(Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012) è stata una poetessa polacca.
Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni, e una delle poetesse più amate dal pubblico della poesia e non solo di tutto il mondo d’oggi. In Polonia, i suoi volumi raggiungono cifre di vendita (500.000 copie vendute – come un bestseller) che rivaleggiano con quelle dei più notevoli autori di prosa, nonostante Szymborska abbia ironicamente osservato, nella poesia intitolata Ad alcuni piace la poesia (Niektorzy lubią poezje), che la poesia piace a non più di due persone su mille.
Una persona è un processo fluido, non un’entità fissa e statica; un fiume fluente di cambiamento, non un blocco di materiale solido; una costellazione continua di potenzialità, non una quantità fissa di tratti.
La vita piena è dunque un processo, non uno stato.
E’ una direzione, non una destinazione.
Se accetto l’altra persona come qualcosa di rigido, di già diagnosticato e classificato, di già formato dal suo passato, contribuisco a confermare questa ipotesi limitata.
Se l’accetto come un processo in divenire, contribuisco, invece, al limite delle mie possibilità, a confermare e a rendere reali le sue potenzialità.
Tutti abbiamo paura di cambiare.
Una delle ragioni principali della resistenza a comprendere, è la paura del cambiamento: se veramente mi permetto di capire un’altra persona, posso essere anch’io cambiato da quanto comprendo.
Le persone sono altrettanto meravigliose quanto i tramonti se io li lascio essere ciò che sono.
In realtà, la ragione per cui forse possiamo veramente apprezzare un tramonto è che non possiamo controllarlo.
Quando osservo un tramonto non mi capita di dire: “Addolcire un po’ l’arancione sull’angolo destro, mettere un po’ più di rosso porpora alla base, ed usare tinte più rosa per il colore delle nuvole”.
Non tento di controllare un tramonto. Ammiro con soggezione il suo dispiegarsi.
Apportiamo un aiuto profondo solo quando nella relazione rischiamo noi stessi come persone, quando sperimentiamo l’altro come una persona con i suoi diritti: solo allora ha luogo un incontro ad una profondità tale da dissolvere il dolore della solitudine in entrambi.
“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”
Eugenio Borgna (Borgomanero, 22 luglio 1930) è uno psichiatra, saggista e accademico italiano.
Come primario di servizi psichiatrici ospedalieri, fin dai primi anni ’60 ha adottato metodi di cura che, esorbitando dalla comune prassi clinica, si sono incentrati sul dialogo reciproco e l’ascolto empatico del paziente psichiatrico, non soggetto ad alcuna forma di coercizione, contenzione o imposizione, sperimentando così, per la prima volta in Italia, una nuova maniera di accostarsi alla malattia psichiatrica, più umana, rispettosa e comprensiva del dolore del paziente.
https://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2020/04/mongolfiere-SCURA.jpg4951030Donato Saullehttps://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2022/01/psicologo-milano-Donato-Saulle.pngDonato Saulle2020-04-24 15:42:152020-09-17 22:03:46LE PAROLE GENTILI
Tutti noi pensiamo che la paura sia terribile e dolorosa, ma i buddhisti – grandi maestri di psicologia per migliaia di anni – non includono la paura nella lunga lista delle afflizioni mentali descritta nell’Abidharma, l’insegnamento radice della psicologia buddhista.
Tante altre afflizioni ben conosciute vengono menzionate, ma non la paura.
Ho sempre pensato che ciò fosse abbastanza peculiare, ma se lo valutiamo da vicino andremo a comprendere perché ciò ha senso.
Essere liberi dalla paura è certamente molto elogiato nel Buddhadharma.
Uno dei tre tipi del dare è dare a qualcuno protezione dalla paura.
Ciò è l’essenza dell’abhaya, del mudra e della non-paura. Ed è questo il famoso gesto del Buddha quando tiene la mano in alto con il palmo rivolto verso l’esterno. Difatti, quando si diventa Buddha si è liberi dalla paura.
In circostanze normali, la paura non è un problema ed è per quello che non viene menzionata fra le afflizioni mentali.
La paura è una cosa salutare, in generale. È la consapevolezza del pericolo. È protettiva, è ciò che ci aiuta a non avventurarci verso un leone affamato.
Perciò, la paura è di aiuto nel quotidiano.
La paura è anche di aiuto nel senso buddhista nel suo aspetto di paura della sofferenza come rappresentato nella Prima Nobile Verità.
La verità della sofferenza non è una profezia apocalittica. Non è l’espressione di un inevitabile destino. Al contrario, ci mette in uno stato di allerta verso il fatto di non comprendere chi siamo realmente.
Siamo allucinati circa la sofferenza. Dovremmo essere consapevoli della sofferenza. Dovremmo essere spaventati dalla sofferenza. Altrimenti, perché dovremmo mai occuparci della sofferenza?
La paura ci spingerà verso la comprensione del mondo e di noi stessi e, quando lo facciamo, arriviamo all’apprezzamento della Seconda Nobile Verità: la sofferenza si radica nell’abitudine di fabbricare un sé assoluto.
Attraversiamo la nostra vita essendo “assoluti”, come se nient’altro fosse importante, ma possiamo anche osservare quest’abitudine e imparare che così non funziona.
Possiamo sviluppare la concentrazione profonda, la meditazione univoca e liberarci alla fine dalla profonda concezione dell’io assoluto, in contrapposizione a tutto e tutti.
Se non superiamo questa concezione del sé assoluto, discenderemo nei reami inferiori dell’esistenza.
E questo è davvero degno di paura.
La Terza Nobile Verità è Nirvana – il fatto che sia possibile liberarsi dalla sofferenza pur rimanendo vivi.
Tante persone pensano di potersi liberare dalla sofferenza in modo permanente semplicemente alla morte, ma la Terza Nobile Verità ci insegna che è possibile essere liberi dalla sofferenza e vivere lo stesso.
Ed è questa l’ultima intrepidezza, la non-paura.
E il Buddha ci offre i mezzi per realizzare ciò nella Quarta Nobile Verità, che descrive un processo educativo di studio, concentrazione, meditazione e cambiamento dello stile di vita.
Se seguiamo questo sentiero, possiamo raggiungere uno stato in cui essere connessi alla nostra propria nobiltà e a quella degli altri.
Realizziamo che non esiste un sé assoluto, realizziamo che il sé esiste in un modo relazionale e flessibile.
Comprendiamo noi stessi come intrecciati con l’universo.
Abbiamo ridotto il nostro senso di isolamento e alienazione dagli altri, l’essere sconnessi dal mondo.
Abbiamo così incrementato e intensificato il nostro senso di essere connessi con il mondo. Non temiamo questo essere connessi.
Si dice che è l’ignoranza che ci fa temere ciò di cui non dovremmo avere paura e di non temere ciò di cui invece dovremmo avere paura.
Normalmente abbiamo paura dell’essere connessi ma è proprio l’essere non-connessi che dobbiamo averne paura.
Iniziare con il giusto genere di paura è la via all’abbandono della stessa.
“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”
Fonte: Robert Alexander Farrar Thurman Robert Alexander Farrar Thurman è uno scrittore, accademico e monaco buddhista statunitense, che ha scritto, curato e tradotto numerosi libri sul Buddhismo tibetano.
È docente di studi buddhisti indo-tibetani Je Tzong Khapa alla Columbia University, cofondatore e presidente della Tibet House di New York e attivista anti-cinese per la libertà del Tibet.
https://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2020/04/ABBI-PAURASCURO-TITOLO.jpg4951034Donato Saullehttps://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2022/01/psicologo-milano-Donato-Saulle.pngDonato Saulle2020-04-22 08:18:562021-03-10 11:24:44ABBI PAURA DELLA COSA GIUSTA – Psicologia e Buddismo
https://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2020/04/Sfondo-scritta.jpg4951030Donato Saullehttps://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2022/01/psicologo-milano-Donato-Saulle.pngDonato Saulle2020-04-20 07:10:072022-01-22 10:48:24HO FATTO UN SOGNO
No time for breezy
no time for arguments
no time for love like now
there’s no time in the bardo
no time in the in-between
no time for love like now
there’s no time for dancing
there’s no time for undecideds
no time for love like now
where did this all begin to change
the lockdown memories can’t sustain
this glistening, hanging free fall
i turned away from the glorious light
i turned my head and cried
whatever waiting means in this new place
i am waiting for you
there’s no time for honey
no time for psalms and thresholds
whisper a sweet prayer sigh
where did this all begin to change
the lockdown memories can’t sustain
this glistening, hanging free fall
i turned away from the glorious light
i turned my head and cried
whatever waiting means in this new place
i am waiting for you
your voice is echoing love love love love love
i hear it far far away
and i am waiting for you
i am waiting for you
whatever waiting means in this new place
i am waiting for you
i am waiting for you
No time for Love like now. Michael Stipe
Traduzione
Non c’è tempo per la brezza
non c’è tempo per litigare
non c’è tempo per l’amore adesso
non c’è tempo nel bardo
non c’è tempo nel mezzo
non c’è tempo per l’amore come adesso
non c’è tempo per ballare
non c’è tempo per gli indecisi
non c’è tempo per l’amore adesso
dove ha iniziato a cambiare tutto questo
i ricordi di blocco non possono sostenere
questa caduta libera scintillante e sospesa
mi allontanai dalla luce gloriosa
ho girato la testa e ho pianto
qualunque cosa significhi aspettare in questo nuovo posto
Ti sto aspettando
non c’è tempo per la dolcezza
non c’è tempo per salmi e soglie
per sussurrare un dolce sospiro di preghiera
dove ha iniziato a cambiare tutto questo
i ricordi di blocco non possono sostenere
questa caduta libera scintillante e sospesa
mi allontanai dalla luce gloriosa
ho girato la testa e ho pianto
qualunque cosa significhi aspettare in questo nuovo posto
Ti sto aspettando
la tua voce fa eco amore amore amore amore amore
lo sento molto lontano
e ti aspetto
Ti sto aspettando
qualunque cosa significhi aspettare in questo nuovo posto
Ti sto aspettando
Ti sto aspettando
https://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2020/04/No-time.jpg4951030Donato Saullehttps://www.donatosaulle.it/wp-content/uploads/2022/01/psicologo-milano-Donato-Saulle.pngDonato Saulle2020-04-20 06:54:452020-09-23 07:39:23No Time For Love Like Now – Michael Stipe
In questo periodo di particolare inattività per molti può non essere utile passare troppo tempo seguendo in tv o alla radio aggiornamenti costanti che procurano ansia e stati di confusione che non aiutano a mantenere la necessaria calma e razionalità per fronteggiare il momento che stiamo vivendo in modo adeguato.
E’ utile aggiornarsi magari una sola volta al giorno tramite i canali ufficiali per conoscere l’evolversi della situazione e le misure da adottare senza necessariamente seguire in modo ansiogeno informazioni minuto per minuto.
Per questo motivo voglio condividere questa iniziativa del sito della Rai dove si possono ascoltare libri letti da attori molto bravi.
Potrebbe essere molto utile e piacevole concedersi momenti di distrazione non banale.
“Talora ho l’impressione che abbiamo una stanza con due porte
l’una di fronte all’altra,
e ognuno stringe la maniglia di una porta e basta un batter di ciglia dell’uno perché l’altro sia già dietro la sua porta
e basta che il primo dica una sola parola e il secondo ha già certamente chiuso la porta dietro di sé e non si fa più vedere.
Talvolta persino tutti e due siamo di là dalle porte.
E la bella stanza è vuota”.
Da “Lettere a Milena”, carteggi privati tra Franz Kafka e Milena Jesenská
Crisi di Coppia
Una relazione di coppia nasce e si evolve nel tempo, così come si evolvono i singoli partner nella loro vita.
Non sempre gli equilibri su cui si stabilizza restano funzionali.
Può capitare che i partner sentano il legame come insoddisfacente e limitante, non basato su una comprensione reciproca, nel quale siano poste richieste non tollerabili.
Capita che ci si ritrovi in una situazione di “stallo” in cui i partner si accontentano di restare in una dinamica insoddisfacente senza riuscire a trovare strategie per ristrutturare diversamente gli equilibri.
La comunicazione e l’interazione possono diventare frustranti e disfunzionali.
L’aiuto dello psicologopsicoterapeuta può strutturarsi come determinante per analizzare la domanda dei partner in maniera approfondita ed evidenziare con maggiore chiarezza i bisogni della coppia.
Può aiutare a sperimentare nuovi modi per relazionarsi e per ascoltare l’altro nonché supportare l’espressione più funzionale delle proprie emozioni.
Può supportare nella ricerca di strategie che migliorino la comunicazione tra i partner e facilitare il riconoscimento delle proprie risorse e dell’equilibrio necessario affinché possano combinarsi nella coppia, rendendola fonte di esperienze emotive e relazionali piacevoli.
Spesso anche un percorso individuale si rivela molto utile per affrontare le proprie difficoltà di coppia.
“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”
“Rendi cosciente l’inconscio altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino” C. G. Jung
NELL’INCONSCIO DI JUNG
Carl Gustav Jung
Carl Gustav Jung, psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista e antropologo Svizzero, nasce nel 1875 in un piccolo paese della Turgovia.
Cresciuto in un contesto fortemente religioso (il padre era un pastore protestante), si trovò sin da giovane ad affrontare il conflitto tra tradizione etico-religiosa e spinta individuale all’indipendenza e al giudizio.
Questo conflitto adolescenziale e giovanile ha lasciato tracce nello sviluppo maturo del suo pensiero, sempre conteso tra l’affermazione irriducibile dell’esperienza personale, non inquadrabile in nessuna “scienza” e la formulazione di una teoria psicologica e antropologica con pretese universali e “oggettive”.
Fu in ogni caso l’ambiente culturale della sua infanzia e adolescenza a renderlo per molto tempo sensibile ai valori della tradizione storica e a motivarlo nella ricerca di costanti universali (come l’inconscio collettivo e gli Archetipi) sottese all’esperienza individuale.
La sua vita non fu scandita da grandi avvenimenti esteriori, ma contraddistinta da una eccezionale intensità interiore e una profonda ricerca, anche spirituale, non convenzionale.
Tuttavia Jung non scrisse mai un’esposizione riassuntiva ed esaustiva del suo pensiero e lasciò che altri lo facessero per lui.
Nucleo centrale del pensiero di Jung
Il nucleo centrale del pensiero di Jung risiede in una immagine dell’essere umano come natura fondamentalmente sana e come complesso di forze in espansione, contraddittorie e tensionali e quindi di difficile armonizzazione, e tuttavia, è un essere umano, costituzionalmente portatore di una sua capacità di compensazione, individuazione e di riequilibrio implicita nella sua realtà inconscia.
I problemi e i disagi psicologici
I problemi e i disagi psicologici che una persona può incontrare nel corso della sua vita per Jung non sono causati tanto dagli avvenimenti della prima infanzia, quanto dal conflitto attuale, cioè dall’incapacità dell’individuo di adattarsi alle richieste del suo ambiente o di trasformarlo in base alle sue esigenze evolutive.
Quando questo conflitto inconscio appare alla persona insuperabile il comportamento regredisce a forme più arcaiche di funzionamento.
In questo movimento a ritroso la persona incontra i nodi irrisolti della sua esperienza passata e ne rimane bloccata.
Ma non emerge nessun nucleo patogeno fino a quando questo movimento regressivo non viene a sollecitare ricordi latenti e comportamenti che ripropongono uno schema di modalità infantili.
Modalità più fantastiche che razionali.
La ricerca delle cause del disagio allora non si rivolge esclusivamente al passato, bensì al presente e al futuro del soggetto e al suo progetto di vita che sarà determinato da questi schemi inconsci dove passato presente e futuro sono la stessa cosa.
Secondo Jung occorre lasciarsi invadere dall’inconscio non per perdersi nella sua infinitezza ma per allargare i confini della nostra psiche in un divenire continuo.
Divenire che realizza la coesistenza dei contrari che ci dividono: razionalita e irrazionalità, introversione ed estroversione.
In ogni caso non è l’eliminazione dell’oscuro, dell’irrazionale il fine di una psicoterapia quanto la sua armonica integrazione.
Per Jung nel sintomo sono già insite le indicazioni terapeutiche in quanto, in un certo senso, già il sintomo è un tentativo di adattamento.
Si tratta, allora, nella cura, di assecondare le tendenze vitali del paziente, seguendolo per i sentieri, talvolta assai tortuosi, della sua autorealizzazione.
In questo compito lo psicoterapeuta non è solo un testimone distaccato bensì è partecipe, con il suo stesso inconscio, nel processo terapeutico.
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