Marianne Faithfull introduce la canzone “Time Square”
Marianne Faithfull introduce la canzone “Time Square”
“Time Square” è un brano molto forte.
Ho rivissuto molto la mia esperienza a New York.
E’ una canzone sulla solitudine, sul vuoto e su una sorta di inutilità.
E quello che in particolare mi piace è la parte in cui parla della morte nella borsetta.
Questo vuol dire essere un tossicodipendente.
C’è questa furia repressa assoluta.
Sai che non puoi dire niente.
Anche se dici a qualcuno come pensi che sarà consumato da questa piazza.
Questa furia ti fa sentire un tossicodipendente come lo sono stata io.
E’ solo un modo di gestire la tua rabbia.
Ma non aiuta
ed è ancora lì.
La rabbia è ancora lì.
Time square was wery much i felt my experience of new york
it’s a song about the lonliness and the emptiness
and a sort of the futility really the and and wath
i particulary like about it is the bit about the machine gun in the suitcase
and that so much wath it’s like to be an addict
it’s this absolute repressed fury you know that you cannot say say anything
if you told anyone how you felt they would be consumed of the spot
so wath the addict does wath i didi s took it out myself and that’s how you deal with that rage
but it doesn’t help and it’s still there
In a tough part of the city
looking from some fast talk
Watch ′Don’t walk′ to ‘Walk’
Easy when you′re dreaming
Standing in a circle,
Staring at the movies
Laughing at the wrong time.
alcohol can take me there.
I′d take a shot a minute
And be there by the hour.
Take a walk around Times Square
With a pistol in my suitcase
And my eyes on the TV.
In a car taking a back seat
Staring out the window
Thinking about danger.
Playing in a wrong world
Fighting — but I’m not free.
Talking on the telephone
Talking about you and me.
Jesus Christ could take me here
I′d fall dawn on my knees,
Have no questions to His answers.
Take a walk around Times Square
With a pistol in my suitcase
And my eyes on the TV.
Alcohol could take me there.
I’d take a shot a minute
And be there by the hour.
Take a walk around Times Square
With a pistol in my suitcase
And my eyes on the TV.
And if I die gaining my senses
Wake up in a hotel
Staring at the ceiling.
TRADUZIONE
In una zona difficile della città
guardando da qualche conversazione veloce
Guarda ‘Non camminare’ fino a ‘Cammina’
Facile quando sogni
Stando in cerchio,
Fissando i film
Ridere nel momento sbagliato.
l’alcol può portarmi lì.
Farei un tentativo un minuto
Ed essere lì ogni ora.
Fate una passeggiata intorno a Times Square
Con una pistola in valigia
E i miei occhi sulla TV.
In macchina, sul sedile posteriore
Guardando fuori dalla finestra
Pensare al pericolo.
Giocare in un mondo sbagliato
Combatto, ma non sono libero.
Parlando al telefono
Parlando di te e di me.
Gesù Cristo potrebbe portarmi qui
Cadrei in ginocchio all’alba,
Non avere domande alle Sue risposte.
Fate una passeggiata intorno a Times Square
Con una pistola in valigia
E i miei occhi sulla TV.
L’alcol potrebbe portarmi lì.
Farei un tentativo un attimo
Ed essere lì ogni ora.
Fate una passeggiata intorno a Times Square
Con una pistola in valigia
E i miei occhi sulla TV.
E se muoio riacquisto i sensi
Svegliarsi in un albergo
Fissando il soffitto.
Con l’espressione Formazione Continua in Psicologia e Psicoterapia si intende ogni attività di accrescimento ed approfondimento delle conoscenze e delle competenze professionali, nonché il loro aggiornamento mediante la partecipazione ad iniziative culturali nel campo della Psicologia e della Psicoterapia.
“Dialogo sulla cultura e il linguaggio”
Dott. Paolo Crepet
Festival della Filosofia, Mantova, Piazza Castello, 09.09.2000
“La psicoanalisi e l’adolescenza”
Prof.ssa Silvia Vegetti Finzi
Ciclo di Convegni promosso da Associazione Culturale Punto Rosso, Milano, 26.02.2001
“Teoria dell’attaccamento e psicopatologia dell’adolescenza”
Dott. E. De Vito, Università degli Studi di Pavia, Pavia, 21.09.2001
“La memoria umana: modelli ed esperimenti”
Prof. M.Shiffrin e Prof. E.Pessa
Ciclo di Convegni tenuti presso Università di Pavia, Pavia, 04.10.2001
“Affrontare le impassess – Strutturare gli interventi”
Modelli concettuali e strumenti metodologici in psicologia clinica e psichiatria
Prof.ssa Lavinia Barone e Prof. Edgardo Caverzasi
Università degli Studi di Pavia/Centro AfaR, Pavia, 25.10.2002
“Oltre ogni abuso: droghe e dipendenza in un mondo che cambia”
Dott. R. Gatti
Dipartimento di Salute Mentale, Azienda Ospedaliera San Paolo, Milano, 09.11.2002
“Il disagio invisibile”
a cura di Silvia Vegetti Finzi
Convegni – Casa della cultura, Milano, ottobre/novembre 2002
“Corpo naturale, corpo culturale”
Dott. Gustavo Pietropolli Charmet
Casa della cultura, Milano, 11.11.2004
“Adolescenti e droghe”
Proff. Alfio Maggiolini
Casa della cultura, Milano, 18.11.2004
“Emozioni e disagio in adolescenza”
Prof. A. Pagnin, S. Vegetti Finzi, L. Barone
Università degli studi di Pavia, Pavia, 18.01.2005
“Analisi dei vissuti psicologici delle vittime di maltrattamento”
Dott. C. Foti
Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia
presso la Questura di Pavia, Pavia, 15.03.2005
“Ascolto necessario: un’esperienza di perizia minorile”
D.ssa Rostagno
Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia
presso la Questura di Pavia, Pavia, 07.04.2005
“Trauma e memoria: distorsioni metacognitive”
Prof. T. Vecchi
Convegni c/o Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia, 12.04.2005
“Trasformazioni. Segnali di disagio. Significati”
Collegio Ghislieri, Pavia, 28.03.2007
“L’utilizzo clinico del Rorscharch Comprehensive System”
Prof. Stephen E.Finn
Alta Scuola Agostino Gemelli, Milano, 07.11.2009
“Behavioural case formulation”
Prof. Peter Sturmey
IESCUM – Istituto Europeo per lo Studio del Comportamento Umano
Bressanone, 01-03.06.2010
FORMAZIONE CONTINUA
Documentazione clinica. Percorsi clinico-assistenziali diagnostici e riabilitativi, profili di assistenza – profili di cura
LA LIBERTA’ DI ESSERE SE STESSI: CONOSCERE IL PROPRIO GIUDICE INTERIORE
Docente Dott. Pier Luigi Germini
Crediti 10
CORSO DI INTRODUZIONE ALL’IPNOSI CLINICA
Docenti Dott.ssa Gladys Bounous
Crediti formativi 10
DCA: DIAGNOSI, CLINICA E TRATTAMENTO DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Docenti Dott. Massimo Labate; Dott. Marco Pastorini
Crediti formativi 10
LA COMPRENSIONE DEI COMPORTAMENTI SESSUALI ABUSANTI: DALLA TEORIA AL TRATTAMENTO
Docenti Prof. Carlo Rosso, Dott.ssa Maura Franca Garombo; Dott.ssa Antonella Contarino
Crediti formativi 10
LA PSICONUTRIZIONE NEI DCA
Docenti Dott.ssa Shuela Curatola; Dott.ssa Francesca Latella
Crediti formativi 15
OBESITÀ E CHIRURGIA BARIATRICA: QUESITI CLINICI E SOLUZIONI TERAPEUTICHE
Docenti Dott. Massimo Labate; Dott. Marco Pastorini
Crediti formativi 10
LINEA DI CONFINE: LA MENOPAUSA. CARATTERISTICHE MEDICHE, ENDOCRINOLOGICHE E PSICOLOGICHE DI UNA FASE DI CAMBIAMENTO. L’IMPORTANZA DI UNA CORRETTA NUTRIZIONE, IL RUOLO DELLA SESSUALITÀ E DI UN’ADEGUATA ATTIVITÀ MOTORIA
Docenti Dott. Marco Pastorini; Dott. Massimo Labate
Crediti formativi 10
OSSESSIONE SALUTE. SPORT E DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE: QUANDO UN’ATTIVITA’ SANA DIVENTA PATOLOGICA. ALIMENTAZIONE, ALLENAMENTO, TRATTAMENTO PSICO-NUTRIZIONALE, RIABILITAZIONE
Docenti Dott. Marco Pastorini; Dott. Massimo Labate
Crediti formativi 10
PREVENIRE E TRATTARE LA MALNUTRIZIONE NELL’ANZIANO CHE RIFIUTA IL PASTO
Docenti Dott. Giacomo Seccafien
Crediti formativi 10
LA SICUREZZA DELLE CURE: QUALI LE AZIONI E GLI STRUMENTI PER REALIZZARLA
Docenti Dott.ssa Alessandra D’Alfonso
Crediti formativi 18
INTRODUZIONE AI DISTURBI D’ANSIA E ALLA GESTIONE DELLO STRESS
Docenti Dott.ssa Gladys Bounous
Crediti formativi 10
COMUNICARE CON L’ANZIANO: LA RELAZIONE LINGUISTICA, VERBALE E NON VERBALE
Docenti Dott. Giacomo Seccafien
Crediti formativi 10
IL COUNSELING AL FAMILIARE ED AL PERSONALE QUANDO SI ACCOGLIE UN PAZIENTE IN RSA
Docenti Dott. Giacomo Seccafien
Crediti formativi 10
L’ALZHEIMER TRA PERDITE E CONQUISTE. LA GESTIONE MULTIDIMENSIONALE DEL PAZIENTE AFFETTO DA DEMENZA
Docenti Dott. D. Danza; Prof.ssa P. D’Amelio; Dott.ssa V. Ferrua; Dott. A. Raviolo
Crediti formativi 10
PRIVACY. LA TUTELA DEI DIRITTI NEL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI, ALLA LUCE DEL NUOVO REGOLAMENTO UE
Docenti Avv. Gian Paola Zanetta
Crediti formativi 15
DAL MEMENTO MORI ALLA DEATH PORNOGRAPHY *
RIFLESSIONI SULLA MORTE NELLA POST-MODERNITA’
Il Ruolo Terapeutico
Crediti formativi 6
LA DIPENDENZA AFFETTIVA – SENZA TE NON ESISTO
La clinica delle dipendenze
Crediti formativi 20
I DISTURBI DEL SONNO COME RICONOSCERLI E COME GESTIRLI
Crediti formativi 15
DISTURBI D’ANSIA E GESTIONE DELLO STRESS
Crediti formativi 10
L’OMBRA DELL’OGGETTO – Psicoanalisi del conosciuto non pensato
di Christopher Bollas
Crediti formativi 10
“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”
Un mio paziente, Jonathan, mi presenta spesso una scena tipica del fenomeno che intendo trattare in questo capitolo.
Jonathan arriva tardi al lavoro perché ha violentemente litigato con la moglie. Il capo gli chiede spiegazioni. Lui risponde che non crederà a quello che gli è successo.
E’ uscito di casa come, al solito, in tempo per arrivare in ufficio, quando è stato fermato dalla polizia.
Il poliziotto ha chiamato rinforzi e dopo pochi minuti c’erano alcune camionette intorno alla sua macchina.
Era paralizzato dal terrore, ma allo stesso tempo animato da una curiosità indignata per quello che gli stava capitando.
Le sue modeste lamentele vengono tacitate dalla logica grottesca del fatto. Viene trasferito su una camionetta con le manette ai polsi.
Senza digli una parola, i poliziotti lo portano in commissariato, dove viene messo in cella di isolamento.
Dopo quello che gli era sembrata una eternità, ma che probabilmente è stata solo un’ora, un commissario ben vestito entra nella cella. Si scusa dicendo che c’è stato un errore e che è libero di andarsene.
Viene accompagnato con una auto-civetta fino alla macchina, che era rimasta nel posto in cui era stato fermato, e a quel punto può arrivare in ufficio.
Mentre mi racconta questa storia, mi dice che quasi non riusciva a credere che il suo capo fosse così credulone e prendesse per vera questa storia.
“Questa storia somiglia a un film giallo da due soldi, o a una versione di quart’ordine di qualche libro di Kafka.
Non so perché gliel’ho raccontata. Avrei potuto dire che avevo forato. Invece ho scelto questa storia esotica e il povero fesso ci ha creduto.
Mi ha creduto.
Vede, finchè riuscirò a cavarmela in questo modo non avrò problemi.
Cos’è la realtà se posso fare cose del genere? Non mi devo preoccupare delle cose che non mi piacciono.”
LA FUNZIONE DELLA BUGIA
E’ questa dunque la funzione della bugia del bugiardo psicopatico: negare la realtà?
Se lo psicopatico, che mente tanto quando dice la verità o anche più spesso, usa la presenza di un’apparente normalità nel suo rapporto con la bugia, cosa c’è di folle in questa attività?
Dov’è la pazzia?
Nel contenuto della bugia?
Nel rapporto del bugiardo con l’altro, a cui si racconta la bugia?
Con Jonathan gli psicoanalisti si trovano di fronte, come con tutti i bugiardi psicopatici, a un dilemma paradossale. Dato che la bugia del bugiardo è l’espressione della sua realtà psichica, essa diventa un’articolazione della verità a cui diamo tanta importanza e ci si chiede perché di tutte le bugie possibili da raccontare il bugiardo racconta quella che sceglie di raccontare.
Jonathan ha certamente mentito su ciò che gli è successo in realtà, ma ha forse mentito sulla sua realtà psichica?
Visto che sappiamo che ha fatto tardi al lavoro perché la moglie ha minacciato di lasciarlo, vediamo che la sua bugia esprime la paura in relazione alla minaccia ricevuta.
La minaccia potrebbe aver fatto nascere in lui il desiderio di uccidere la moglie, mantenendo in questo modo il possesso dei figli, pensiero questo che ha già avuto più volte di recente.
Avrebbe potuto essere arrestato e processato per omicidio.
Ma nella sua bugia, lo liberano, viene dimostrata la sua innocenza.
Non è successo niente.
E’ possibilissimo che il commissario ben vestito che lo libera dalla detenzione potenziale sia la personificazione di una percezione transferale di me, perché spesso Jonathan mi ha visto come una persona con una collocazione precisa nella realtà, che potrebbe liberarlo dalla sua pazzia.
LA BUGIA COME METAFORA
IL BUGIARDO PSICOPATICO
Jonathan dice che le bugie gli vengono in mente in modo improvviso, le dice ancora prima di poterle controllare coscientemente.
Dichiara anche di sentirsi grato per questa sua capacità di mentire, anche se naturalmente è ben consapevole del pericolo potenziale a cui lo espongono le bugie.
Solo mentendo può sentire un senso di realtà personale.
Solo con le bugie emergono i suoi sentimenti sulla realtà.
In questo senso la bugia del bugiardo (e d’ora in poi mi riferirò solo ed esclusivamente alle bugie del bugiardo psicopatico) è una metafora.
Una verità convenzionale e l’atteggiamento convenzionale nei confronti del dire la verità vengono violati dalla logica rivoluzionaria della metafora.
Un semplice confronto tra la similitudine e la metafora chiarisce quanto sia più sconvolgente ed evocativa la rappresentazione metaforica della similitudine.
Se Jonathan avesse detto che il viaggio fino in ufficio era stato come essere incarcerato, avrebbe fatto un confronto esplicito tra i fatti reali e i sentimenti e pensieri corrispondenti derivanti dalla realtà psichica.
Ma l’omissione nella logica metaforica del legame “come se” fornito dalla similitudine annulla i modi normali di esprimere le verità che si sono formate in rapporto alla realtà.
La metafora è una modalità evocativa.
Una immagine insolita o una giustapposizione impossibile vengono usate per dire una verità che è difficile mettere in termini realistici e descrittivi.
E’ fuorviante separare la logica della metafora dalla sua funzione evocativa: essa stravolge o sorprende l’oggetto.
Allo stesso modo funziona la bugia del bugiardo.
Essa dà anche una strana sensazione al soggetto che parla nella logica della metafora o al soggetto che articola la sua verità nella bugia.
La sfida della rappresentazione metaforica libera sia un significato inconscio sia l’affetto collegato a questo significato.
La bugia del bugiardo psicopatico gli permette di credere di dire la verità, come se ciò che sta dicendo gli sembrasse talmente più veritiero dei fatti che sono successi in realtà da renderlo praticamente incapace di evitare di dire una bugia.
Lo studio effettua solo colloqui di psicologia o di psicoterapia con pazienti maggiorenni.
Verrà sempre dato riscontro alla richiesta.
Se non si riceve un riscontro alla propria richiesta durante le 24/48 ore successive si prega di cambiare la modalità del contatto perchè questo significa che la richiesta non è stata ricevuta.
Avere riscontro alla propria richiesta entro 24/48 ore significa poter effettuare un primo colloquio nei tempi più brevi possibili anche se non sempre immediati.
Al termine del primo colloquio il professionista e il paziente concordano l’eventuale prosecuzione del trattamento.
Il professionista potrà farsi carico personalmente dell’intervento o indicare al paziente il nominativo di un altro professionista, sulla base delle specifiche problematiche individuate, oppure indicare professionisti con competenze diverse che possono affiancare il percorso terapeutico intrapreso.
Le regole della privacy sono quelle definite nel documento da sottoscrivere in sede di primo colloquio.
Da oltre un decennio svolgo la mia attività di psicoterapeuta privatamente presso il mio studio di Milano.
Le persone che, dopo un primo colloquio individuale, hanno i requisiti per poter essere seguite potranno usufruire di una assistenza psicologica costante.
Formazione
Laureato in Psicologia presso l’Università degli Studi di Pavia
Psicologo
Psicologo Clinico iscritto all’Albo degli Psicologi della Lombardia n. 03/12876
Biennio di specializzazione in psicoterapia Cognitivo Comportamentale
Biennio di specializzazione in psicoterapia a indirizzo Psicodinamico
Psicoterapeuta
Iscrizione all’Albo degli Psicoterapeuti della Lombardia n. 03/12876
Colloqui individuali e somministrazione di Test di personalità come MMPI2 e il Rorscharch con il Metodo Exner.
In particolare mi sono occupato, presso il Centro Psicosociale, dei seguenti ambiti psicologici:
disturbi di personalità
problematiche e disagi adolescenziali
ansia
panico
stress
depressione
fobie
disturbi ossessivi e compulsivi
Ho partecipato alla costruzione, presso il Dipartimento di Psicologia, di un progetto di orientamento e formazione finalizzato alla ricerca attiva di un lavoro, realizzato con modalità di consulenza individuale personalizzata, autovalutazione, costruzione del progetto professionale attraverso la conoscenza del contesto competitivo e delle tecniche di ricerca di un impiego, con somministrazione di test psicoattitudinali e motivazionali, mappatura delle competenze, orientamento e bilancio di competenze individuali.
Ho svolto la mia opera all’interno della Casa Circondariale di San Vittore principalmente nel reparto a trattamento avanzato per detenuti tossicodipendenti.
Ho acquisito le conoscenze relative alla personalità del tossicodipendente, al mondo dello schema comportamentale e dei codici affettivo-emotivi sottostanti.
Le cognizioni sul pensiero deviante-criminalizzato sono state la base per la mia partecipazione alle attività dell’area clinica e a quelle rivolte alla sfera psicologica e comportamentale delle persone detenute e della loro possibile evoluzione in relazione a dimensioni quali l’espressione delle attitudini individuali, l’ adesione al mondo delle regole e dei compiti, le capacità relazionali e eventuali risorse attivabili in vista di un futuro reinserimento.
Ho applicato le principali conoscenze della testistica (Minimal Mental State Examitation Test, Tecniche di osservazione di decadimento cognitivo), impostando una relazione corretta con il paziente e con i familiari, affrontando i principali problemi psicologici e comportamentali che il decadimento cognitivo porta con sé e ho applicato le principali tecniche di riattivazione cognitiva e della memoria (ROT, Memory training, Our Time) adattandole alle esigenze del singolo o di un gruppo di pazienti con diversi livelli cognitivi.
Ho creato le di basi per l’intervento con l’anziano sano o portatore di decadimento in relazione alla stimolazione e alla riabilitazione cognitiva prestando particolare attenzione alla diagnosi differenziale alla costruzione della relazione con il paziente e al difficile rapporto con le famiglie ed i Caregivers. Inoltre ho collaborato alla definizione del quadro diagnostico e alla stesura del Piano Assistenziale Individuale di ogni nuovo ospite.
Ho collaborato come formatore di sostegno o come psicologo in regime libero professionale alla stesura del progetto formativo di alcuni studenti e in particolar modo la mia cura era rivolta ad alunni con difficoltà cognitive e/o comportamentali attraverso un empowerment delle risorse personali per una ricerca autonoma e attiva di una occupazione (attraverso l’uso di strumenti multimediali, la stesura del curriculum, lettera di presentazione, preparazione al colloquio ecc.) e, più in generale, allo sviluppo delle competenze comportamentali e relazionali tese a favorire l’inclusione sociale e ad agevolare l’acquisizione di autonomie personali nell’organizzazione e nella gestione del proprio progetto di vita.
Progetto “Diversamente Giovani” per una nuova cultura dell’integrazione
Progetto pensato, elaborato e proposto a Fondazione CARIPLO che lo ha approvato e finanziato con il fine di sviluppare una nuova cultura dell’integrazione sul territorio di Milano.
Pianificazione di programmi formativi, pratici ed esperienziali di tutoring per Tirocinio obbligatorio per esame di Stato e Corso di Specializzazione di tirocinanti della Facoltà di Psicologia.
Comunità terapeutica per il recupero di persone polidipendenti e con disturbi depressivi. Ho svolto attività psicologiche e rieducative con colloqui personali e di gruppo orientate al recupero di potenzialità personali e sociali.
Comunità alloggio dedicata al trattamento di pazienti affetti da disturbi psichiatrici che necessitavano di interventi terapeutico riabilitativi o di interventi di supporto sociosanitario effettuabili in regime residenziale.
Rivolta a pazienti con difficoltà di funzionamento personale e sociale, con bisogni complessi, ivi comprese problematiche connesse a comorbidità e con necessità di interventi multi-professionali.
https://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2023/08/riapertura-studio-con-bordo-BIANCO.png4951030Donato Saullehttps://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2022/01/psicologo-milano-Donato-Saulle.pngDonato Saulle2024-08-20 11:39:462024-08-20 11:53:48RIAPERTURA STUDIO – 26 AGOSTO 2024
In una nota nei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), Freud definì tre fasi nello sviluppo libidico omosessuale.
Prima c’è una fissazione, breve ma intensa sulla madre; segue poi un periodo in cui gli omosessuali si identificano con la donna e assumono se stessi come oggetto sessuale, il che costituisce la “base narcisistica” da cui procedono alla posizione bisessuale, in cui “cercano uomini simili alla loro persona che li vogliano amare come li ha amati la loro madre” (p. 460).
In seguito Freud avrebbe descritto una “disposizione bisessuale innata nell’uomo”, che a suo parere era rispecchiata nell’identificazione con entrambi i sessi (1908, p. 394).
Io credo che ci sia una terza posizione, quella di chi “seduce” individui di entrambi i sessi per ottenere il desiderio che l’altro ha del suo Sé. L’oggetto del desiderio è il Sé del soggetto, ma un Sè iperinvestito in quanto parte di un triangolo famigliare erotico. Propongo di chiamare questo individuo trisessuale, e di definire la trisessualità come uno stato del desiderio caratterizzato dall’identificazione con entrambi i sessi e dalla seduzione di entrambi per appropriarsi della sessualità genitale, ridirigendola verso un triplice amore per una sola persona.
Come definire questa posizione? Se la posizione bisessuale permette l’identificazione con entrambi i sessi, il trisessuale aggiunge un corpo libidinicamente desessualizzato, il cui genere è astratto dalle categorie della differenza sessuale per essere convertito nel contenitore di una sessualità trascendente. Nella fase finale della seduzione trisessuale ci sono tre amanti: un uomo che ammira il soggetto trisessuale, una donna che lo cerca e il trisessuale stesso, che è abbastanza dissociato da investire aspetti di se come oggetti del desiderio.
L’immagine corporea del trisessuale non ha genere, è una posizione corporea al di là della sessualità o, più precisamente, un corpo prima della conoscenza della sessualità: una presenza verginale.
Chi viene sedotto – se è, per esempio, una donna – si trova a combattere una strana battaglia. Se si è impegnata in una intensa seduzione reciproca con il trisessuale, si trova di fronte a una strana gara per conquistarsi il diritto a perpetuare il rapporto erotico. Man mano che il trisessuale desessualizza il rapporto e trasforma l’erotismo in familiarità, la donna viene pervasa da una sensazione perturbante. Le è già successo, ma dove? e con chi? E perchè è una perdita tanto dolce e una trasformazione accettabile dell’erotismo.
Di solito il trisessuale si pone nei confronti di una donna o di un uomo come un oggetto particolarmente affascinante. E’ una persona di talento e sensuale, dotata di intuito e comprensione. Spesso si interessa a moltissime cose e al momento della seduzione dimostra un interesse insolitamente intenso per la persona che diverrà sua amante. Se la incontra a una festa, le dedica tutta la sua attenzione, e questa persona sente una attenzione che la avvolge sensualmente. Poi la invita nel suo appartamento e nei giorni e nelle settimane successive si comporta come un amante esperto e appassionato. Indubbiamente conosce l’erotismo tanto bene da saper attrarre sempre di più l’attenzione su di sè come fenomeno affascinante. Poi, lentamente, desessualizza il rapporto e progressivamente quello che era stato un rapporto d’amore diventa una collaborazione in cui due persone passano il tempo a contemplarne una: il trisessuale. L’abbandono della sessualità non è improvviso, ma essa viene progressivamente sostituita da altre attività. Invece di fare l’amore, per esempio, il trisessuale prepara un pranzo straordinario e avvia una conversazione sulla filosofia della vita che lascia incantata l’amante.
Un’altra sera porta l’amante a casa di amici per arricchire la sua vita sociale, presentandola a persone famose e di grande creatività. In breve, la donna sente di essere privilegiata per il solo fatto di stare con lui, e la trasformazione della sessualità in interessi comuni sembra, incredibilmente, non essere quasi notata.
Pian piano, l’amante si rende conto di essere solo una fra tanti ammiratori. Ma ciò che non è traumatizzante, perchè man mano che lui si è allontanato dal ruolo di amante, l’ha inserita in un gruppo di persone interessanti, che sembrano tutte provare soggezione nei suoi confronti. Tutte le nuove amanti scoprono presto che la loro seduzione, anche se ovviamente unica in un certo senso, è però tipica in un altro. Anche gli amici sembrano essere stati “sedotti” da lui, eppure sono contenti di avere fatto questa esperienza. Quando il trisessuale conclude una relazione con una amante, le eventuali ferite narcisistiche sono compensate dal fatto che la donna sa che proprio l’essere stata la sua amante le ha permesso di entrare in un gruppo molto privilegiato, e che non è una donna qualunque, perchè si rende conto che lui è un grande conquistatore di uomini e donne – addirittura sembra che tutte le persone di un certo livello rientrino tra le sue conquiste – cosicchè non sente alcuna invidia verso gli altri.
La trisessualità è diversa dal normale amore narcisistico per se stessi, perchè il trisessuale prima seduce entrambi i sessi e poi trasforma il loro desiderio erotico in uno sguardo ammirato e reverente. Il suo potere si fonda su questa trasformazione. Poichè è un individuo coattivamente seducente, seduce le amanti e se ne appropria perchè diventino il reddito psichico prodotto dalla sua ricchezza narcisistica, e tutto ciò gli proviene dal trasformare il desiderio dell’altro in moneta di devozione.
In una certa misura, naturalmente, la trisessualità rappresenta la presenza competitiva dell’elemento narcisistico nella vita vita sessuale. Se consideriamo il trisessuale maschio quando seduce una donna, egli sembra rappresentare la normale traccia del complesso edipico risolto. Quando invece seduce un ammiratore maschio, drammatizza un complesso edipico negativo. Se seduce entrambi i sessi si identifica con entrambi, sembra bisessuale. La trisessualità può essere considerata una terza forma di impegno edipico, in cui la posizione narcisistica, prima rimossa, emerge per competere con i motivi edipici positivi e negativi. L’auto-investimento narcisistico del trisessuale è così intenso da permettergli di farsi amare da una donna, o da un uomo, per poi respingere l’illusione dell’amore e allontanarsi dall’erotismo, che però non scompare. Resta a una certa distanza, come se fosse il ricordo personificato di ciò che è accaduto. Questo corpo desiderato non significa più sessualità, ma ricordo della gratificazione. Non è corretto dire che il trisessuale si prende come oggetto del suo amore. Con maggior precisione diremo che che ama la suafunzione di curatore dei ricordi.
SANDOR
Nel corso della sua analisi, Sandor ha descritto molti rapporti intensi con persone di entrambi i sessi. Anche se non ha avuto rapporti omosessuali veri e propri, è evidente che ha vissuto storie d’amore di natura omosessuale latente. Dato che ha una notevolissima sensibilità ed è molto bello, molti uomini si sentono attratti da lui. La sua espressività, il suo spirito e la conoscenza degli argomenti alla moda in materia di estetica, filosofia, politica e storia gli hanno garantito una straordinaria popolarità. Infatti veniva spesso in seduta tra un impegno mondano e l’altro: arrivava di corsa e se ne andava abbastanza in fretta per vedere amici. Pur dedicandosi attivamente alla pittura, la maggior parte del tempo lo passava in giro per club, mostre e case di amici. Praticamente tutti erano innamorati di lui. Ogni tanto si metteva con una donna e aveva flirt con lei. Di solito incontrava una ragazza a una festa o a una mostra, se la portava a casa e facevano l’amore. Era orgoglioso del suo modo di fare l’amore, ed era evidente che anche le donne sentivano di aver fatto una conquista. Nel giro di una o due settimane, però, rifiutava qualsiasi ulteriore rapporto sessuale ma offriva in cambio una intensa amicizia. Si comportava allo stesso modo con le ex amanti e con gli amici: era sempre disponibile, volenteroso, comprensivo e di ottima compagnia. Nei vari anni di analisi, secondo Sandor, nessuna delle donne che aveva trasformato da amanti in amiche gli aveva portato rancore o aveva considerato il suo rifiuto sessuale e le sue successive amanti come un tradimento. Anzi, sembravano considerarsi fortunate per averlo incontrato e per aver avuto un’esperienza erotica così intensa, e gli erano davvero grate perché restava un amico fedele.
Una vita sociale come quella di Sandor avrebbe stancato chiunque, tranne lui. Per essere sempre in forma seguiva un regime fisico rigoroso. Ogni giorno correva per alcuni chilometri, e faceva la sauna più volte la settimana. Seguiva una dieta accurata e ne era molto orgoglioso. Se mai gli capitava di fumare, si autorimproverava in seduta per averlo fatto.
Con il passare del tempo gli amici si accorsero dei suoi rituali. In realtà sembravano essere suoi tratti tipici e molti iniziarono a copiarlo. Forse quando gli telefonavano e sentivano rispondere la sua allegra segreteria telefonica, lo immaginavano in sauna o a correre nel parco o a fare la corte a qualche bella ragazza.
Pochi sapevano delle sue sporadiche angosce, caratterizzate dall’intenso desiderio per una donna che gli sembrava impossibile sedurre. Nel corso dell’analisi mi parlò di almeno tre casi di amore impossibile. Rappresentavano per lui un vero tormento; come lui, avevano amanti di entrambi i sessi, ma alla fine restavano allegramente da sole e ritiravano il loso Sé corporeo dal circuito dell’amore fisico. Una volta Sandor riuscì a passare la notte con una di queste donne, ma non vi fu mai l’occasione per un rapporto sessuale, anche se dai suoi abbracci, baci e parole affettuose Sandor si sentì spinto a una specie di muta frenesia erotica. Dopo questa esperienza fu molto sollevato dal fatto che la donna gli offrisse ugualmente la sua presenza: era consapevole che sotto il velo della loro passione erano nascoste una tristezza e una malinconia profonde. Alla fine concluse che questo desiderio desiderio di una donna era uno strano atto d’amore verso il proprio doppio, e l’incapacità di sedurla gli faceva conoscere la tristezza che aveva dato origine a buona parte della sua attività di trisessuale.
La storia di Sandor esemplifica una delle ragioni all’origine dell’amore trisessuale. Isuoi genitori avevano subito gravi perdite nell’infanzia e provavano intense nostalgie. Gli raccontavano la loro storia in dettaglio, dando ai ricordi un carattere un po’ intrusivo rispetto alla vita normale. Si occupavano uno dell’altro con continue premure. Negli anni successivi, Sandor si rese conto che il bisogno reciproco e l’intenso affetto dei suoi genitori erano sentimenti così esclusivi da non lasciare spazio a una terza persona. In un certo senso, il complesso di Edipo dipende, in parte, dalla creazione di uno spazio edipico da parte dei genitori, e se questo spazio non c’è, il complesso edipico del bambino ne risulterà deformato. In effetti, i genitori di Sandor erano affettuosi e sono convinto che Sandor abbia avuto un rapporto molto stretto con sua madre, ma conducevano la vita familiare su su linee affettive biunivoche. Nei momenti in cui amava il padre, la madre sembrava dimenticarsi di Sandor. Nella nostra ricostruzione in analisi, Sandor prima si rivolse alla madre e poi al padre, per formare una storia d’amore di tipo edipico, ma nessuno dei due sembrava in grado di dagli questo tipo di amore. Non gli fu mai concesso il ruolo di rivale, perché non fu mai concepita la trinità della famiglia. Gestiva questa delusione dell’amore oggettuale rivolgendosi al suo corpo come oggetto del desiderio. Per farlo dovette intensificare enormemente la sua vita immaginaria e lo fece nel periodo edipico e nella fase di latenza, immaginando in continuazione di essere l’oggetto eroico del desiderio dell’altro. Alcuni amici, scherzando, dicevano che avrebbe potuto avere chiunque per amante, perché erano stupiti dalle sue conquiste; ma talora notavano la sua apparente indifferenza a un rapporto stabile. Sembrava non aver bisogno degli altri, quanto meno non a livello personale, anche se la sua attiva vita sociale nascondeva questo fenomeno, a tutti tranne che ai suoi amici più intimi
In analisi risultò evidente che egli considerava fondamentale la posizione trisessuale. La passione, etero o omosessuale, era solo uno strumento per suscitare il desiderio dell’altro. L’obiettivo essenziale era quel che veniva dopo: l’inversione della situazione edipica per cui entrambi i genitori entravano in competizione per l’amore del bambino. La sessualità del trisessuale è l’immacolata concezione della sessualità pregenitale. E’ il quadro famigliare prima che la conoscenza della sessualità cancelli l’innocenza e consegni la famiglia iniziale ai ricordi. In questo terreno pre-edipico ci sono tre oggetti del desiderio: la madre (eterosessuale), il padre (omosessuale) e il Sé bambino (narcisistico). L’evoluzione dalla bisessualità all’apparente scelta del Sé come oggetto preferito rappresenta il viaggio di andata e ritorno del trisessuale verso la vita infantile: dalla frustrazione edipica si torna alla gratificazione pregenitale. Scopo di questa situazione pre-edipica è obbligare i genitori ad amare il bambino alle sue condizioni: ammirarlo sempre e provare timore per la sua presenza. Così, in una certa misura, uno degli obiettivi della trisessualità è sconfiggere la sessualità e trasformarla in ammirazione.
Dai genitali agli occhi.
Dal rapporto sessuale agli sguardi.
La trisessualità in questo modo esprime una specie di trionfo infantile sulle condizione della sessualità adulta. Sconfiggendo lo spazio edipico, trascendendo uno spazio che non lo ha mai immaginato, mai accettato, nè mai lo ha fatto vincere (formare identificazioni) nè perdere (mitigare attaccamenti libidici), il trisessuale vive un potere compensatorio. Come vedremo, impersona nel suo essere una funzione psichica e, personalizza ciò che è profondamente inconscio e lo mette a disposizione dell’altro. Anche Sandor ha sempre dato alle sue amanti deluse una gratificazione personale sufficiente a tacitarne la delusione, è vero, però, che le sue donne si sono sentite coinvolte in una strana competizione con il suo Sé corporeo. Nel momento dell’amore manifesto per il loro Sé corporeo, le amanti si debbono essere sentite fiduciose e gratificate. Con estrema delicatezza Sandor ritirava l’investimento sessuale dal loro corpo e lo sostituiva con l’interesse. Sono sicuro che ciò non sfuggiva all’amante, ma probabilmente il passaggio del desiderio sessuale dal corpo dell’altro al proprio corpo può aver mitigato la sensazione che la sessualità stesse scomparendo dal rapporto. La grande competenza di Sandor nei rapporti sessuali era in realtà oggetto di interesse in sé e per sé. Dopo la marea di passione orgasmica l’amante avrebbe provato una soggezione retrospettiva per la gamma di attenzioni sessuali e conoscenze erotiche di cui Sandor disponeva. Il Sé corporeo di Sandor diveniva allora oggetto di grande interesse e gradualmente la coppia attualizzava una fantasia: che la straordinaria e appassionata esperienza di Sandor non potesse essere ceduta al desiderio dell’altra. Sandor l’avrebbe conservata in un posto sicuro dentro di sé, non per il proprio piacere, ma per tenerla da parte in vista dei tempi bui causati dalle delusioni della vita. Questo rinforzava l’idea che Sandor fosse un personaggio straordinario, dato che sembrava non prendesse niente anche se in realtà prendeva tutto dentro di sé. Dai suoi racconti, sembrava che molte persone ritenessero un privilegio essere state amate da lui. Da questa posizione faceva ricadere sull’altro l’ombra dell’oggetto.
LA CONVERSIONE TRISESSUALE:
DAL DESIDERIO AL RICORDO
Qual è la funzione psichica della forma particolare di narcisismo del trisessuale? Cosa da all’altro?
Poiché ciascuno di noi è stato oggetto di un’intensa illusione, potremmo dire che tutti siamo stati oggetto di una seduzione universale. Tutti siamo stati oggetto delle cure e dell’amore materno, proprio come tutti siamo stati svezzati da questo attaccamento. E’ forse possibile che il complesso edipico rappresenti una doppia delusione? Le nostre identificazioni invitano a illuderci di avere potere pari a quello della madre o del padre, finchè non ci accorgiamo della nostra impotenza. Eppure, questo processo non è forse una procedura che sostituisce il desiderio edipico a quello pre-edipico? Nel desiderare di concorrere e di vincere, anche se non si riesce a vincere la battaglia edipica, un idioma del desiderio – l’obiettivo di conquistare una vittoria edipica – sostituisce un’altra forma di desiderio: il desiderio di essere curati con sollecitudine e comprensione dalla madre.
Credo che non sia giusto dire che sia la sublimazione a risolvere il conflitto edipico. E’ invece la partecipazione al conflitto che fa pensare a una risoluzione finale. Coloro che non riescono a risolvere il conflitto edipico sono probabilmente coloro che non sono mai riusciti a entrare in quello spazio da bambini. Non solo sono fissati come Sandor, al regno della sessualità pre-edipica, ma viene loro negata anche l’esperienza della sconfitta benefica, del trionfo del mondo dei genitori sulla vita del bambino che, a mio parere, è una esperienza essenziale per la rimozione delle forme precoci di desiderio.
A Sandor è stato negato l’accesso allo spazio e al conflitto edipico dalla sincerità simbiotica dei suoi genitori, che lo amavano e si occupavano di lui come il futuro che impersona il passato. Entrambi i genitori erano così impegnati nel reciproco ricordo del rapporto con i loro genitori che questi ricordi influenzarono il loro rapporto con Sandor.
Anche se gli dedicavano sempre attenzione, spesso lo precipitavano in ricordi nostalgici, ma dolorosi, del passato. I veri nemici edipici di Sandor erano i fantasmi degli antenati che gli rubavano il posto nel rapporto con i genitori. Ma come i genitori, anche lui erotizzava la funzione della memoria.
Sandor ha bisogno di collocare l’amante attuale nel passato. Preferisce riflettere sull’amante che vivere con lei nel presente, perché anche lei deve diventare un ricordo. In quella posizione la può amare senza angoscia, quell’angoscia che gli fa temere che un coinvolgimento intenso nel presente lo separerà dal rapporto con l’erotismo dei genitori. Ripete, allora, quello che i suoi genitori sono riusciti a fare: ravviva il presente con il rapporto d’amore per dagli sufficiente vigore perché sopravviva come un faro nel passato. Come i suoi genitori, che erano presi dal passato, Sandor usa il presente per crearsi un passato.
Così Sandor deve svolgere la funzione erotica della memoria. Rimette le sue amanti in contatto con una conoscenza passata, dato che tutte vengono visitate da tracce dei loro desideri infantili e dall’apparizione momentanea dello straordinario oggetto, che conferisce privilegi e gratificazioni in un momento chiuso in sé. Usando l’abilità erotica, il trisessuale invita l’altro alla sessualità genitale per respingerla e costringerla a scomparire nel rapporto diadico. Il trisessuale trasforma la passione erotica in una presenza mnestica vivente. Sollecitandone il desiderio, diventa padrone del destino sessuale dell’altro e gli significa la mortalità dell’estasi. Il suo corpo contiene i ricordi delle gratificazioni dell’altro e non è l’oggetto del desiderio, ma la sua provincia mnestica. In questo senso, ha capito che le cure dei genitori incorporano la traccia dei loro genitori e nonni, dato che la madre e il padre testimoniano inconsciamente il loro bisogno di cure materne e paterne precoci. E’ un erotismo dell’assenza.
“Io sono il ricordo di ciò che tu desideri.”
“Io sono il ricordo del tuo desiderio.”
“Io sono il desiderio del tuo ricordo.”
Nel dolce segreto dei primi amori ormai per noi perduti, il trisessuale scopre la voce. Ci parla da un luogo in cui tutti sappiamo cosa sono l’amore della madre e l’amore materno.
IL NARCISISTA E IL TRISESSUALE
Sé la trisessualità è una forma di narcisismo, in che modo differisce dal narcisismo vero e proprio? Questa domanda ci impone di considerare prima come il narcisista vive la sua vita erotica.
Anche se è una spiegazione convenzionale – dato che non è molto psicoanalitica – penso che sia utile iniziare affermando che il narcisista sembra amare solo se stesso. Supponendo che il rapporto del narcisista con se stesso sia stato amoroso e di una certa durata, ci avviciniamo all’attuale idea psicoanalitica della personalità narcisistica, se affermiamo che il narcisista non si guarda più allo specchio, ma prende l’altro per uno specchio. Kohut (1971) ha descritto questa forma di tranfert dello specchio. La fragile ipotesi fatta dal narcisista sulla bellezza intrinseca del Sé differenzia il narcisista dal trisessuale. Mentre il narcisista ipotizza l’amore, il trisessuale lavora attivamente per sedurre l’altro. Modell (1969), che ha descritto l’effetto del narcisista sull’altro, mostra in particolare come può essere noiosa una persona di questo tipo. Il narcisista non fa alcuno sforzo perché pensa di avere tutto quello che gli serve, non cerca un oggetto perché gli oggetti fanno parte del sistema del Sé: questo intende Kohut quando parla di formazione del concetto di “oggetto Sé”. Questa ipotesi non vale per il trisessuale, che non è quasi mai esplicitamente concentrato su se stesso o noioso. Anzi, di solito è molto interessante, seducente e interessato agli altri. Se è lecito il paragone, svolge il ruolo di Eco per Narciso.
Inoltre i caratteri narcisistici tendono a sedurre l’altro in modo passivo, presentandogli l’immagine di un Sé narcisista. Un paziente che rientra in questa categoria di persone tende a mettersi vicino a una donna, in modo da farla innamorare della sua presenza. La invita a essere curiosa di lui e a chiedergli della sua vita. Poi la soddisfa raccontandole la sua storia, che è abbastanza interessante, e piano piano lei si innamora dell’immagine di lui che le viene presentata. A mio parere i narcisisti non cedono all’altro nel rapporto, ma gli offrono un’immagine del Sé equivalente all’oggetto che il narcisista ha di se stesso. E’ una distinzione sottile, ma importante: il narcisista presenta alla donna un’immagine da lui fabbricata, in modo che contemplandolo lei si innamori – se si innamora – dell’immagine del Sé.
Il narcisista si controlla sempre e non si abbandona mai a una vera intimità.
Insiste per percorrere la vita mano nella mano, ma è lui a guidare. Se una donnatenta di sedurre un narcisista, e se la sua seduzione è differenziata a seconda degli oggetti, cosicchè non ammira soltanto il Sé del narcisista, allora costui può essere preso dal panico. Nel caso di un mio paziente, ciò apparve particolarmente evidente nel rapporto con una donna innamorata di lui: questa ne aveva un’immagine una immagine molto diversa da come lui la vedeva. Ne derivò una lotta: o la donna accettava la sua immagine di sé come l’unica possibile, o il rapporto sarebbe finito. Se la donna tentava di difendere la propria immagine di lui, il narcisista la respingeva. Ogni giorno il paziente arrivava in seduta e diceva: ”Sa cosa ha detto di me?”. Oppure: “Lei pensa che io sia fatto in questo modo…”. Era travolto da una rabbia narcisistica perché la donna lo vedeva diverso da come lui si vedeva, e questo gli impediva di apprezzare i lati positivi della percezione della donna.
Per il narcisista, o l’altro si innamora dell’immagine che il narcisista ha di se stesso – così com’è – oppure non è possibile alcun rapporto.
L’immagine del Sé e il Sé, naturalmente, non sono la stessa cosa; anzi in ultima istanza l’immagine del Sé del narcisista è una difesa per non dover affrontare la realtà del Sé. E’ certamente vero che il trisessuale ha altrettanta paura di un rapporto intimo, ma mentre il narcisista dà all’altro un’immagine di sé e si aspetta adorazione, il trisessuale dà all’altro una esperienza incapsulata da ricordare.
Il narcisista dice: “In ciò mi hai trovato meraviglioso”. Il trisessuale dice: “In me hai trovato che è meraviglioso”. Il narcisista si rivolge all’altro in un momento di bisogno e lo invita a condividere la soddisfazione. Il trisessuale si rivolge all’altro con un ricordo, un dolore, un sobbalzo, che risveglia nell’altro la perdita di qualcosa che è conosciuto. Il trisessuale suggerisce all’altro l’intensità dell’amore materno, nel momento in cui la natura dell’essere si sente ispirata dal proprio dall’eros. L’obiettivo del trisessuale consiste nell’essere il ricordo del desiderio dell’altro, nel trasformare l’eros da una procreatività generatrice (divisione in multipli successivi) al desiderio di un ricordo (un’unità). Che famiglia si era creato Sandor? Non si trattava di una famiglia post-edipica, un gruppo differenziato di persone con desideri e interessi indipendenti ma capaci di mutualità. L’esperienza che Sandor viveva del suo gruppo era quella di una famiglia pre-edipica. Man mano che trasformava le amanti in amiche, che le riportava dall’erotismo differenziato allo spiritualismo di uno stato di fusione perturbante, egli penetrava ricordi congelati e li de-rimuoveva agendo lo stato affettivo del Sé del primo rapporto oggettuale.
Tuttavia come propongono Gear, Hill e Liendo (1981), una delle caratteristiche più trascurate nella letteratura sul narcisismo è il grado di potere e autonomia che il narcisista vorrebbe esercitare nei suoi rapporti oggettuali. Invitando l’altro a innamorarsi della sua immagine di sé, il narcisista tende a controllare l’effetto finale che l’altro avrà su di lui. Dietro alla domanda: “chi ha il potere di definire la versione del Sé?”, ce n’è un’altra: “Chi ha il diritto di determinare il fato del Sé infantile?”. A mio parere, a causa dei conflitti nel rapporto iniziale con la madre, il carattere narcisistico ha la ferma intenzione di prendere la posizione della madre. Ne assume la funzione su di sé in modo intenso e rigido. Noi tutti assumiamo in noi alcuni aspetti dell’idioma di cura materno, in quel continuo processo di mettersi in rapporto con noi stessi come oggetto della nostra considerazione e attenzione, ma nel caso del narcisista, siamo di fronte a notevole rabbia e frustrazione verso la madre, cosicché con l’assumere la cura di sé, il narcisista sente un senso di trionfo per aver conquistato ilcontrollo e potere sulle fonti dell’autostima,
Ma mentre il narcisista ottiene potere assumendo il controllo della sua versione di se stesso(con tutto ciò che comporta), il trisessuale trova il potere nel rifiutare qualsiasi autorità o influenza diretta. Il trisessuale trova forza non in quello che acquisisce o possiede, ma in ciò a cui rinuncia. Trova il potere nel sembrare Eco. Da all’altro, ma limitando la funzione sia la sua funzione sia l’influsso dell’altro. Diventa testimone della memoria, il testimone della storia, la rappresentazione di un’area rimossa del Sé dell’altro. Gli ex amanti pensano che conservi parti preziose di loro e , quando lo incontrano, provano sempre il piacere segreto dei ricordi comuni.
RIFLESSIONI FINALI
Spesso mi sono chiesto, quando Sandor mi raccontava le storie dei suoi amori, perché quasi nessuna di queste donne protestasse. Forse nessuna si è mai sentita sfruttata? Eppure penso che lui usasse le persone. Poi mi sono reso conto che tutte le sue donne sapevano in anticipo che lui era speciale. Lo sapevano prima di diventare oggetto della sua seduzione. Inoltre, sapevano che lui era ammirato e “amato” da persone di entrambi i sessi e nessuno dubitava mai che Sandor fosse felice di essere quello che era. Credo che queste amanti fossero predisposte a essere amate da una persona speciale, affascinante e interessante, che significava un tipo particolare di erotismo, e vivessero la conquista narcisistica di aver “avuto” un amore così straordinario, con la soddisfazione di averlo usato a beneficio del loro narcisismo.
Sandor vive con loro in pochi giorni tutta la vita pre-edipica. Le amanti cominciano questo rapporto e sono trasportate in un posto speciale (casa sua), in cui sono oggetto di una specie di strana preoccupazione materna. Dal momento che questa storia d’amore è tra due adulti, sembrerebbe che l’amore reciproco debba essere gratificato dalla sessualità genitale; è invece una rappresentazione inconscia di una situazione di intenso allattamento. Man mano che l’amante viene “svezzata” dall’erotismo, viene collocata in un ambiente in cui può guardare questo Sandor-madre da una certa distanza. Sembra non esserci stata alcuna perdita, alcun rimpianto, alcuna rabbia. Solo una sensazione di meraviglia e di gratitudine. Si vede chiaramente come Sandor cerchi di utilizzare l’illusione dell’amore incondizionato per creare un delirio: che l’amore in realtà esista, tanto che non si sente dolore, perdita, rabbia. Solo distorcendo la vita pre-edipica, sfuttando gli stati narcisistici del Sé, Sandor può far durare questo effetto sulle amanti e sugli amici.
Penso che probabilmente le amanti di Sandor si rendano conto del fato che incombe su di loro, e forse anche loro cercano l’intensificazione del passato, perché sanno che la storia d’amore con Sandor sarà solo momentanea. Tra persone fragili, o tra le persone che cercano una prova dell’esistenza dell’amore incondizionato, uno come Sandor riesce a prosperare. Per alcuni sarà un secondo avvento.
Un trisessuale è una persona rara ma inconfondibile. Lo distinguo dal carattere narcisistico normale perché ritengo sia importante sottolineare che è una persona affascinante, molto popolare e notoriamente innamorato di se stesso, senza però mai arrivare a eccessi. Chi lavora con una persona di questo tipo può cercare di sfuggire alla complessità del suo carattere convincendosi che in realtà il trisessuale sia molto superficiale. Ma un giudizio di controtranfert di questo tipo, a mio parere, rispecchia il desiderio dell’analista di semplificare ciò che è complesso e di ridurre le difficoltà con il lavoro con il trisessuale. Perché di solito costui è veramente una persona di talento, colta e intelligente, dotata di intuito e di capacità di socializzazione. Non appare subito come un Don Giovanni, è anzi comprensibile che sia oggetto di notevoli speculazioni.
Anche se gli altri cercano di capirlo, di collocarlo in una posizione nota, difficilmente ci riescono: la capacità di eludere la conoscenza fa parte del suo mistero.
Quindi, le ipotesi sul fatto che sia omosessuale o bisessuale non trovano conferme. Nessuno lo sa davvero.
Possiamo dire, allora, che quando le persone si innamorano di uno come Sandor, sono innamorate nel vero senso del termine? Credo che la risposta debba essere negativa, soprattutto se intendiamo amore nel senso maturo della parola. Eppure qualche forma d’amore c’è. E’ presente come il ricordo che tutti noi conderviamo del primo amore oggettuale. Coloro che si innamorano di Sandor, sono coinvolti in qualcosa di simile a un errore di persona. Forse vivono un’esperienza che tutti prima o poi viviamo, quella di camminare in una strada affollata e di vedere qualcuno da lontano. Ma non può essere lui! Un vecchio amico d’infanzia, che non vediamo da trent’anni. Il cuore comincia a battere, camminiamo più in fretta. Cerchiamo le parole per questo incontro dopo tanti anni. E proprio all’ultimo, quando stiamo per chiamarlo per nome, ci accorgiamo di esserci sbagliati. Eppure sembrava proprio quell’amico, e mentre ci allontaniamo, certamente delusi (anche se un po’ sollevati), possiamo cominciare ai momenti passati con lui. La stessa esperienza, anche se ovviamente vissuta in modo diverso, può verificarsi quando qualcuno ci fa pensare a una persona cara che è morta. Può essere un errore conturbante ma profondo.
Coloro che si innamorano di Sandor commettono questo errore di identità. I sentimenti dell’amante, tuttavia, sono spesso profondi e intensi, proprio come nel caso dell’errore di persona.
Sandor lo sa; è la sua funzione.
Sa di essere l’immagine di un desiderio della memoria, e questo gli da un senso di potere, di significato e di compensazione.
Raramente e all’improvviso, Sandor va a trovare un’ex amante. Con una notte di intenso erotismo riemerge dal passato e dà all’amante un’immagine vivida delle antiche gratificazioni. Quando se ne va la mattina dopo, la donna sente di aver vissuto un sogno erotico molto intenso, in cui il passato è stato rivissuto. In queste rare occasioni, gli amanti non condividono solo il ricordo dell’eros, ma anche l’eros del ricordo.
E’ in quel luogo psichico che il trisessuale vive ed agisce come il custode immaginario deli ricordi.
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Solo per sabato 7 ottobre 2023 dalle ore 17:00 alle ore 19:00 viene messa a disposizione la possibilità di poter effettuare un primo colloquio psicologico gratuito presso lo Studio di Via San Vito, 6 di Milano.
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Jaques Darrida nasce nel 1930 in un quartiere di Algeri, El Biar, da una famiglia di ebrei sefarditi e da bambino sogna di diventare un famoso giocatore di calcio.
Si trasferisce presto in Francia dove seguirà gli studi con scarso interesse proprio a causa del suo carattere poco incline al rigore alla disciplina.
Il rapporto con gli studi risulterà piuttosto problematico. Nel 1951 dopo una serie di difficoltà è ammesso École Normale Supérieure di Parigi dove si laurea nel 1954, in questo periodo si interessa della filosofia esistenzialista di Sartre e legge con crescente interesse Heidegger e Nietzsche.
Jacques Derrida nel 1957 ottiene una borsa di studio all’università di Harvard e si trasferisce negli Stati Uniti.
Da questo momento in poi Derrida inizia un percorso accademico che lo porterà nel giro di un decennio a raggiungere una grande notorietà sia in patria che all’estero.
Nel 1966 con la conferenza dal titolo “La struttura, il segno e il gioco nel discorso delle Scienze Umane” Derrida inaugura un nuovo atteggiamento filosofico che chiama “decostruzionismo” atteggiamento volto ad operare una de-costruzione della tradizione filosofica occidentale in nome di una libera interpretazione dei significati prodotti dalle diverse costruzioni metafisiche.
Decostruzionismo
Il decostruzionismo risponde all’esigenza di tradurre linguisticamente e semanticamente l’invito heideggeriano alla Destruktion dei concetti della metafisica.
Per quanto Derrida si sottragga a ogni tentativo di definizione della decostruzione, essa può essere descritta come confronto serrato con i testi e gli autori della filosofia occidentale nell’intento di mettere in luce i presupposti impliciti, i pregiudizi nascosti, le contraddizioni latenti della cultura e del linguaggio che, non troppo consapevolmente, l’uomo adotta.
Influenzato dalla fenomenologia di Edmund Husserl e dall’ontologia fondamentale di Martin Heidegger, il suo pensiero si concentrò inizialmente sui problemi epistemologici della filosofia francese degli anni sessanta, riguardanti lo statuto delle scienze umane, il contributo della psicoanalisi e della linguistica e il superamento dell’umanesimo.
In seguito, a partire dagli anni ottanta e novanta, l’interrogazione di Derrida si rivolse a temi di carattere etico e politico, fra cui il cosmopolitismo, la natura della democrazia, i diritti umani e animali.
La personalità di Derrida resta controversa ed eccentrica anche negli anni della maturità. Per esempio acconsentirà solo nel 1979 durante i cosiddetti Stati Generali della filosofia a farsi fotografare in pubblico per la prima volta.
Negli anni 80 il pensiero di Derrida è criticato da più parti a causa della sua ambiguità e della sua incomprensibilità soprattutto dai cosiddetti filosofi analitici al punto che nel 1992 alcuni tra questi filosofi contestano l’attribuzione a Derrida della laurea honoris causa all’Università di Cambridge.
Negli ultimi anni la filosofia di Derrida si concentra maggiormente sulle questioni politiche e su temi morali come l’amicizia e la morte. Muore a Parigi nel 2004 all’età di 74 anni.
Derrida sarà dunque una figura controversa all’interno della tradizione filosofica che il suo lavoro intende distruggere. La filosofia è, per Derrida, un viaggio mai concluso. Ogni filosofia che si definisce in possesso della certezza rifiuta l’evidenza originaria della sua caratteristica fondante che è la mutabilità.
https://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2022/09/JAQUES-DERRIDA.jpg4951030Donato Saullehttps://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2022/01/psicologo-milano-Donato-Saulle.pngDonato Saulle2022-09-25 18:36:062022-09-26 19:24:28LA DECOSTRUZIONE DI JACQUES DERRIDA
PRIMO COLLOQUIO GRATUITO SOLO PER SABATO 1 OTTOBRE 2022
Solo per sabato 1 ottobre 2022 dalle ore 17:00 alle ore 19:00 viene messa a disposizione la possibilità di poter effettuare un primo colloquio psicologico gratuito presso lo Studio di Via San Vito, 6 di Milano.
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“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”
La psicologia on-line diventa di particolare importanza quando vi sono alcune condizioni che non consentono di recarsi nello studio del professionista.
A volte, infatti, è difficile allontanarsi dal proprio domicilio per svariate ragioni.
E’ opportuno sottolineare che, il diritto alla riservatezza e quindi l’obbligo del segreto professionale verranno assolutamente rispettati e che quindi, tutti i dati sensibili e non, verranno trattati nell’assoluto rispetto della normativa sulla privacy (L. 196-2003).
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Puoi relazionarti con uno specialista del supporto psicologico anche se si è distante o in un altra nazione ma soprattutto si ha la possibilità di ricevere un servizio psicologico di qualità come se ci trovasse all’interno dello studio dello psicologo.
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il colloquio on-line è untile come primo passo per individuare l’intervento più adatto;
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la “presenza virtuale” può favorire l’espressione delle proprie problematiche diminuendo l’imbarazzo in caso di situazioni personali vissute come difficili da comunicare ed è più adatto per coloro che vogliono parlare in maniera più diretta con lo psicologo.
E’ inoltre importante precisare che il servizio è rivolto a maggiorenni.
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Bisogna comunque rispettare alcune regole come ad esempio essere soli in stanza, evitare qualsiasi tipo di disturbo.
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L’organizzazione del campo percettivo in figura e sfondo, che fu introdotta da Edgar Rubin* mise in risalto come la figura emergente è generalmente contraddistinta da contorni definiti che rappresentano il focus dell’attenzione ed è caricata di una maggiore energia di relazione con l’osservatore.
Lo sfondo, al contrario, rappresenta il resto del campo visivo ed è caratterizzato da attributi inversi a quelli menzionati per la figura emergente.
E’ interessante notare come allo stesso Rubin non sfugga l’importanza dell’esperienza passata dell’osservatore nell’investire di connotati affettivi gli elementi del campo osservato,
di qui la tendenza non casuale a privilegiare l’uno o l’altro elemento come focus dell’attenzione.
Kurt Lewin** attuò un importante esperimento di memoria.
In quest’esperimento Lewin diede ad un certo numero di persone dei problemi da risolvere. Non era stato loro detto che era un test di memoria, ma avevano l’impressione che fosse eseguito un test di intelligenza.
Il giorno dopo fu loro chiesto di scrivere i problemi che ricordavano, e, abbastanza strano, erano proprio i problemi non risolti ad essere ricordati di più di quelli che erano stati risolti. […]
La parola “soluzione” indica la scomparsa e la dissolvenza di una situazione confusa e l’emergere di una situazione, in qualche modo, meglio “definita”.
A volte viviamo malesseri dovuti a situazioni “confuse” che con l’aiuto di un terapeuta possono essere meglio definite e risolte o accettate anche in un tempo breve.
Per fare questo è necessario superare comprensibili paure, pregiudizi o – a volte – legittime e fondate convinzioni sconfortanti nei confronti della psicoterapia per provare ad affidarsi, di nuovo, a qualcuno che potrebbe esserci utile per superare un momento di “impasse” senza perdere fiducia e speranza che questo mezzo ci possa aiutare.
*Edgard Rubin è stato uno psicologo danese, che condusse attorno al 1915 delle analisi approfondite sulle caratteristiche del fenomeno di Figura-Sfondo
**Kurt Zadek Lewin (1890 – 1947) è stato uno psicologo tedesco pioniere della psicologia sociale.
https://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2022/09/un-problema.jpg4951030Donato Saullehttps://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2022/01/psicologo-milano-Donato-Saulle.pngDonato Saulle2022-09-19 14:17:592022-10-18 13:27:03UN PROBLEMA NON RISOLTO
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