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LE PERLE AI PORCI

PARANOIA E SISTEMI RELAZIONALI

“Stanno giocando un gioco.
Stanno giocando a non giocare un gioco.
Se mostro loro che li vedo giocare infrangerò le regole e mi puniranno.
Devo giocare al loro gioco, di non vedere che vedo il gioco” 
R.D. Laing

PARANOIA E SISTEMI RELAZIONALI

Quando la mente è considerata in termini di “extracelebrale” e “intracelebrale”, localizzare la patologia di un individuo nella mente, non indica se è all’interno o all’esterno della persona stessa.

La patologia può essere nell’individuo, nel suo contesto sociale o nell’interazione tra i due. Il confine artificiale diviene sfumato, perciò l’approccio al sintomo può cambiare.

Da questo punto di vista il tipo di terapia che ci si propone di illustrare si rifà a tre assiomi. Ciascuno ha un’accentuazione completamente diversa rispetto all’assioma relativo alla terapia individuale

Il primo assioma

Primo, la vita psichica di un individuo non è un processo totalmente interno.

L’individuo influenza il suo contesto e ne è influenzato tramite costanti e ricorrenti sequenze interattive.

L’individuo che vive, per esempio, in una famiglia è membro di un sistema sociale a cui deve adattarsi.

Le sue azioni sono regolate dalle caratteristiche del sistema, e queste caratteristiche riguardano anche gli effetti delle sue azioni passate.

Il soggetto quindi risponde alle tensioni in altre parti del sistema a cui si adatta e può contribuire in modo significativo a provocare tensioni in altri membri del sistema.

L’individuo può essere visto come un sottosistema o una parte del sistema tenendo però conto del tutto.

Il secondo assioma

Il secondo assioma che sottende questo genere di terapia è che i cambiamenti nella struttura famigliare contribuiscono ai cambiamenti nel comportamento e nei processi psichici interiori dei componenti del sistema.

Il terzo assioma

Il terzo assioma è che quando uno psicoterapeuta lavora con un paziente o con una famiglia, il suo comportamento diventa parte del contesto.

Lo psicoterapeuta si unisce per formare un nuovo sistema terapeutico.

Quel sistema poi regola il comportamento dei suoi membri.

Questa teoria, e cioè che il contesto influenza i rapporti interiori; che i cambiamenti di contesto producono cambiamenti nell’individuo; che il comportamento del terapista è significativo nell’attuare un cambiamento, hanno sempre appartenuto al fondamento razionale della terapia.

Sono stati il retroterra della letteratura sulla psicoterapia.

Tuttavia non sono mai divenuti centrali nella prassi psicoterapeutica, dato che l’artificiosa dicotomia tra individuo e ambiente continua a esistere.

Un esempio

Un esempio si può ricavare da concetti di paranoia e dalle modalità di pensiero paranoico, perchè è proprio in questo campo che una comprensione del contesto del paziente è essenziale.

Eppure, in termini intrapsichici, la paranoia è vista come un disturbo formale del pensiero, in cui la percezione degli eventi è determinata dai processi interni.

Secondo quanto scrive Haron Beck:

“tra le persone, la sequenza percezione-cognizione-emozione è ampiamente dettata dal carattere di richiesta della situazione-stimolo… [tuttavia] la persona che soffre di paranoia e quindi di un disturbo paranoico può astrarre in maniera selettiva quegli aspetti della sua esperienza che sono coerenti con la sua idea preconcetta di persecuzione e può dare dei giudizi arbitrari che non hanno fondamento in un reale condiviso.

Questi di solito, si manifestano leggendo, negli eventi, contenuti e significati nascosti.

Inoltre nella paranoia il soggetto tende a generalizzare eccessivamente episodi isolati di intrusione, discriminazione e così via.

In questi termini, la paranoia è un fenomeno psichico interno che solo tangenzialmente si riferisce alla realtà.

Confrontiamo questo passo con una concezione che tenga in debito conto il contesto ambientale.

Erving Goffman

Erving Goffman che ha studiato la paranoia, in uno studio su pazienti sofferenti di sintomi paranoici ha rilevato che nei primi stadi di sviluppo del sintomo il contesto sociale è complementare al paziente che sostiene la propria malattia.

Gruppi sociali significativi, quali colleghi, compagni di lavoro, cercano di trattenere il paziente, giacchè i sintomi hanno un effetto distruttivo.

Generalmente lo evitano e lo escludono dalle decisioni.

Oppure si servono di uno stile d’interazione allegro, pacificante e non impegnato, che attenua il più possibile la partecipazione del paziente.

Lo possono perfino spiare, o possono formare una rete di complice intesa, in modo da indurlo e un pò a “forzarlo” a ricevere un trattamento psicoterapeutico.

Il loro comportamento per quanto ben intenzionato e il loro atteggiamento di segretezza tuttavia inducono il paziente a sviluppare ulteriori sintomi paranoici e lo privano di spontanee reazioni correttive e di auto-ricerca di un aiuto esterno, fino ad arrivare alla conseguenza ultima di costruire intorno al paranoico una vera e propria comunità paranoica che a questo punto si costituisce su elementi di realtà.

Il comportamento paranoico

Si è visto che il comportamento paranoico, la paranoia e il pensiero paranoico possono essere attivati in modo sperimentale anche in professionisti senza tratti paranoici e con un alto grado di istruzione (a dimostrazione del fatto che il grado di istruzione non protegge dai sintomi descritti), ad esempio mediante esperienze comunitarie come quelle attuate negli Istituti della Tavistock Clinic.

In una situazione sperimentale che coinvolge un gruppo ampio, dai trenta ai cinquanta partecipanti sono seduti in cerchi concentrici che vanno da tre a cinque.

I membri della facoltà sono sparsi nei cerchi vestiti con abiti di lavoro, con una espressione impassibile e silenziosi.

Al gruppo è stato dato un compito ambiguo: quello di studiare il proprio comportamento.

All’interno di questa struttura d’esercizio senza leader, i partecipanti fanno affermazioni che non sono dirette a nessuno in particolare. A causa della disposizione in cui sono seduti, metà di essi hanno le spalle voltate e non possono vedere colui che parla.

Non si sviluppa dialogo.

Una dichiarazione può essere seguita da altre in un posto diverso.

In tal modo le comunicazioni non sono convalidate da reazioni di conferma o di dissenso da parte di altri.

Ripetutamente si nota la rapida apparizione di comportamenti singoli di sospetto e confusione sulla natura della realtà sperimentata, segue, come sempre all’interno di un gruppo con una comunicazione non chiara, la ricerca di un bersaglio,  l’identificazione di “capri espiatori” e infine la definizione di alcuni membri del gruppo come “persecutori onnipotenti”.

In questo contesto sperimentale

In questo contesto sperimentale, la paranoia e il “pensiero paranoico” invariabilmente si sviluppa ed è espresso anche da quei partecipanti che hanno invece sempre avuto una vita e una storia di sviluppo assai diverse e con un adeguato adattamento alla realtà.

Non sono un amante degli esperimenti, che in psicologia, oltretutto, non garantiscono nulla di scientifico dal momento che ogni persona è singola, particolare e non standardizzabile, però può essere utile osservare come nascono alcuni comportamenti che confermano che l’esperienza individuale dipende dalle caratteristiche idiosincratiche dell’individuo nel contesto di vita in cui si trova ad operare in un dato periodo della sua vita.

In pratica, in determinate condizione e contesti, la paranoia si sviluppa anche in soggetti a basso rischio.

Quindi in questa struttura teorica, in particolare rispetto alla paranoia non si ignora l’individuo.

Il presente di un soggetto è formato dal suo passato e dalle condizioni in cui vive.

Parte del suo passato sarà presente, contenuto e modificato dalle attuali interazioni.

Sia il suo passato che le sue qualità distintive sono parte del contesto sociale, che influenzano nella stessa misura in cui il contesto influisce sull’individuo.

Ciò che emerge è il rispetto per l’individuo, per la persona nel suo contesto, il tenere in considerazione non solo le caratteristiche inerenti o acquisite del soggetto ma anche la sua interazione nel presente.

L’uomo è dotato di memoria; è il prodotto del suo passato. Allo stesso tempo, le sue interazioni con le situazioni in cui vive sostengono, qualificano o modificano la sua esperienza e il suo comportamento futuro.

La persona che ha sintomi paranoici

La persona che ha sintomi paranoici, come di qualsiasi altro sintomo che ne impedisce la spontanea espressione di tutte le sue potenzialità è una persona che soffre e ha sofferto, la sua storia di vita lo ha portato a trovare forme di adattamento che si rivelano poi essere la fonte del sintomo.

Mi trovo spesso a pensare, quando ascolto queste storie, che anche io probabilmente, nelle stesse condizioni avrei sviluppato quel sintomo.

Tuttavia non è utile una comprensione intellettuale del disturbo, solo quello non serve, e può essere, anzi, fonte di ulteriore frustrazione.

Quello che è utile in questi casi è cercare di uscire dal cerchio chiuso della coazione a ripetere inserendo un elemento umano, trovare una forma nuova e “sana” di comunicazione.

Una delle possibilità è quella di sperimentare una nuova modalità di relazione con un terapeuta, che si pone fuori dalla rete relazionale e sociale in cui la persona è inserita e che garantisca appunto il rispetto e la comprensione della propria esperienza e dei propri valori e orientamenti personali, che garantisca la riservatezza, il rispetto e la comprensione della propria storia.

ARGOMENTI ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

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Dott. Donato Saulle

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Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO  – Cell. 3477966388blu psicologo milano

Il presente post ha il solo scopo di divulgare il libro da cui è stato tratto senza scopo di lucro.

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Tratto da:
Minuchin S. – Famiglie e terapia della famiglia – Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini
Immagine: Michelangelo, Cappella Sistina

Tags: paranoia, paranoia e sistemi relazionali

SULLIVAN FOTO

HERBERT STACK SULLIVAN – IL CAMPO RELAZIONALE

Herbert Stack Sullivan 

Psichiatra e psicanalista statunitense (1892 – 1949) può essere considerato, insieme a K. Horney e a E. Fromm, il massimo esponente della tendenza culturalista neo-freudiana negli USA.
Ebbe una grande influenza nell’ambiente psicoanalitico specie per l’idea che egli aveva del disturbo mentale e per il suo modo di impostare il rapporto con il paziente

Il pensiero

Sullivan sosteneva che tutti i comportamenti umani sono la somma delle varie motivazioni che influiscono sulla persona in ogni momento specifico. Il senso della scelta è un riflesso nella coscienza della convergenza di vari motivi che si riconducono ai bisogni di soddisfacimento e di sicurezza.
Dunque il suo contributo sulle tecniche del colloquio clinico, in cui delineava un approccio meno nosografico e più interpersonale rispetto ai modelli classici, ha avuto molta influenza nella psichiatria statunitense degli anni tra il ’40 e ’50.

Il colloquio

Nel suo approccio, il colloquio diviene uno strumento non solo diagnostico, ma anche di analisi delle dinamiche relazionali usate dal soggetto, di cui questi non è sufficientemente consapevole.
Il superamento di tali “disattenzioni selettive” nei confronti dei propri stessi processi relazionali diviene quindi parte del processo terapeutico.
Nel 1954, come psicologo, psicologo clinico e psicoterapeuta, nel delineare lo sviluppo della psicologia individuale pose l’accento sui bisogni di sicurezza e sui vissuti di angoscia, interpretati come risposta alla frustrazione dei bisogni primari.

Il campo relazionale

Nell’analisi della personalità operò uno spostamento dai rapporti e conflitti intrapsichici alle dinamiche interpersonali, formulando una teoria basata sulla nozione di “campo relazionale”, secondo la quale la personalità individuale è un prodotto dell’interazione di campi di forza interpersonali, di contesti relazionali non solo reali ma anche immaginari, che agiscono come “personificazioni” interiori anche in situazioni di isolamento.

Quindi in quest’ottica il rapporto terapeuta-paziente non è più concepito secondo lo schema sano-malato, ma come un tentativo di reciproca comprensione nel quale, il terapeuta, sviluppa un maggiore atteggiamento empatico riconoscendo l’importanza delle determinanti ambientali e sociali e si propone di individuare insieme al paziente, con rispetto e ascolto, gli eventi scatenanti del malessere e le motivazioni dell’isolamento per comprendere i vissuti correlati e il significato che questi eventi assumono nella narrazione di vita dello stesso.

ARGOMENTI ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulleblu psicologo milano

Fonte:
U. Galimberti – Psicologia – Garzanti
it.wikipedia.org/wiki/Harry_Sullivan
Tag: Herbert Stack Sullivanblu psicologo milano

STUDIO

Studio di Psicologia Clinica e Psicoterapia – Dott. Donato Saulle

“Esperienza e professionalità”

Spesso si pensa che i problemi di tipo psicologico necessitino di un intervento lungo e costoso.
Con un percorso di psicoterapia integrata a volte si verificano condizioni particolarmente favorevoli e il problema si sblocca in poche sedute permettendo alla persona di recuperare la fiducia nelle proprie capacità personali.
Il Dott. Donato Saulle, opera come psicoterapeuta e psicologo clinico a Milano e propone colloqui di psicoterapia.
A tutti può capitare di attraversare periodi in cui il proprio senso di benessere sembra svanire, di non riuscire più a svolgere adeguatamente le varie attività quotidiane, di non sentirsi a proprio agio con gli altri, di vivere un momento di difficoltà emotiva o sentimentale.
A volte queste difficoltà si prolungano nel tempo, ci impediscono di vivere come vorremmo e nonostante tutti i nostri sforzi non riusciamo a superarle e sentiamo il bisogno di parlarne liberamente con qualcuno che sappia ascoltare.
In questo caso può essere utile un aiuto esterno per risolvere il problema che se affrontato e superato può contribuire alla propria crescita personale e al raggiungimento di un maggior grado di serenità e benessere.
Chiedere, anche con un solo colloquio, il parere di uno psicoterapeuta, significa avere la totale riservatezza garantita dal segreto professionale e l’opinione di un professionista per tutti quei problemi che non si riescono a risolvere da soli.
Chiedi informazioni in qualsiasi momento e senza impegno.

“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”

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Formazione

  • Laureato in Psicologia presso l’Università degli Studi di Pavia
  • Psicologo
  • Psicologo Clinico iscritto all’Albo degli Psicologi della Lombardia n. 03/12876
  • Biennio di specializzazione in psicoterapia Cognitivo Comportamentale
  • Biennio di specializzazione in piscoterapia a indirizzo Psicodinamico
  • Psicoterapeuta
  • Iscrizione all’Albo degli Psicoterapeuti della Lombardia n. 03/12876

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Psicologo Milano -Psicoterapeuta – Via San Vito,6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. 3477966388depressione psicologo milano

Collaborazioni

Tessera di iscrizione all’Albo degli Psicologi e Psicoterpeuti della Lombardia n. 03/12876 
La documentazione relativa al percorso formativo e professionale dichiarato è disponibile, su richiesta del paziente, presso lo studio del Professionista.blu psicologo milano

Convegni – Seminari – Workshop

Ho assistito ai seguenti incontri:

“Dialogo sulla cultura e il linguaggio”

Dott. Paolo Crepet
Festival della Filosofia, Mantova, Piazza Castello, 09.09.2000

“La psicoanalisi e l’adolescenza”

Prof.ssa Silvia Vegetti Finzi
Ciclo di Convegni promosso da Associazione Culturale Punto Rosso, Milano, 26.02.2001

 “Teoria dell’attaccamento e psicopatologia dell’adolescenza”

Dott. E. De Vito, Università degli Studi di Pavia, Pavia, 21.09.2001

 “La memoria umana: modelli ed esperimenti”

Prof. M.Shiffrin e Prof. E.Pessa
Ciclo di Convegni tenuti presso Università di Pavia, Pavia, 04.10.2001

 “Neuropsicologia e riabilitazione cognitiva”

Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia
Azienda Ospedaliera Riguarda Cà Granda, Milano, 22.10.2001

 “L’alleanza terapeutica con il paziente Borderline”

Prof.ssa Lavinia Barone – Dott. E. Caverzasi
Dipartimento di Scienze Sanitarie Applicate e Psicocomportamentali
Pavia, 26.10.2001

“Attualità in psicopatologia e in clinica psichiatrica”

Prof. Carlo Maggini
Università degli Studi di Pavia, Pavia, 28.11.2001

 “La linea d’ombra dell’adolescenza”

a cura di Silvia Vegetti Finzi
Convegni – Casa della cultura, Milano, novembre/dicembre 2001

 “Vincere stress e depressione”

Prof. Silvio Scarone
Fondazione “Le Stelline”, Milano, 20.10.2002

“Prevenzione Psicologica per adolescenti”

Dott. R. Rocca e Dott. G. Stendono, Milano, 28.10.2002

 “Segnali di benessere. Segnali di malessere”

Proff.ssa Silvia Vegetti Finzi
Casa della Cultura, Milano, ottobre/novembre

depressione psicologo milanoPsicologo Milano – Donato Saulle – Via San Vito,6 (angolo Via Torino) – Milano – cell. 3477966388depressione psicologo milano

 “Affrontare le impassess – Strutturare gli interventi”

Modelli concettuali e strumenti metodologici in psicologia clinica e psichiatria
Prof.ssa Lavinia Barone e Prof. Edgardo Caverzasi
Università degli Studi di Pavia/Centro AfaR, Pavia, 25.10.2002

“Oltre ogni abuso: droghe e dipendenza in un mondo che cambia”

Dott. R. Gatti
Dipartimento di Salute Mentale, Azienda Ospedaliera San Paolo, Milano, 09.11.2002

“Il disagio invisibile”

a cura di Silvia Vegetti Finzi
Convegni – Casa della cultura, Milano, ottobre/novembre 2002

“Corpo naturale, corpo culturale”

Dott. Gustavo Pietropolli Charmet
Casa della cultura, Milano, 11.11.2004

“Adolescenti e droghe”

Proff. Alfio Maggiolini
Casa della cultura, Milano, 18.11.2004

“Emozioni e disagio in adolescenza”

Prof. A.Pagnin, S. Vegetti Finzi, L.Barone
Università degli studi di Pavia, Pavia, 18.01.2005

“Analisi dei vissuti psicologici delle vittime di maltrattamento”

Dott. C.Foti
Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia
presso la Questura di Pavia, Pavia, 15.03.2005

“Ascolto necessario: un’esperienza di perizia minorile”

D.ssa Rostagno
Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia
presso la Questura di Pavia, Pavia, 07.04.2005

“Trauma e memoria: distorsioni metacognitive”

Prof. T.Vecchi
Convegni c/o Dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia, 12.04.2005

“Trasformazioni. Segnali di disagio. Significati”

Collegio Ghislieri, Pavia, 28.03.2007

“L’utilizzo clinico del Rorscharch Comprehensive System”

Prof. Stephen E.Finn
Alta Scuola Agostino Gemelli, Milano, 07.11.2009

“Behavioural case formulation”

Prof. Peter Sturmey
IESCUM – Istituto Europeo per lo Studio del Comportamento Umano
Bressanone, 01-03.06.2010

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Dott. Donato Saulle
PSICOLOGO MILANO DONATO SAULLE

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ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

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Sul sito LinkedIn potete trovare uno spazio dedicato alla discussione di post inerenti la psicologia clinica e la psicoterapia.

Il nome del gruppo è “Argomenti di psicologia e psicoterapia”

L’indirizzo web di LinkedIn è il seguente:

https://www.linkedin.com/groups/8306115

oppure sulla pagina Facebook:

https://www.facebook.com/groups/argomentidipsicologia/

Le informazioni e il regolamento del gruppo sono i seguenti:

“Argomenti di Psicologia e Psicoterapia” intende far conoscere le principali teorie psicologiche, approfondire e divulgare il pensiero degli esponenti più significativi nel campo della Psicologia e della Psicoterapia.

Il Gruppo ha finalità aggregative e informative.

Chiunque può proporre i propri post per la pubblicazione possibilmente attinenti all’impostazione del gruppo e rispettosi delle altrui sensibilità.

I post devono essere attinenti ai temi del gruppo, non offensivi; mossi da intento costruttivo, non provocatori o inutilmente polemici.

I post e le discussioni sono tuttavia pubblicati, o rimossi, con insindacabile giudizio degli amministratori.

Gli amministratori sono persone che regalano un po’ del proprio tempo agli utenti per permettere di mantenere nel gruppo un tono costruttivo.

Per poter amministrare il gruppo, alle volte saranno prese misure drastiche quali la cancellazione di post che violano il regolamento e l’espulsione degli autori degli essi.

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