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PRENDIMI L’ANIMA

PRENDIMI L’ANIMA

è un film del 2002 diretto da Roberto Faenza.

Pellicola biografica ispirata alla figura della psicoanalista russa Sabina Spielrein e al suo rapporto sia terapeutico che amoroso con Jung. Gli interpreti principali sono Emilia Fox e Iain Glen.

Trama
Marie e Fraser, due giovani studiosi, l’una francese e l’altro scozzese, fanno reciproca conoscenza mentre si trovano entrambi a Mosca per svolgere ricerche sulla vita della psicoanalista russa Sabina Spielrein. I due ricostruiscono insieme la vita di Sabina, a partire dal suo ricovero a Zurigo nel 1904 per una grave forma di isteria.

Qui la paziente conosce il giovane medico Carl Gustav Jung, che, mettendo in pratica i nuovi metodi di psicoanalisi sviluppati da Freud, riuscirà a guarirla.

Sabina comincia ad interessarsi di psicoanalisi lei stessa, e nasce così un’intensa relazione amorosa tra lei e Jung. Ma, constatato che il suo amato Carl, sposato e con due figli, pur innamorato è preda di dubbi morali, Sabina fa scoppiare uno scandalo. I due, infine, si separano.

Tematiche
Nel film è presente il quadro di Klimt Giuditta II (1909), che la Spielrein usa come esempio della propria idea di connubio fra Eros e Thanatos.

Distribuzione
Presentato in anteprima il 27 settembre 2002 al Siena Film Festival, è uscito nelle sale a cominciare dal 17 gennaio 2003.

ARGOMENTI ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

Dott. Donato Saulle

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Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO  – Cell. 3477966388

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Il presente post ha il solo scopo di divulgare il libro e il film da cui è stato tratto senza scopo di lucro.

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LA SICUREZZA DEGLI OGGETTI

LA SICUREZZA DEGLI OGGETTI

Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”
C.G. Jung

“Ricostruendo, attraverso la psicoterapia, la sua storia al di fuori delle lusinghe narcisistiche dell’autobiografia, il soggetto riordina le contingenze passate attribuendo loro il senso di necessità future.

Connettendo passato e futuro la storia si fa progetto senza scadere nel delirio onnipotente.
Il tempo del soggetto è dunque il futuro anteriore, quel “sarà stato” che scandisce la terapia.

Solo attraverso l’esaustione di tutte le impossibilità il soggetto accede a quei pochi gradi di libertà con i quali può esercitare il suo residuo potere”.
Silvia Vegetti Finzi

“La sicurezza degli oggetti”

è un film del 2001 diretto da Rose Troche.

In un sobborgo americano le esistenze di quattro famiglie si incrociano.

Le vite di tutti si incroceranno solo per scoprire di essere determinate più dal possesso di determinati oggetti che dalla propria affettività.

Una folla di protagonisti recitati da bravi attori, una sceneggiatura ben strutturata negli incroci apparentemente casuali dei vari destini.

I protagonisti sono moderni disadattati, divenuti affettivamente analfabeti, che cercano tuttavia di aggrapparsi a quello che hanno per dare un senso alle proprie vite ma senza trovare il coraggio di approfondire sè stessi.

Sono persone perbene, della classe media, con belle case, tanti oggetti, eppure sentono la mancanza di qualcosa di fondamentale.

Manca per esempio la trasparenza dei sentimenti, che risultano opachi a sé e agli altri e manca la consapevolezza del proprio spessore psicologico, come manca il possesso di affetti, anziché di cose, mentre ci sarebbe – e invece si spreca – il tempo di condividere esperienze con gli altri.

Concentrandosi su alcuni episodi significativi delle loro esistenze, il film ci restituisce così brandelli di una vita alienata, descritta con uno stile minimalista, attento ai particolari minori, solo apparentemente insignificanti, e lo fa però con calore umano e autentica capacità di empatia nei confronti dei protagonisti.

Perché l’insensatezza è di questo mondo e riguarda in fondo tutti noi, in particolar modo quando abbiamo paura di incontrare noi stessi e non riusciamo a trovare la forza di approfondire le forze inconsce che ci abitano e che hanno un peso enorme sulle nostra vita agendo al di fuori della consapevolezza.

E’ forse questa paura la fonte di tante vite che dall’esterno appaiono assurde, senza un senso, le vite “a caso”, destinate ad accartocciarsi  in un finale tanto prevedibile agli altri quanto incomprensibile a sè stessi.

Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulle

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Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO– Cell. 3477966388BLU
Fonti:
mymovies.it
Amazon – La sicurezza degli oggetti
Immagine:
“Ieweled Infinite” di Rafael Araujo