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INCONTRI CON UOMINI STRAORDINARI

INCONTRI CON UOMINI STRAORDINARI

di Georges I. Gurdjieff

Gurdjieff è una delle più enigmatiche, controverse e soggioganti figure che abbiano traversato questo secolo.

Per molti, incontrarlo volle dire «cambiare la vita», imparare a essere: fra questi René Daumal, Katherine Mansfield, il filosofo Uspenskij.

E molti furono anche i suoi nemici e denigratori, che videro in lui soltanto un mistificatore dai pericolosi poteri.

Quando Gurdjieff arrivò in Francia, nel 1922, accompagnato da un piccolo gruppo di seguaci, già lo precedevano disparate leggende.

A Parigi, in breve tempo, dopo che egli ebbe costituito la comunità del Prieuré, presso Fontainebleau, si cominciò a parlare di lui come di un maestro inaudito e sconcertante, che insegnava innanzitutto – con l’ausilio di tecniche che sembravano collegate ad antichissime dottrine orientali – a risvegliarsi da una vita di automi addormentati.

Tale, infatti, egli giudicava la vita normale degli occidentali.

Da quel momento fino alla morte, avvenuta a Parigi nel 1949 l’insegnamento di Gurdjieff si diffuse comunque capillarmente, toccando le persone più diverse e ancora oggi i suoi seguaci sono sparsi in ogni parte del mondo.

Il Libro

Con Incontri con uomini straordinari, pubblicato postumo nel 1960, Gurdjieff non ci introduce soltanto al suo insegnamento, ma solleva il velo sulla sua vita precedente all’arrivo in Francia.

Per lui, comunque, come per i sapienti antichi, velare e svelare sono lo stesso gesto, sicché tutto si troverà in queste memorie salvo un taglio di esattezza documentaria:

questi ricordi, strabilianti come un sontuoso romanzo d’avventure, animati in ogni riga da una sapiente buffoneria e da un’ispida bruschezza, raccontati nella stessa maniera che usava nella vita, «con una semplicità orientale che sconcertava per la sua apparenza di ingenuità», sono per Gurdjieff innanzitutto uno strumento per iniziare il lettore alle sue dottrine, per sottoporlo a una serie di choc e di paradossi che possono orientarlo verso il risveglio.

Dal padre di Gurdjieff, splendida figura di cantore mediorientale, ai suoi imprevedibili amici e compagni in spedizioni nel cuore dell’Asia, alla ricerca della Conoscenza nascosta, vediamo sfilare davanti ai nostri occhi una serie di persone che hanno come una dimensione in più del reale, un po’ come la coscienza nel senso di Gurdjieff ha tutt’altra dimensione rispetto alla coscienza nel senso comune.

Ognuna di queste figure si impone con la concretezza dei più felici personaggi romanzeschi, ognuna contribuisce per la sua parte a illuminare in una certa prospettiva un insegnamento che mette tutto in causa, ognuna infine rispecchia, in una moltitudine di sfaccettature, il personaggio che sta al centro e parla – e indubbiamente è il più straordinario di tutti: Gurdjieff stesso, ‘l’inconoscibile Gurdjieff’.

Il film

E’ stato girato un film tratto da “Incontri con uomini sraordinari” con l’omonimo titolo a cura di Peter Brooks.

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Traduzione di Gisèle Bartoli
Biblioteca Adelphi, 71
1977, 7ª ediz., pp. 408
isbn: 9788845903229
Temi: Autobiografie, Ritratti

QUELLI CHE NON AMO

GRAZIE A QUELLI CHE NON AMO

Triste lode del non amore in una poesia di Wislawa Szymborska

RINGARZIAMENTO

Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l’amore non capisce,
perdono
ciò che l’amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera
passa non un’eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.

È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

«Non devo loro nulla» –
direbbe l’amore
sulla questione aperta.

WISLAWA SZYMBORSKA
Grande numero (Milano, Scheiwiller 2006).
Traduzione di Pietro Marchesani

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Maria Wisława Anna Szymborska

(Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012) è stata una poetessa polacca.

Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni, e una delle poetesse più amate dal pubblico della poesia e non solo di tutto il mondo d’oggi. In Polonia, i suoi volumi raggiungono cifre di vendita (500.000 copie vendute – come un bestseller) che rivaleggiano con quelle dei più notevoli autori di prosa, nonostante Szymborska abbia ironicamente osservato, nella poesia intitolata Ad alcuni piace la poesia (Niektorzy lubią poezje), che la poesia piace a non più di due persone su mille.

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LA SOLITUDINE DI JUNG

LA SOLITUDINE DI JUNG

Scrive Jung nella sua autobiografia “Ricordi, sogni, riflessioni”:

“Quando mi si dice che sono un sapiente, o un saggio, mi rifiuto di crederlo. Un uomo una volta immerse un cappello in un fiume e lo ritrasse colmo d’acqua. Che cosa vuol dire? Non sono quel fiume. Sono in riva al fiume, ma non faccio nulla. Altri si trovano sulla riva dello stesso fiume, ma molti di loro pensano di doverlo fare essi stessi. Io non faccio nulla. Non penso mai di essere colui che si debba preoccupare che le ciliegie abbiano gambi. Sto lì a guardare e ammiro ciò che la natura sa fare.

C’è una bella antica leggenda di un rabbino. Uno studente andò da lui e disse: “Nei tempi passati vi furono uomini che videro Dio in faccia. Perché questo non succede più?” Il rabbino rispose: “Perché oggi nessuno sa chinarsi tanto.” Bisogna chinarsi un poco, per attingere l’acqua dal fiume.

I muri divisori

La differenza tra me e la maggior parte degli altri uomini è che per me i “muri divisori” sono trasparenti. È questa la mia caratteristica. Altri ritengono i muri così spessi, che al di là di quelli non vedono nulla, e perciò credono che non vi sia nulla. In un certo qual modo io percepisco i processi che si verificano nel profondo, e da ciò deriva la mia certezza interiore. Chi non vede nulla non ha nessuna certezza, e non può pervenire a nessuna conclusione, o non può fidarsi delle sue conclusioni.

Non so che cosa mi abbia consentito di percepire la corrente della vita. Probabilmente l’inconscio stesso, o forse i miei primi sogni. Essi hanno deciso il mio cammino fin dall’inizio. La conoscenza dei processi del profondo ha ben presto plasmato la mia relazione col mondo.

Fondamentalmente fu già nella mia infanzia quella che è oggi.

Da bambino sentivo di essere solo, e lo sono ancora oggi, perché conosco cose e debbo riferirmi a cose delle quali gli altri apparentemente non conoscono nulla, e per lo più nemmeno vogliono conoscer nulla.

La solitudine non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dalla incapacità di comunicare le cose che ci sembrano importanti, o dal dare valore a certi pensieri che gli altri giudicano inammissibili.

La solitudine

La solitudine cominciò con le esperienze dei miei primi sogni, e raggiunse il suo culmine al tempo in cui mi occupavo dell’inconscio. Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario.

Ma la solitudine non è necessariamente nemica dell’amicizia, perché nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario, e l’amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri.

È importante avere un segreto, una premonizione di cose sconosciute. Riempie la vita di qualcosa di impersonale, di un numinosum. Chi non ha mai fatto questa esperienza ha perduto qualcosa d’importante.

L’uomo deve sentire che vive in un mondo che, per certi aspetti, è misterioso; che in esso avvengono e si sperimentano cose che restano inesplicabili, e non solo quelle che accadono nell’ambito di ciò che ci si attende.

L’inatteso

L’inatteso e l’inaudito appartengono a questo mondo. Solo allora la vita è completa. Per me, fin dal principio, il mondo è stato infinito e inafferrabile.

Ho penato molto a tener dietro ai miei pensieri. C’era in me un demone, e alla fine la sua presenza si è dimostrata decisiva. Mi dominava, e se a volte sono stato spietato, ciò è dipeso dal fatto che ero nelle sue mani. Non ho mai potuto posarmi, una volta raggiunta una meta. Ero costretto a proseguire per raggiungere la mia visione. E i miei contemporanei, non potendo naturalmente percepire la mia visione, hanno solo visto uno che correva all’impazzata.

Ho offeso molta gente, perché non appena mi accorgevo che non mi capivano, per me era finita. Dovevo procedere per la mia strada.

Non avevo pazienza con gli uomini, ad eccezione dei miei pazienti.

Dovevo obbedire a una legge interna che mi si imponeva senza lasciarmi libertà di scelta. Naturalmente non sempre le ho obbedito. Chi potrebbe vivere senza essere mai incoerente?

Fui sempre presente e vicino per molti uomini, fino a che avevano qualche rapporto con il mio mondo interiore; poi poteva accadere che non fossi più vicino a loro, perché non vi era più nulla che ci legasse. Appresi a fatica che gli uomini continuavano ad esistere anche quando non avevano più nulla da dirmi.

Molti suscitarono in me un sentimento di viva umanità, ma solo quando apparivano nel cerchio, magico della psicologia; subito dopo, non appena i raggi del riflettore si rivolgevano altrove, non vi era più nulla da vedere. Fui capace di interessarmi intensamente di molti uomini; ma non appena ero penetrato in loro, l’incantesimo finiva.

In tal modo mi feci molti nemici.

Un uomo dotato di spirito creativo

Ma un uomo dotato di spirito creativo ha poco potere sulla sua vita. Non è libero. È incatenato e spinto dal suo demone. Questa mancanza di libertà è stata per me un gran tormento.

Spesso mi è sembrato d’essere su un campo di battaglia, dicendo: “Sei caduto, mio buon camerata, ma io devo andare avanti! Non posso, non posso restare. “Ché terribilmente ci strappa il cuore.” Ti voglio bene, anzi ti amo, ma non posso restare.” È una cosa straziante. E sono io l’offerta sacrificale; non posso restare. Ma il demone fa in modo che ne usciamo felicemente e la benedetta incoerenza fa sì che, in flagrante contrasto con la mia “infedeltà”, possa ugualmente mantenere la fede in misura insospettata.

Forse potrei dire: ho bisogno degli uomini molto più degli altri, e al tempo stesso molto meno.

Quando il demone è all’opera, si è sempre troppo vicini e troppo lontani. Solo quando tace si può tenere il giusto mezzo. Il demone della creatività è stato con me spietato. Le imprese comuni che ho progettato di solito hanno avuto cattiva sorte, sebbene non dovunque e non sempre.

Per una forma di compensazione, credo, sono conservatore al massimo grado. Ancora riempio la pipa servendomi del recipiente per il tabacco che usava mio nonno, e ancora conservo il suo Alpenstock, con in cima un corno di camoscio, che egli portò da Pontresina, dove era stato uno dei primi ospiti di quella stazione climatica. Sono soddisfatto del corso preso dalla mia vita. È stata ricca, e mi ha dato molto. Come avrei potuto attendermi tanto? Non mi sono accadute che cose inaspettate.

Molto avrebbe potuto essere diverso se io stesso fossi stato diverso. Ma tutto è stato come doveva essere; perché tutto è avvenuto in quanto io sono come sono. Molte cose si sono realizzate secondo i miei progetti, ma non sempre a mio vantaggio ma quasi tutto si è svolto naturalmente e per opera del destino.

Devo pentirmi di molte stupidaggini provocate dalla mia ostinazione; ma se non fossi stato ostinato non avrei raggiunto la mia meta.

E così sono deluso e non lo sono. Sono deluso degli uomini e di me stesso. Dei primi ho appreso tante cose sorprendenti, e di me ho fatto più di quel che mi aspettassi. Non posso pronunciare un giudizio definitivo perché il fenomeno della vita e il fenomeno dell’uomo sono troppo grandi. Quanto più sono divenuto vecchio, tanto meno ho capito, o penetrato o saputo di me stesso.

Sono stupito, deluso, compiaciuto di me; sono afflitto, depresso, entusiasta.

Sono tutte queste cose insieme, e non so tirare le somme.

Sono incapace di stabilire un valore o un non-valore definitivo; non ho un giudizio da dare su me stesso e la mia vita. Non vi è nulla di cui mi senta veramente sicuro. Non ho convinzioni definitive, proprio di nulla.

So solo che sono venuto al mondo e che esisto, e mi sembra di esservi stato trasportato. Esisto sul fondamento di qualche cosa che non conosco. Ma, nonostante tutte le incertezze, sento una solidità alla base dell’esistenza e una continuità nel mio modo di essere. Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dai nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l’assenza di significato.

Se la mancanza di significato fosse assolutamente prevalente, a uno stadio superiore di sviluppo la vita dovrebbe perdere sempre di più il suo significato; ma non è questo – almeno così mi sembra il caso. Probabilmente, come in tutti i problemi metafisici, tutte e due, le cose sono vere: la vita è – o ha – significato, e assenza di significato. Io nutro l’ardente speranza che il significato possa prevalere e vincere la battaglia.

Lao Tse

Quando Lao Tse dice: “Tutti sono chiari, io solo sono offuscato”, esprime ciò che io provo ora, nella mia vecchiaia avanzata.

Lao Tse è l’esempio di un uomo di una superiore intelligenza, che ha visto e provato il valore e la mancanza di valore, e che alla fine della sua vita desidera tornare nel suo proprio essere, nell’eterno inconoscibile significato.

L’archetipo dell’uomo vecchio che ha visto abbastanza è sempre vero. Questo tipo appare a qualsiasi livello di intelligenza, e i suoi tratti sono sempre gli stessi, sia egli un vecchio contadino o un grande filosofo come Lao Tse. Così è la vecchiaia, dunque limitazione.

Eppure vi sono tante cose che riempiono la mia vita: le piante, gli animali, le nuvole, il giorno e la notte, e l’eterno nell’uomo. Quanto più mi sono sentito incerto di me stesso, tanto più si è sviluppato in me un senso di affinità con tutte le cose.

Mi sembra, infatti, che quell’alienazione che per tanto tempo mi ha diviso dal mondo si sia trasferita nel mio mondo interiore, e mi abbia rivelato una insospettata estraneità con me stesso”.

C.G. Jung

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Immagine di copertina: disegno di C.G. Jung

Fonti: Jung C. G., (1992), Ricordi, sogni, riflessioni, Rizzoli

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DIARIO DI UNA SCHIZOFRENICA

“Esplorò la sua anima con il telescopio.
E tutto quanto vi appariva irregolare egli vide e dimostrò essere splendore di costellazioni.
E aggiunse mondi e mondi nascosti alla coscienza”.
Coleridge, Notebooks

Diario di una schizofrenica

Diario di una schizofrenica  è un film del 1968 diretto da Nelo Risi, ispirato al libro omonimo di Marguerite Andrée Séchéhaye, il cui titolo è  “Le journal d’une schizophrène” che è possibile trovare anche con la presentazione di C. Musatti.

IL FILM

Il film non è un documentario, ma la fedele trasposizione del romanzo.

La storia di un caso clinico seguito dalla stessa autrice, che fu allieva di Sigmund Freud e nella storia userà lo pseudonimo di Madame Blanche.

Nelo Risi che a lungo risiedé in Svizzera, incontrò personalmente Marguerite, un incontro che definì “capitale” e per questo decise di farne un film.

Con che tipo di rigore? Leggete cosa ne disse Alberto Moravia all’uscita: “Nelo Risi ha fatto un film di puro contenuto, cioè un film nel quale il diaframma stilistico è ridotto ai suo massimo grado di trasparenza e di naturalezza a tutto vantaggio della rappresentazione oggettiva del caso clinico.

Ma il contenuto in compenso è stato decantato e ordinato con un rigore e una chiarezza che equivalgono a un atteggiamento stilistico.

La qualità principale del film sta secondo noi nell’avere saputo creare un rapporto dialettico tra dottoressa e malata, tra malattia e cura.

Questo rapporto esiste nella realtà; tutti coloro che hanno sofferto di qualche prolungata infermità conoscono l’angoscioso alternarsi delle guarigioni e delle ricadute.

Ma è merito di Risi di aver recuperato, oltre al caso clinico, l’atmosfera drammatica propria di questa lotta tra le forze della vita e quelle della morte”.

Trama

La giovane diciottenne Anna, manifestando fin da piccola deviazioni patologiche, viene condotta dai ricchi genitori in varie cliniche specializzate che non riescono pero’ a guarirla.

Dopo vari e successivi tentativi di cura, Anna, condotta in Svizzera, viene affidata a Madame Blanche, la quale, in seguito ad una lunga e paziente opera di ricostruzione psichica – condotta con metodi non tradizionali e con trasporto affettivo fuori dal comune – riesce a riportarla alla normalità.

Importante il contributo alla realizzazione del film, come consulente, di Franco Fornari, allievo di Cesare Musatti che è considerato il primo fondatore della psicanalisi italiana.

UN FILM  DA SALVARE E RESTAURARE

E’ un’opera particolare e coraggiosa, capolavoro d’impegno sia cinematografico che scientifico del Cinema Italiano.

Vincitore di 2 Nastri d’Argento, 9 International Awards, candidato all’Oscar nel 1969.

E’ introvabile se non nella versione riprodotta qui sotto.

Le Edizioni hanno interrotto la stampa alle vecchie vhs e non ne hanno più.

La produzione di dvd non è mai avvenuta né è prevista.

Un dispiacere non poterne disporre e diffonderlo in una forma aggiornata. 

Sono opere che ci mancano.

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Fonti:
www.comingsoon.it
www.robydickfilms.blogspot.coml

LA TIMIDEZZA

LA TIMIDEZZA

La timidezza è spesso accompagnata dall’emotività, che si esprime in rossore del viso, sudorazione, incertezza nell’eloquio, tremori, posture goffe, ecc.

Generalmente una persona timida evita il contatto oculare con l’interlocutore, si esprime con frasi brevi ed evita di porsi al centro dell’attenzione, perché teme moltissimo il giudizio degli altri.

Per questo motivo potrebbe essere utile anche prenotare un primo colloquio on-line.

La vita di relazione

delle persone timide è in genere piuttosto contenuta, dal momento che esse preferiscono relazionarsi con gruppi ristretti di persone approfonditamente conosciute, con le quali si sentono a proprio agio, piuttosto che con gruppi numerosi nei quali sia possibile incontrare persone nuove o poco conosciute.

Può accadere per questo che in famiglia e in altri ambienti, che la persona che soffre di timidezza ritiene più sicuri, la sua naturale inibizione relazionale, come forma di compensazione, possa trasformarsi in comportamenti che possono essere considerati aggressivi, autoritari e prepotenti.

Difendere i propri diritti

Un aspetto considerato generalmente non utile nella timidezza è il fatto che essa impedisca al timido di difendere efficacemente i propri diritti e di esprimere le proprie opinioni davanti ad altre persone, così come accettare o svolgere ruoli di responsabilità in ambiente lavorativo.

L’eccessiva emotività inoltre può ostacolare in alcune occasioni particolarmente stressanti la lucidità di pensiero e la capacità di comunicare.

Tutto questo è alla base di stati d’animo negativi, disturbi d’ansia, scarsa autostima e, nei casi più gravi, depressione, isolamento sociale, disturbi psicosomatici, che limitano lo sviluppo delle potenzialità personali e la qualità della vita.

L’apprezzamento

Chi soffre di timidezza tuttavia può essere in molti casi particolarmente apprezzato per la sua personalità:
per i suoi atteggiamenti cauti e sobri, per la sua tendenza a rispettare le regole, la sua attitudine empatica e le sue capacità di introspezione e di ascolto degli altri.
Ogni persona è timida a modo suo.
Sulla base delle circostanze alcune persone reagiscono in modo specifico.

Conclusioni

In genere la timidezza, oltre una certa soglia, limita notevolmente la qualità della vita;
affrontare in una terapia individuale e quindi  in una condizione di maggiore tranquillità, le fantasie sottostanti e soprattutto comprendere la struttura di personalità che accoglie e usa questa modalità di affermare se stesso nel mondo autolimitandosi, è un lavoro che permette di comprenderne le ragioni e di conseguenza fornisce, definitivamente, un modo di vivere diverso e più soddisfacente.

“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”  

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Si sottolinea che non è utile una comprensione solo intellettuale del disturbo, solo quello non serve, e può essere, anzi, fonte di ulteriore frustrazione.

Quello che è utile in questi casi è cercare di uscire dal cerchio chiuso della coazione a ripetere inserendo un elemento umano, cercando una modalità nuova e più sciolta di comunicazione.

Una delle possibilità è quella di sperimentare una nuova forma di relazione con un professionista, uno psicoterapeuta, che si pone fuori dalla rete relazionale e sociale in cui la persona è inserita e che garantisca appunto il rispetto e la comprensione della propria esperienza e dei propri valori e orientamenti personali e che garantisca la riservatezza, il rispetto e la comprensione della propria storia.blu psicologo milano

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LA PSICOTERAPIA ON-LINE GARANTISCE E ASSICURA CONTINUITA’ E RISERVATEZZA

La psicoterapia on-line diventa di particolare importanza quando vi sono alcune condizioni che non consentono di recarsi nello studio del professionista.
A volte, infatti, è difficile allontanarsi dal proprio domicilio per svariate ragioni.

E’ opportuno sottolineare che, il diritto alla riservatezza e quindi l’obbligo del segreto professionale verranno assolutamente rispettati e che quindi, tutti i dati sensibili e non, verranno trattati nell’assoluto rispetto della normativa sulla privacy (L. 196-2003).

Per le sedute che si svolgono on-line le regole di privacy rimangono invariate, è vietato registrare, videoregistrare o diffondere anche parzialmente la seduta senza in consenso scritto di entrambe le parti.
La non osservanza delle norme sulla privacy si configura come reato penale e questo garantisce la riservatezza.

Residenti all’estero

Le persone che si trovano all’estero e vogliono effettuare un colloquio di psicoterapia on-line in italiano possono contattarmi nelle seguenti modalità:

inviando una mail  a info@donatosaulle.it
mandando un messaggio wathsapp al numero +393477966388
cercando Donato Saulle su Skype

Si prega di non telefonare ma di scrivere un messaggio usando una delle modalita sopra indicate.
Verrà sempre dato riscontro alla richiesta.
Se non si riceve un riscontro alla propria richiesta durante le 24/48 ore successive si prega di cambiare la modalità del contatto perchè questo significa che la richiesta non è stata ricevuta.

Caratteristiche del servizio

Attraverso una consulenza on-line puoi avere la possibilità di poter parlare con uno psicologo o uno psicoterapeuta in tempi rapidi.

Puoi relazionarti con uno specialista del supporto psicologico anche se si è distante o in un altra nazione ma soprattutto si ha la possibilità di ricevere un servizio psicologico di qualità come se ci trovasse all’interno dello studio dello psicologo.

Vediamo le caratteristiche della consulenza on-line:

  • permette un supporto immediato;
  • la seduta on-line conviene in quanto richiedere una consulenza on-line permette di avere una riduzione della parcella del 20% e quindi ha un costo di € 60,00
  • il colloquio on-line è utile come primo passo per individuare l’intervento più adatto;
  • è un servizio che rimane sempre a disposizione anche del paziente impossibilitato a muoversi da casa;
  • offre l’opportunità di avere un sostegno costante;
  • è utile come approccio preventivo, per informare e sensibilizzare le persone a ridurre i problemi prima che sfocino in sintomi;
  • la “presenza virtuale” può favorire l’espressione delle proprie problematiche diminuendo l’imbarazzo in caso di situazioni personali vissute come difficili da comunicare ed è più adatto per coloro che vogliono parlare in maniera più diretta con lo psicologo.

E’ inoltre importante precisare che il servizio è rivolto a maggiorenni.

Consulenza tramite Skype

Con la consulenza online attraverso Skype  sarà possibile effettuare un colloquio psicologico online audio/video.
Per usufruire della consulenza online è necessario avere un microfono ben funzionante e una webcam, incorporata al pc o esterna,
Inoltre, si può scegliere insieme di utilizzare un’altra videochat differente da Skype che però rispetti la qualità del servizio da erogare.
E’ utile rispettare alcune regole come ad esempio essere soli in stanza e fare il possibile per evitare qualsiasi tipo di disturbo.
Quindi è necessario individuare un luogo riservato e tranquillo per poter svolgere la seduta in un clima sicuro il più possibile simile allo studio.

La durata del colloquio on-line è di 50 minuti.

Residenti in Italia

E’ possibile fissare un colloquio, esponendo brevemente il proprio problema, utilizzando una delle seguenti modalità:

– inviare una mail all’indirizzo: info@donatosaulle.it
– inviare un SMS al numero: 3477966388
– telefonare direttamente al numero: 3477966388

in tutti i casi verrà richiesto di specificare:
nome
cognome
anni
numero di telefono
indirizzo mail
Verrà sempre dato riscontro alla richiesta.
Se non si riceve un riscontro alla propria richiesta durante le 24/48 ore successive si prega di cambiare la modalità del contatto perchè questo significa che la richiesta non è stata ricevuta.

Modalità di pagamento

– Bonifico Bancario;

la consulenza verrà effettuata solo all’effettiva ricezione del pagamento e rispettando l’appuntamento preventivamente organizzato in funzione anche della metodica di pagamento che nel caso del bonifico bancario può prevedere anche 4/5 giorni di attesa

“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”.

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ATTACCO DI PANICO

“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”

Attacco di Panico

Il Disturbo di Panico è caratterizzato dalla presenza di attacchi di panico ricorrenti, inaspettati, seguiti per un periodo di almeno un mese da:

preoccupazione persistente di avere altri attacchi anticipati da sensazioni di ansia,

preoccupazioni relative a possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi di panico come perdere il controllo, avere un infarto o impazzire, con sensazioni di depersonalizzazione,

cambiamenti significativi del proprio comportamento in conseguenza degli attacchi, con evitamento attivo delle situazioni in cui teme che essi possano verificarsi.

Generalmente si instaura un circolo vizioso in quanto i sintomi mentali e cognitivi peggiorano i sintomi fisici e viceversa.

La frequenza e la gravità degli attacchi di panico sono ampiamente variabili.

L’Attacco di Panico

in particole il primo episodio viene vissuto come un’ esperienza terribile, improvvisa ed inaspettata, e non è infrequente che il soggetto, terrorizzato, si rechi al pronto soccorso.

Immediatamente la paura di un nuovo attacco di panico diventa dominante e tale  “paura della paura” è responsabile della tendenza all’evitamento di tutte le situazioni ritenute pericolose ed il paziente diviene schiavo del suo disturbo, costringendo spesso tutti i familiari ad adattarsi di conseguenza, a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione che può sfociare, a sua volta, ad una depressione secondaria.

Le limitizioni

Talvolta, diventa praticamente impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus, aereo, metropolitana o guidare l’auto, guidare nei tunnel, sui ponti stare in mezzo alla folla o in coda, in banche, ascensori, supermercati.

Simili modalità di comportamento risultano, quindi, molto limitanti per la vita del soggetto e responsabili, in alcuni casi, anche di serie difficoltà nei rapporti interpersonali.

Gli attacchi di panico, come alcune forme di ansia e di depressione, sono la formula più comune è più diffusa per esprimere una difficoltà di adattamento alla realtà.

Un rifiuto all’adesione omologata, una ribellione del vero sè all’appiattimento.

Il farmaco svolge un ruolo accessorio e di supporto nella fase più grave, tuttavia è il solo vero ascolto attraverso l’analisi e l’esperienza della vita stessa, che riattiva le risorse individuali, quando la situazione non è ancora cronicizzata.

La terapia

quindi, si propone di individuare gli eventi che scatenato gli attacchi di panico nell’individuo, coglierne i vissuti correlati e il significato che questi eventi assumono nella narrazione di vita dello stesso.

La persona che comprende di avere un problema, ad esempio espresso negli attacchi di panico, che  impedisce la spontanea espressione di tutte le sue potenzialità è una persona che soffre e ha sofferto, la sua storia di vita lo ha portato a trovare forme di adattamento che si rivelano poi essere la fonte del sintomo.

“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”

ARGOMENTI ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

blu psicologo milano

RIAPERTURA STUDIO VIA SAN VITO, 6 – MILANO

RIAPERTURA STUDIO VIA SAN VITO, 6 – MILANO

Vi informo che da lunedi 8 giugno sarà possibile riprendere le sedute in studio.
Per la sicurezza e la tranquillità di tutti sono previsti i seguenti cambiamenti:

gli eventuali dispositivi di sicurezza, come le mascherine e il gel disinfettante, si potranno trovare in studio qualora ne siate sprovvisti.

Le poltrone saranno distanziate di più 2 metri e le finestre saranno socchiuse per garantire il ricircolo dell’aria pur garantendo la privacy.

Non sarà misurata la temperatura ma vi chiedo di comunicarmi anticipatamente eventuali sintomi, in questo caso la seduta potrà essere effettuata on-line e per nessun motivo sarà sospeso il sostegno psicologico.

E’ possibile (anzi preferibile) nei mesi di giugno e luglio, fissare appuntamenti il sabato pomeriggio, oltre al lunedi il martedi e il giovedi in orari da concordare.

Sempre da lunedi 8 giugno e fino a fine luglio, chi decide di proseguire le sedute on-line avrà una riduzione della parcella del 20% (non cumulabile con riduzioni già in essere).

La prima seduta è consigliabile effettuarla di persona in studio e poi decidere di comune accordo se è il caso di proseguire il percorso on-line ma è comunque possibile, con accordi comuni, effettuare, in modalita video, anche la prima seduta.

Sarà fatto tutto il possibile per soddisfare tutte le richieste.

Donato Saulle
cell. 3477966388

“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”

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Dott. Donato Saulle

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Psicologo Milano – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. 3477966388

IL PASSATO

IL PASSATO

«Modificare il passato  non è modificare un fatto isolato;
è annullare le sue conseguenze,
che tendono ad essere infinite.
In altre parole:
è creare due storie nuove e universali.»

Jorge Luis Borges

“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”   

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Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo  (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986) è stato uno scrittore, poeta, saggista, traduttore, filosofo e accademico argentino.

Le opere di Borges hanno contribuito alla letteratura filosofica e al genere fantastico.

È ritenuto uno dei più importanti e influenti scrittori del XX secolo, ispirato tra gli altri da Macedonio Fernández, Rafael Cansinos Assens, dalla letteratura inglese (Chesterton, Kipling, Stevenson, Wells, De Quincey, Shaw), da quella tedesca (Schopenhauer, Heine, Kafka) e dal taoismo.

Narratore, poeta e saggista, è famoso sia per i suoi racconti fantastici, in cui ha saputo coniugare idee filosofiche e metafisiche con i classici temi del fantastico (quali: il doppio, le realtà parallele del sogno, i libri misteriosi, gli slittamenti temporali), sia per la sua più ampia produzione poetica, dove, come afferma Claudio Magris, si manifesta “l’incanto di un attimo in cui le cose sembra stiano per dirci il loro segreto”.

lasciarsi amare

LA CAPACITA’ DI LASCIARSI AMARE

LASCIARSI AMARE

«Ti amo» – disse. «Anche io ti voglio bene» – rispose la rosa.

«Ma non è la stessa cosa» – rispose il Piccolo Principe. – «Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno.

Significa cercare negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto, di compagnia.

Voler bene significa rendere nostro ciò che non ci appartiene, desiderare qualcosa per completarci, perché sentiamo che ci manca qualcosa.»

Voler bene significa sperare, attaccarsi alle cose e alle persone a seconda delle nostre necessità.

E se non siamo ricambiati, soffriamo.

Quando la persona a cui vogliamo bene non ci corrisponde, ci sentiamo frustrati e delusi.

Se vogliamo bene a qualcuno, abbiamo alcune aspettative.

Se l’altra persona non ci dà quello che ci aspettiamo, stiamo male.

Il problema è che c’è un’alta probabilità che l’altro sia spinto ad agire in modo diverso da come vorremmo, perché non siamo tutti uguali.

Ogni essere umano è un universo a sé stante.

Amare significa desiderare il meglio dell’altro, anche quando le motivazioni sono diverse.

Amare è permettere all’altro di essere felice, anche quando il suo cammino è diverso dal nostro.

È un sentimento disinteressato che nasce dalla volontà di donarsi, di offrirsi completamente dal profondo del cuore.

Per questo, l’amore non sarà mai fonte di sofferenza.

Quando una persona dice di aver sofferto per amore, in realtà ha sofferto per aver voluto bene.

Si soffre a causa degli attaccamenti.

Se si ama davvero, non si può stare male, perché non ci si aspetta nulla dall’altro.

Quando amiamo, ci offriamo totalmente senza chiedere niente in cambio, per il puro e semplice piacere di “dare”.

Ma è chiaro che questo offrirsi e regalarsi in maniera disinteressata può avere luogo solo se c’è conoscenza.

Possiamo amare qualcuno solo quando lo conosciamo davvero, perché amare significa fare un salto nel vuoto, affidare la propria vita e la propria anima.

E l’anima non si può indennizzare.

Conoscersi significa sapere quali sono le gioie dell’altro, qual è la sua pace, quali sono le sue ire, le sue lotte e i suoi errori.

Perché l’amore va oltre la rabbia, la lotta e gli errori e non è presente solo nei momenti allegri.

Amare significa confidare pienamente nel fatto che l’altro ci sarà sempre, qualsiasi cosa accada, perché non ci deve niente: non si tratta di un nostro egoistico possedimento, bensì di una silenziosa compagnia.

Amare significa che non cambieremo né con il tempo né con le tormente né con gli inverni.

Amare è attribuire all’altro un posto nel nostro cuore affinché ci resti in qualità di partner, padre, madre, fratello, figlio, amico; amare è sapere che anche nel cuore dell’altro c’è un posto speciale per noi.

Dare amore non ne esaurisce la quantità, anzi, la aumenta.

E per ricambiare tutto quell’amore, bisogna aprire il cuore e lasciarsi amare.

«Adesso ho capito» – rispose la rosa dopo una lunga pausa.

Antoine de Saint-ExupéryIl piccolo principe 

“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”

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