non vengono quasi mai affrontati o le amicizie sono caratterizzate dal reciproco racconto delle cose avvenute e non dallo scambio intersoggettivo, in cui si crea quell’intimità che permette di avere la sensazione di conoscere davvero l’amico.
Al normotico è del tutto ignota la capacità di parlare francamente di se stesso, della propria personalità e dei propri sentimenti. Mentre ci sono persone che hanno bisogno di conoscere gli altri, consapevoli che questa intimità pone entrambe le parti nell’equilibrio precario dell’ambivalenza, i normotici non hanno questa esigenza.
I PUNTI DI RIFERIMENTO
Non sono persone a cui manchino le convinzioni o i punti di riferimento, ma sembrano averli ereditati da qualcosa che non è il Sé.
Non sembra che che il pensiero e la soggettività rientrino nel lavoro della mente.
Sono persone dotate di una strana alternativa al senso di colpa: credono fermamente nel bene e nel male, però al posto del dialogo interno che avviene nello scambio tra Io e Super-io, che spesso è l’articolazione del senso di colpa, mostrano di avere una specie di introietto legale teutonico.
Dispongono di regole e paradigmi per la determinazione di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, ma se le si studia attentamente, queste regole in realtà non sono applicabili alle mutevoli circostanze della vita, e non rispecchiano giudizi critici del soggetto, ma sembrano solo la fotocopia di qualcosa di ricordato a memoria e ripetuto senza una riflessione personale.
Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO– Cell. 3477966388
Fonte: L’OMBRA DELL’OGGETTO – Psicoanalisi del conosciuto non pensato.
Cristopher Bollas
Raffaello Cortina Editore *
Il presente post ha il solo scopo di divulgare il libro da cui è tratto senza scopo di lucro.
Immagine di copertina tratta da Pink Floyd -The Wall