Articoli

L ARMONIA PERFETTA 1

L’ARMONIA PERFETTA – Mente e natura

L’ARMONIA PERFETTA – Mente e natura

Nonostante le differenti interpretazioni che si riscontrano nelle varie culture ed epoche storiche, i colori (come abbiamo visto in un post precedente sulla psicologia dei colori) rappresentano in ogni area geografica e a ogni livello di conoscenza uno dei livelli più significativi della lettura simbolica del mondo esteriore e interiore. Per ciascuna cultura e per ciascun individuo ogni colore assume un certo significato ed esercita un certo effetto connesso a immagini, contenuti, figurazioni ed emozioni che il soggetto percepisce anche se non conosce.

In alcune tribù Balinesi si usa definire l’infinita gamma di colori in due modi: i colori chiari e i colori scuri. Scrive l’antropologo G.Bateson in Mente e Natura: “in tutte le forme di pensiero, anche se in qualcuna di più e in qualcuna di meno, c’è una fortissima tendenza a pensare e a parlare come se il mondo fosse costituito da parti separabili. Tutti i popoli del mondo, tutti i popoli esistenti e conosciuti hanno qualcosa che somiglia a una lingua e sembra che tutte le lingue si basino su una rappresentazione particellare dell’universo. Tutte le lingue hanno qualcosa di simile ai nomi e ai verbi, che isolano oggetti, enti, eventi, esperienze e astrazioni. In qualunque modo si esprima, la differenza suggerisce sempre delimitazioni e confini, produce conflitti e procura inutili soffferenze.

Se i nostri mezzi per descrivere il mondo scaturiscono da nozioni di differenza, allora la nostra immagine dell’universo non può che essere particellare.

Diffidare quindi della lingua e credere nella sostanziale unità dell’essere diventa un atto di fiducia.

Quando parliamo dell’universo non possiamo far altro che darne descrizioni suddivise. Ma queste suddivisioni in confini, in parti nominabili, possono essere fatte in tanti modi. Alcuni migliori, altri peggiori. A volte in buonafede a volte in mala-fede.

Chi delimita confini e marca diversità esprime una visione primitiva e parziale del mondo.

Come dice W. Blake in The Gost of Abel: “la natura non ha contorni”.

Dott. Donato Saulle

meccanismi psicologo milano

blu psicologo milanoPsicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. 3477966388blu psicologo milanoTratto da:
Bateson Gregory – Mente e natura –  Psicologia – Adelphi Editore
Bateson Gregory – Una sacra unità. Altri passi verso un’ecologia della mente –  Psicologia – Adelphi Editore
Galimberti Umberto – Psicologia – Garzanti
https://it.wikipedia.org-psicologia
Modelli di psicologia – Il Mulino
Immagine: Piet Mondrian | Armonia Perfetta
Immagine di copertina: Piet Mondrian | Armonia Perfetta (modificata)blu psicologo milanoTag. Psicologia, psicologia del colore, Armonia perfetta, Mente e natura, Il test dei colori, psicologia dell’arte

blu psicologo milano

LA PSICOLOGIA UMANISTICA DI ROGERS

LA PSICOLOGIA UMANISTICA DI ROGERS

“In ogni organismo, uomo compreso, c’è un flusso costante teso alla realizzazione costruttiva delle sue possibilità intrinseche.
Una tendenza naturale alla crescita”. Carl Rogers 

Carl Rogers

(1902-1987), è stato un importante psicologo e psicoterapeuta statunitense.

Attraverso le proprie esperienze cliniche e terapeutiche individuò nella condotta umana una serie diversificata di motivazioni, non completamente riconducibili al paradigma psicoanalitico del conflitto di natura sessuale, inserendo quindi, in accordo con Maslow, una più ricca serie di motivazioni dei bisogni primari e fisiologici.

Quindi con la psicologia umanistica di Maslow, la psicoterapia di Rogers si colloca entro un orientamento generale alternativo tanto alla psicoanalisi quanto alle terapie comportamentali di quel periodo.

L’orizzonte di riferimento di Rogers

L’orizzonte di riferimento di Rogers è la scuola culturalista dalla quale media l’atteggiamento di protesta nei confronti della società industriale e del tipo di pensiero scientifico che essa esprimeva in quel periodo storico.

In particolare la proposta di Rogers poggia sulla convinzione della positività dello sviluppo umano.

La personalità

La personalità dunque possiede innate tendenze all’integrazione, all’attuazione di sè, alla relazione con altri.

L’unità della personalità non è strutturale ma dinamica e può essere colta solo nel divenire e nel mutamento.

Ma il mutamento è spesso impedito dalla paura del nuovo.

Perchè fin dall’infanzia l’individuo è indotto ad accettare ed assimilare i valori del suo ambiente per non perdere l’amore delle persone di riferimento.

Tali norme costituiscono un blocco rigido che lo costringono a rifiutare tutto quanto appare incompatibile con esse.

Quando, nel corso della terapia, questa struttura difensiva viene superata, il paziente diventa capace di portare alla coscienza un numero sempre crescente di esperienze significative e di includerle in un concetto allargato di sè, aperto a ulteriori apporti di esperienza e a tutte le modificazioni indotte dal fluire della vita stessa.

La disponibilità al cambiamento

Per indurre questa disponibilità al cambiamento Rogers rifiuta tutto “l’arsenale tecnico codificato” e il concetto stesso di “metodo” in psicoterapia.

Per Rogers la cura può avvenire solo nell’incontro tra due persone: il terapeuta e il paziente.

Il modello di Rogers conserva il suo valore storico che consiste nell’aver denunciato ogni tecnicismo e nell’aver spostato l’attenzione dal sintomo al rapporto interpersonale e umano”.*

Con Rogers l’uomo è quindi riportato al suo compito di datore di senso, di un progetto esistenziale che eventualmente deve essere aiutato a ricostruire ricavandolo dentro di sè.

Il terapeuta deve favorire la libera espressione della emotività del paziente sostenendolo, senza influenzarlo, nell’autonomo processo di comprensione della propria realtà psichica.

Per definire questo aiuto Rogers propone non una tecnica ma un atteggiamento, un atteggiamento interiore verso la vita, verso gli altri e, preliminarmente, verso se stessi.

ARGOMENTI ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

blu psicologo milano

Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulle

blu psicologo milano

Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito,6 (angolo Via Torino) – MILANO– Cell. 3477966388BLUFonti:
* S. Vegetti Finzi, Storia della Psicanalisi, Autori opere teorie 1895-1990, Mondadori 1990
C.R. Rogers, Psicoterapia di consultazione (1942), trad. it. Astrolabio, Roma 1971
C.R. Rogers, La terapia centrata sul cliente (1953), trad. it. Martinelli, Milano 1970
U. Galimberti, Psicologia, Le Garzantine, Garzanti, Torino 1999
Immagine di copertina:
Edward Hopper, Second story sunlight, 1960

Carl Rogers

blu psicologo milano

Le logiche della comunicazione di paul grice

LE LOGICHE DELLA CONVERSAZIONE DI PAUL GRICE

LE LOGICHE DELLA CONVERSAZIONE

“Un comportamento definito “folle” può essere l’unica reazione possibile ad un ambiente in cui si comunica in maniera assurda e insostenibile”
Paul Watzlawick

Herbert Paul Grice

(1913 – 1988) è stato un filosofo inglese, docente dapprima a Oxford e successivamente a Berkeley.

Egli ha dato un enorme contributo alla teoria della comunicazione.

Le logiche della conversazione

Grice ha fissato regole fondamentali alla conversazione fra individui soggetti al principio di cooperazione che dice:

«Conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall’intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato».

Il principio di cooperazione è dunque una convenzione sociale e culturale la quale ci aiuta a interpretare il significato contestuale di un enunciato, ovvero la sua implicatura conversazionale.

Le regole di cooperazione sono quattro

Le regole di cooperazione sono quattro e vanno sotto il nome di massime conversazionali e osservano questi principi:

– quantità (“Dai un contributo appropriato sotto il profilo della quantità di informazioni”)

– qualità (“Non dire cose che credi false o che non hai ragione di credere vere”)

– relazione (“Dai un contributo pertinente ad ogni stadio della comunicazione”)

– modo (“Esprimiti in modo chiaro, breve, ordinato”).

Implicature conversazionali

E’ comunque ovvio che queste massime possono essere violate o sfruttate secondo gli scopi comunicativi.

Il comportamento derivante dalla loro osservanza, violazione o sfruttamento – genera delle implicature conversazionali le quali sono:

«informazioni supplementari derivanti dal confronto di ciò che il parlante ha detto con la sua supposta aderenza al principio di cooperazione e alle massime».

Ad esempio, se al mio interlocutore dico: “Quella persona è sgradevole vero?”, e questi replica:  “Che bella giornata oggi, non è vero?”, dal fatto che egli non sta rispettando la massima della relazione (la sua risposta manca di pertinenza), e dall’assunto che stia comunque rispettando il principio di cooperazione (non ho motivo per ritenere l’opposto) – inferisco che la violazione della massima è deliberata e non accidentale: la sua conversazione quindi implica che egli non voglia pronunciarsi sulla persona in questione.

A partire dal 1975, molti sono stati i linguisti e i filosofi che hanno raccolto l’insegnamento di Grice, sviluppandolo in varie direzioni.

Questa teoria della comunicazione ha come pregi la semplicità e l’aderenza al percepito, al quotidiano, aspetti per le quali si rende molto intuitiva e interessante da esplorare.

ARGOMENTI ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

blu psicologo milano

Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulle

blu psicologo milano

Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. 347.7966388

blu psicologo milano

cambiamento

IL TEMPO DEL CAMBIAMENTO – Quanto dura una psicoterapia

IL TEMPO DEL CAMBIAMENTO – Quanto dura una psicoterapia

Ricostruendo, attraverso la psicoterapia, la sua storia al di fuori delle lusinghe narcisistiche dell’autobiografia, il soggetto riordina le contingenze passate attribuendo loro il senso di necessità future.

Connettendo passato e futuro la storia si fa progetto senza scadere nel delirio onnipotente.
Il tempo del soggetto è dunque il futuro anteriore, quel “sarà stato” che scandisce la terapia.

Solo attraverso l’esaustione di tutte le impossibilità il soggetto accede a quei pochi gradi di libertà con i quali può esercitare il suo residuo potere”.
Silvia Vegetti Finzi

Quanto dura una psicoterapia

La durata di una psicoterapia è molto variabile e dipende da numerosi fattori: da quanto tempo la persona ha sopportato da sola il problema, la complessità del problema, la condizione emotiva del paziente al momento della richiesta e le sue possibilità economiche.

Spesso si pensa che i problemi di tipo psicologico necessitino di un intervento lungo e costoso.

Con un percorso di psicoterapia integrata a volte il problema si sblocca in poche sedute permettendo alla persona di recuperare la fiducia nelle proprie capacità personali.

Inoltre nessun paziente viene sequestrato dal suo terapeuta; bensì decide sempre in maniera autonoma e certo, se vuole, insieme al terapeuta, di poter scegliere il momento più adatto in cui sospendere o interrompere il suo percorso.

Chiaramente più sono complessi gli obiettivi e le situazioni che la persona si prefigge di raggiungere, di superare o comprendere e più probabilmente sarà necessario impegnare del tempo per raggiungerli.

A volte però è necessario essere supportati soltanto per un breve tratto del proprio percorso di vita.

Nel mio caso comunque la scelta di rinnovare ogni volta l’incontro terapeutico è sempre del paziente che scieglie, in totale libertà, di valutare e decidere se proseguire o interrompere il percorso psicologico o psicoterapeutico proposto anche senza dare formale comunicazione allo psicoterapeuta.

Chiedere, anche con un solo colloquio, il parere di uno psicoterapeuta, significa avere la totale riservatezza garantita dal segreto professionale e l’opinione di un professionista per tutti quei problemi che non si riescono a risolvere da soli.

Ogni seduta deve essere considerata come incontro unico e rinnovabile solo fissando un nuovo appuntamento.

E’ opportuno comunque riflettere sul fatto che un percorso terapeutico è un percorso di conoscenza di sè che è utile affrontare con serietà.

La psicoterapia

La psicoterapia è una terapia della parola; è l’arte di saper dare il giusto nome alle istanze della psiche per donare un senso nuovo, più profondo e più ampio alla propria biografia e alla propria storia.
E’ essenzialmente un percorso di conoscenza di sè stessi che porta anche a imparare a rispettare i propri tempi interni.

Jung diceva che: “tutto ciò che ha valore esige tempo e richiede pazienza “affinchè le parole dette e ascoltate diventino memoria”.

ARGOMENTI ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

blu psicologo milano

Dott. Donato Saulle

meccanismi psicologo milano

blu psicologo milano

Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO  – Cell. 3477966388blu psicologo milano

     

“Utilizzo una modalità di intervento orientata a sviluppare le potenzialità umane e la riduzione del disagio nel rispetto delle inclinazioni e delle caratteristiche personali”

blu psicologo milano

La linguistica di Saussurre (1)

LA LINGUISTICA DI SAUSSURE

LA LINGUISTICA DI SAUSSURE

Ferdinand de Saussure

(1857 – 1913) è stato un linguista e semiologo svizzero. È considerato uno dei fondatori della linguistica moderna, in particolare di quella branca conosciuta con il nome di strutturalismo.

Linguistica

La linguistica è lo studio delle lingue, nella loro storia, nelle loro strutture e nei loro rapporti con la storia della cultura.

La linguistica di Saussure

Il segno linguistico è un’entità a due facce; è espressione linguistica e contenuto concettuale. Esso è arbitrario e convenzionale. La linguistica teorica non deve occuparsi del rapporto della lingua con oggetti extralinguistici ma della sintassi, dei rapporti tra i segni linguistici, e della morfologia, dei rapporti associativi tra gli elementi del lessico.

La semantica riguarda l’organizzazione peculiare del lessico di una lingua. Qui il concetto di struttura o sistema ha un grande rilievo. Se è vero infatti che la lingua è un sistema, ogni espressione (significante) e ogni contenuto (significato) ha un valore all’interno del sistema della lingua.

Ogni comunità linguistica sviluppa in modo diverso la terminologia di un campo concettuale.

Dopo anni si sono sviluppati vari modi di concepire lo studio dei significati delle voci lessicali: come studio dei vari modi in cui le lingue strutturano il mondo; come studio dei modi in cui lo stesso campo concettuale è strutturato in varie voci. La prima ipotesi rispecchia il punto di vista strutturalista; con la seconda si ammette che esistano componenti concettuali comuni alle specie umana.

Uno dei modi più diffusi di analisi della struttura del lessico è stata l’analisi componenziale, cioè la scomposizione dei significati delle parole in elementi minimi di significato chiamati tratti semantici o primitivi semantici.

Dott. Donato Saulle

Panico Psicologo Milano

blu psicologo milano

Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. 3477966388depressione psicologo milano

Fonti:
Dott. Domenico Valenza

KAIROS – LE RADICI DELL’ANSIA

KAIROS – LE RADICI DELL’ANSIA

καιρός significava nell’antica Grecia  “momento giusto o opportuno”.
Gli antichi greci avevano due parole per il tempo, χρονος (Kronos) e καιρος (Kairòs).

La prima si riferisce al tempo logico e sequenziale, la seconda significa “un tempo nel mezzo”, un momento di un periodo di tempo indeterminato nel quale “qualcosa” di speciale accade.

Mentre Kronos è quantitativo, Kairòs ha una natura qualitativa.

Come divinità Kairòs era semi-sconosciuto, la sola testimonianza di un culto di Kairos si riferisce ad un altare in Olimpia. In un epigramma dell’Antologia Palatina si dice che Menandro chiamò nume Kairos mentre Kronos era considerato la divinità del tempo per eccellenza.

E così, nella nostra società, abbiamo aderito solo al primo e abbiamo completamente dimenticato il secondo.

L’ansia che è tipica del nostro tempo altro non è, in definitiva, che una ribellione.

La formula più comune e più diffusa del corpo per esprimere una difficoltà di adattamento a ritmi, riti e conformismi imposti dall’esterno.

E’ una mancanza di integrazione del tempo esterno con il proprio, personale e unico tempo interno.

Mancanza che non lascia spazio al pensiero che viene considerato, al contrario, una  perdita di tempo.

Così, banalmente concentrati sulla quantità del fare e omologati nell’appiattimento dell’avere, abbiamo perso la personale specialità e quindi la qualità dell’essere.

E’ forse dunque nella scelta tra Kronos e Kairòs che possono risalire le radici dell’ansia del mondo moderno.

ARGOMENTI ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

blu psicologo milano

                                                                           Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulle

blu psicologo milanoPsicologo Milano – Psicoterapeuta -Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. blu psicologo milano

Fonti:
Enciclopedia Treccaniblu psicologo milano

L’ANIMA DI JUNG

L’anima di Jung

“La psicologia, ancor prima che costruzione teorica è, innanzitutto testimonianza del processo psicologico che, in ogni individuo, ha i tratti dell’unicità e dell’irripetibilità”.

Scrive Jung:

“la psicologia ha lo scopo di rendere la persona più consapevole del proprio processo psichico ma in senso più profondo non è una spiegazione di tale processo perchè ogni spiegazione del fatto psichico non può essere altro che lo stesso processo vitale della psiche”. La psicologia non è “nè biologia nè fisiologia nè alcun’altra scienza [ma] soltanto conoscenza della psiche o scienza dell’anima“.

Pertanto, continua Jung:

“chi vuole conoscere la psiche umana imparerà poco o nulla dalla psicologia sperimentale. Sarebbe per lui consigliabile riporre nel cassetto la scienza esatta, spogliarsi della toga del dotto, dire addio allo scrittoio e, armato di tutta la sua umanità, vagabondare per il mondo, attraverso gli orrori delle prigioni, dei manicomi e degli ospedali;

attraverso le tetre bettole di periferia, i bordelli e gli inferni del giuoco; attraverso i salotti della società elegante, la borsa, i raduni di partito, le chiese, i revivals e i riti estatici delle sette:

sperimenterebbe così sulla propria pelle l’amore e l’odio, la passione in tutte le sue forme;

tornerebbe arricchito di un sapere che i suoi fitti trattati non gli avrebbero mai dato, e sarà di miglior aiuto per i suoi pazienti, un vero conoscitore dell’anima umana.

Infatti, tra ciò che la scienza chiama “psicologia” e ciò che le persone, nella vita pratica, di ogni giorno, si attendono dalla “psicologia” si è scavato irrimediabilmente un abisso profondo”.

Consapevole dell’ineliminabile presenza del soggetto nel processo di costruzione del processo psicologico, Jung è dell’idea che ogni tentativo di descrivere la psiche conduca al riconoscimento non di una realtà oggettivamente data, ma solo di una prospettiva sulla psiche stessa.

Le acquisizioni della psicologia vengono quindi lette non come realtà assolute, ma come ipotesi, strumenti, modelli che, in quanto rappresentazioni, si danno relativamente e limitatamente a un determinato osservatore, la cui esperienza è filtrata – individualmente – dalla particolare tipologia psicologica a cui appartiene e – culturalmente – dal particolare momento del processo storico-scientifico in cui è inserito”.

ARGOMENTI ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulle
blu psicologo milano

Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito,6 (angolo Via Torino) – MILANO – Cell. 3477966388blu psicologo milano

 Fonti:
– R. Bernardini. “Jung a Eranos – Il progetto della psicologia complessa”.  Franco Angeli Editore
– C.G. Jung. “Der Geist der Psychologie” (1947/1954), tr. it.: “Riflessioni teoriche sull’essenza della psiche”, in : Op. Vol. 8, p. 240
– C.G. Jung. “Uber die Archetipen kollektiven unbevuBten (1935/1954),  tr. it.: “Gli archetipi dell’inconscio collettivo” in Op. Vol. 9i pag. 29
– C.G.Jung. “Neue bahnen der Psychologie” (1912), tr. it.: “Vie nuove della Psicologia” in Op. Vol. 7 pag. 240

Immagine: Edward Hopper – Stanza sul mare

blu psicologo milano Ringrazio Alessandra Govoni per avermi segnalato l’interessante argomento.blu psicologo milano

C.G. Jung

INGRATITUDINE – LE PERLE AI PORCI

INGRATITUDINE – LE PERLE AI PORCI

L’ingratitudine è la caratteristica di chi è ingrato.

Quindi la persona non grata ha come disposizione naturale il dimenticare e il non ricambiare, neppure con il sentimento, il beneficio ricevuto.

Di conseguenza l’ingratitudine per alcuni individui è presente anche nelle relazioni sentimentali e negli affetti o come comportamento in determinate occasioni.

MARGARITAS ANTE PORCOS

Dunque la frase latina

“Nolite dare sanctum canibus, neque mittatis margaritas vestras ante porcos, ne forte conculcent eas pedibus suis, et conversi dirumpant vos”

significa:

“Non date ciò che è prezioso ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino”.

L’invito è quello di non sprecare le cose di valore, materiali o no, dandole a chi non è in grado di apprezzarle.

ARGOMENTI ARGOMENTI DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA

blu psicologo milano

PSICOTERAPIA ON-LINE

blu psicologo milano

Dott. Donato Saulle

meccanismi psicologo milano

blu psicologo milano

Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO  – Cell. 3477966388blu psicologo milano

  

Tratto da:
www.treccani.it
Immagine: Pieter Bruegel il Vecchio – part. blu psicologo milano

TERAPIA DELLA GESTALT – La somma delle parti

TERAPIA DELLA GESTALT

“Il tutto è più della somma delle parti”

La parola d’origine tedesca Gestalt  tradotta in passato in modo inadeguato con il termine “forma”, corrisponde invece al significato di “struttura unitaria”, “configurazione complessiva”, termini questi più adeguati in quanto implicano anche un aspetto di organizzazione della forma percepita.

La terapia della Gestalt si inserisce tra le terapie umanistiche e nasce a New York nel 1950 circa dalle intuizioni di Friedrich Perls, psicoanalista tedesco, emigrato negli anni quaranta per motivi razziali in Sudafrica e poi negli Stati Uniti.

La vita di Perls è stata una sintesi continuamente rinnovata e rivitalizzata da un insieme vastissimo di esperienze umane sempre nuove e sempre diverse.

La stessa cosa possiamo dire della sua terapia in quanto sarebbe molto difficile precisare quanto questo suo approccio terapeutico deve a questa o a quella filosofia a questa o a quella scuola.

Inoltre le tecniche che sono nel tempo diventate celebri e utilizzate da altre teorie, oltre che in terapia della Gestalt, come la tecnica della sedia vuota, hanno portato la terapia della Gestalt ad essere identificata a volte con approssimazione con le sue tecniche e deprivata del suo imprescindibile sistema filosofico di riferimento.

L’apparente purezza della sua pratica clinica basata sul quì e ora e sulla immediatezza, in alcuni casi sorprendente degli esiti, sembrano permettere di eluderne gli assunti teorici che si possono invece ritrovare come base per la terapia della Gestalt, nella Filosofia Esistenziale, nella Fenomenologia e nella Semantica.

Nei suoi scritti sulla terapia della Gestalt tuttavia Perls  che privilegiava uno stile e personale e creativo e che aveva una visione fondamentalmente eclettica e pluralista della terapia, pur citando le persone che hanno avuto influenza sul suo pensiero, non si è mai preoccupato di precisare che cosa esattamente aveva preso dall’uno o dall’altro.

E’ più facile quindi inquadrare la terapia della Gestalt a posteriori, inquadrandola storicamente e cominciando con il considerarla una parte importante della Psicologia Umanistica che si rifà alle concezioni di Maslow, Carl Rogers, Rollo May, ma che in realtà è diventata il polo di aggregazione di idee e di correnti che hanno, rispetto alla Psicoanalisi classica, una presa di distanza che comunque non è mai contrapposizione frontale ma piuttosto esigenza di integrazione, superamento in una concezione più vasta.

Storicamente negli anni ’50 – ’60 l’orientamento è di tipo psicodinamico: il disturbo psichico è considerato in termini biomedici anche per le innovazioni farmacologiche del momento. Contemporaneamente è riconosciuta l’inadeguatezza dei manicomi.

In questo periodo nascono nuovi modelli di riferimento; sociogenetici, comportamentali, umanistici, esistenziali e nuove psicoterapie: brevi, familiari, di gruppo, con tecniche differenti legate ai differenti disturbi.

In generale vi è una maggiore attenzione alla storia familiare, evolutiva e agli schemi adattivi messi in atto e che sono considerati fondamentali anche nella terapia della Gestalt.
Sullivan nel 1954 propone una teoria basata sulla nozione di campo relazionale secondo la quale la personalità individuale è un prodotto dell’interazione di campi di forza interpersonali, di contesti relazionali non solo reali ma anche immaginari, che agiscono come personificazioni interiori anche in situazioni di isolamento. In quest’ottica la terapia è demedicalizata, il rapporto medico-paziente non è più concepito secondo lo schema sano-malato ma come un tentativo di reciproca comprensione nel quale il terapeuta sviluppa un maggiore atteggiamento empatico e riconosce l’importanza delle determinanti ambientali e sociali.

L’elemento innovativo introdotto da Perls nella terapia della Gestalt fu di estrapolare i principi delle leggi di percezione applicandoli ad una dimensione esistenziale ed evolutiva dell’individuo e quindi alla possibilità di utilizzarli in psicoterapia.
Alcuni ricercatori della psicologia della percezione infatti come Koler e Wertheimer sostennero che c’è prima di tutto una formazione complessiva – che essi chiamano Gestalt (formazione della figura) – e che tutti gli altri pezzi isolati sono formazioni secondarie e formulano la teoria della Gestalt in questo modo:
“ci sono degli insiemi il cui comportamento non è determinato da quello dei loro singoli elementi ma dove i processi delle parti sono determinati dalla intrinseca natura del loro insieme. Questo è il significato della celebre frase il tutto è più della somma delle parti. Lo scopo della teoria della Gestalt è di determinare la natura di questi insiemi.”
La psicologia della Gestalt (vedi: “La psicologia della percezione“) identificava un processo percettivo unitario grazie al quale i singoli stimoli sarebbero integrati nel soggetto in una forma dotata di continuità.

Ciò che prima era stato considerato un processo passivo, il percepire, veniva ad essere pensato come qualcosa di gran lunga più attivo e cioè come un’attività subordinata a certi principi organizzativi generali.Scrive E. Pessa: “i gestaltisti concepiscono il processo di soluzione di un problema alla stregua di un processo percettivo governato, per l’appunto, da leggi gestaltiche, leggi che fanno sì che si tenda a percepire una buona forma. Anche la situazione problematica, individuata da elementi e rapporti tra questi elementi, è una forma, che però è percepita come cattiva, mancante, incompleta: è proprio questo che fa sì che la situazione costituisca un problema in quanto tale. Le leggi della buona forma impongono, però, una ristrutturazione, nel senso del ristabilimento di una struttura completa, chiusa, ottimale, che costituisce di per sé la soluzione stessa del problema. L’atto di ristrutturazione costituisce il celebre insight, già introdotto da Kohler. Si tratta di una concezione dell’apprendimento molto qualitativa e difficile da verificare sperimentalmente. Tuttavia ha l’indubbio vantaggio di mettere in luce il ruolo dei fattori di tipo globale nei processi di apprendimento. In altri termini, essa asserisce che, accanto alle singole associazioni tra stimoli e risposte e sovraordinato rispetto a queste, esiste un campo, esattamente analogo ai campi di forze di cui parla la fisica, che determina globalmente la dinamica del processo di apprendimento e le storie delle varie connessioni stimolo-risposta. L’evoluzione di questo campo è governata da leggi che tendono al mantenimento di un opportuno equilibrio globale e, nel caso in cui esso sia turbato, fanno insorgere delle forze che provvedono al suo ristabilimento”
L’indagine psicologica è quindi essenzialmente diretta a rintracciare le leggi di questa strutturazione e che sono poi le leggi che regolano il nostro contatto con il mondo. Un altro aspetto fondamentale della psicologia della Gestalt, poi ripreso dalla terapia della Gestalt, è quello dell’organizzazione del campo percettivo in figura e sfondo, che fu introdotta da Edgar Rubin  e che mise in risalto come la figura emergente è generalmente contraddistinta da contorni definiti che rappresentano il focus dell’attenzione ed è caricata di una maggiore energia di relazione con l’osservatore. Lo sfondo, al contrario, rappresenta il resto del campo visivo ed è caratterizzato da attributi inversi a quelli menzionati per la figura emergente. E’ interessante notare come allo stesso Rubin non sfugga l’importanza dell’esperienza passata dell’osservatore nell’investire di connotati affettivi gli elementi del campo osservato. Di qui la tendenza,non casuale, a privilegiare l’uno o l’altro elemento come focus dell’attenzione.
K. Lewin attuò inoltre un importante esperimento di memoria che sarà poi ripreso come fondamento per l’impianto teorico della terapia della Gestalt e che darà origine ad alcune tecniche per risolvere quelli che sono definiti “unfinished business” e cioè i “compiti non conclusi”.
Scrive Perls: “in un esperimento Lewin diede ad un certo numero di persone dei problemi da risolvere. Non era stato loro detto che era un test di memoria, ma avevano l’impressione che fosse eseguito un test di intelligenza. Il giorno dopo fu loro chiesto di scrivere i problemi che ricordavano ed erano proprio i problemi non risolti ad essere ricordati di più di quelli che erano stati risolti”.

E’ come se i compiti non conclusi e i problemi non risolti creino una sorta di interferenza e di frustrazione e fino a quando il compito o il blocco non è stato superato, concluso o risolto la mente non si libera del pensiero e i comportamenti si ripetono nel tentativo di superare il blocco o di risolverlo, a volte la persona non si rende conto in modo cosciente di questo blocco ed è per questo che a volte è utile l’incontro con un terapeuta.

La parola “soluzione”, nel linguaggio della terapia della Gestalt, indica la scomparsa e la dissolvenza di una situazione confusa.

Quindi una situazione non conclusa polarizza una carica di energia destinata a completarla rendendo la stessa energia non più disponibile per altri tipi di esperienza. Il mancato completamento della situazione precedente comporta un ripresentarsi ripetitivo della situazione stessa anche in luoghi e tempi successivi interferendo quindi con la possibilità dell’individuo di entrare efficacemente in contatto con i contesti cognitivi, emotivi e sociali in cui di volta in volta verrà a trovarsi.
Nella terapia della Gestalt di Perls questo concetto si dilata per definire una relazione dinamica tra un soggetto e un oggetto o un’altra persona, una cosa, un sentimento. La relazione è determinata da un bisogno del soggetto e mira alla soddisfazione di questo bisogno. Una volta soddisfatto il bisogno la relazione cessa e si dice che la Gestalt è terminata. Anche nel campo dei sentimenti e delle emozioni personali si può riscontrare questa stessa modalità. Il bisogno in primo piano, sia esso quello della sopravvivenza o semplicemente un qualsiasi bisogno fisiologico o psicologico è comunque quello che preme con maggiore urgenza per il proprio appagamento.
Perls, appropriandosi in termini operativi dei concetti esposti sopra insiste soprattutto sul fenomeno della Gestalt non terminata come spiegazione del disagio psichico e sul concetto di integrazione come vera e radicale modalità terapeutica.

Scrive P. Baumgardner: “la terapia della Gestalt è un modo di occuparsi di un altro essere umano per dagli la possibilità di essere sè stesso, saldamente ancorato nel potere che lo costituisce, la terapia della Gestalt è una terapia esistenziale e si occupa quindi dei problemi creati dalla nostra paura di assumerci le responsabilità di ciò che siamo e di ciò che facciamo. E’ stato infatti sviluppato un procedimento terapeutico che, nella teoria della terapia della Gestalt e nella sua pratica, evita l’uso dei concetti. Egli distingue il procedimento terapeutico da quello del parlare intorno a qualcosa e delle problematiche morali lasciandoci lavorare con i dati, con i comportamenti osservabili che costituiscono il fenomeno invece che con ipotesi razionali. Queste differenziazioni sono di primaria importanza nella terapia della Gestalt, che si occupa quindi e si serve di ciò di cui abbiamo esperienza piuttosto che di ciò che è frutto del nostro pensiero. Il terapeuta della Gestalt deve perciò creare una situazione particolare: deve diventare il catalizzatore che facilita la presa di coscienza da parte del paziente riguardo a ciò che c’è nel presente, frustrandone i vari tentativi di fuga. Questa necessaria frustrazione, se non sapientemente dosata, può risultare, per alcuni tipi psicologici, particolarmente fastidiosa e può esitare in drop-out terapeutici.

Pears introduce, come abbiamo visto, come base del suo lavoro teorico la parola Gestalt e ne considera due tipi: la Gestalt completa o intera e la Gestalt in formazione. Parlando così della Gestalt come dell’unità finale di esperienza, esperienza riguardante prevalentemente la consapevolezza. A questo proposito le nozioni basilari che utilizzeremo sono quelle di bisogno e di situazione incompiuta e delle interrelazioni tra le due. Se le esigenze dell’organismo sono soddisfatte, attraverso il dare e ricevere dall’ambiente, la Gestalt è completa e la situazione compiuta. La consapevolezza del bisogno diminuisce, scompare ed emergono altri bisogni. L’organismo è pronto ad affrontare un’altra situazione incompiuta con le energie connesse alle nuove esigenze emergenti.

Lo scopo della terapia della Gestalt è quello di recuperare le parti perdute della personalità. Le nostre esperienze e le nostre funzioni rifiutate possono essere recuperate. Questo procedimento di riprendere, reintegrare e sperimentare di nuovo è il campo della psicoterapia. Il terapeuta viene coinvolto, insieme al paziente, nel processo di riappropriazione di tali sensazioni e comportamenti abbandonati  fino a che il paziente comincia, continuando poi per proprio conto, ad affermare sè stesso e ad agire nei termini della persona che vuole essere realmente.

Dott. Donato Saulle

dipendenze Psicologo Milano

blu psicologo milanoFonti:
Zerbetto Riccardo, “La Gestalt. Terapia della consapevolezza”, Milano, Xenia, 1998
Perls Fritz, Baumgardner Patricia, “Terapia della Gestalt. L’eredità di Perls – Doni dal lago Cowichan”, Roma, Astrolabio, 1983
Pessa Eliano, ”Reti neurali e processi cognitivi”, Roma, Di Renzo Editore, 1993
Immagine: Rob Gonsalves- Sun Sets Sailblu psicologo milano

TERAPIA DELLA GESTALT

Fritz Perlsblu psicologo milanoTag: terapia della Gestalt

BIBLIOGRAFIA
Abbagnano Nicola, Foriero Giovani, “Filosofi e filosofie nella storia”, Volume Secondo, Torino, Paravia, 2000
Arcuri L. (a cura di) “Manuale di Psicologia Sociale”, Bologna,Il Mulino, 1995
Baddeley Alan, “La memoria umana – Teoria e pratica”, Bologna, Il Mulino, 1992
Bateson Gregory, “Verso un’ecologia della mente”, Milano, Adelphi, 1976
Berne Eric, ”Ciao! … E poi? La Psicologia del destino umano”, Milano, Bompiani, 2004
Burley Todd & M.C. Freier, “Character Structure: A Gestalt-Cognitive theory”, Psychotherapy: Theory, Research, Pratice, Training, Vol. 41, 2004
Clarkson Petruska, “Gestalt – Per una consulenza psicologia proattiva nella relazione d’aiuto”, Roma, Sovera, 1999
Dal Pra Ponticelli M. “Lineamenti di servizio sociale”, Roma, Astrolabio, 1987
Del Favero Renato, “La psicoterapia della Gestalt”, Firenze
Del Favero Roberto, Palomba Maurizio “Identità diverse”, Roma, Edizioni Kappa, 1996
Galimberti Umberto, “Psicologia”, Le Garzatine, 1999
Giusti Edoardo, “Ri-Trovarsi – Prima di cercare l’altro”, Roma, Armando editore, 1987
Ginger Serge, “La Gestalt”, Edizioni Mediterranee, 1990
Ginger Serge, Ginger Anne, “Gestalt, Terapia del Con-tatto emotivo”, Edizioni Mediterranee, 2004
Greenberg & Wanda Malcom, “Resolving Unfinished Business: Relating Process to Outcome”, Journal Of Consulting And Clinical Psychology, Vol. 70,No. 2, 406-416, 2002
Grinberg L., Sor D., Taback De Bianchedi E., “Introduzione al pensiero di Bion”, Raffaello Cortina Editore, 1993
Gruen Arno, “Il tradimento del Sé – La paura dell’autonomia nell’uomo e nella donna”, Milano, Feltrinelli, 1992
Harman Robert, Giusti Edoardo (a cura di), “La psicoterapia della Gestalt – Intervistando i Maestri”, Roma, Sovera, 1996
Holmes Jeremy, “La teoria dell’attaccamento – Jhon Bowlby e la sua scuola”, Raffaello Cortina editore, 1994
LeDoux Joseph, “Il cervello emotivo – Alle origini delle emozioni”, Milano, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2004
Legrenzi Paolo, “Manuale di psicologia generale”, Bologna, Il Mulino, 1997
Kopp B. Sheldon, “Se incontri un Buddha per la strada uccidilo”, Roma, Astrolabio, 1975
May Rollo, “L’arte del counseling”, Roma, Astrolabio, 1991
Naranjo Claudio, “Teoria della tecnica Gestalt”, Roma, Melusina Edizioni, 1973
Naranjo Claudio, “Carattere e nevrosi – L’enneagramma dei tipi psicologici”, Roma, Astrolabio, 1996
Ouspensky D. Peter, “L’evoluzione interiore dell’uomo”, Roma, Edizioni Mediterranee, 2004
Ouspensky D. Peter, “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”, Roma, Astrolabio, 1976
Perls Fritz, Baumgardner Patricia, “L’eredità di Perls – Doni dal lago Cowichan”, Roma, Astrolabio, 1983
Perls Fritz, “L’Io, la fame, l’aggressività”, Milano, Franco Angeli, 2003
Perls Fritz, Hefferline R.F., Goodman Paul, “Teoria e pratica della terapia della Gestalt”, Roma, Astrolabio, 1971
Pessa Eliano, ”Reti neurali e processi cognitivi”, Roma, Di Renzo Editore, 1993
Rossi Oliviero (a cura di), “Spiritualità e psicoterapia della Gestalt – Intervista ad Antonio Ferrara”, IN-formazione, Psicologia, Psicoterapia, Psichiatria, (in corso di stampa)
Tchechovitch Tchesslav, “Tu l’amerai – Ricordi di G.I.Gurdjieff”, Roma, Ubaldini Editore, 2004
Spagnolo Lobb Margherita, “Dizionario di Scienze dell’educazione”, Torino, SEI Edizioni, 1977
Spagnuolo Lobb Margherita, “La Psicoterapia della Getsalt in Italia – Letter from Italy”, International Gestalt Journal, vol. 27, No. 1, 2004
Verruca Gianfranco, “Invito allo Psicodramma classico”, Milano, Maieusis, 2001
Wagner-Moore Laura E., “Gestalt Therapy: Past, Present, Theory, And research”, Psychotherapy: Theory, Research, Pratice, Training, Vol. 41, No. 2, 180-189, 2004
Watzlawick Paul, Helmick Beavin, D.Jackson , “Pragmatica della comunicazione umana, Roma, Astrolabia, 1971
Watzlawick Paul, “Il linguaggio del cambiamento – Elementi di comunicazione terapeutica”, Milano, Feltrinelli, 1995
Zerbetto Riccardo, “La Gestalt. Terapia della consapevolezza”, Milano, Xenia, 1998
Zerbetto Riccardo, “Il logos ama nascondersi (Eraclito). A maniera di Epilogo” (contributo al libro di Claudio Naranjo su Gestalt De Vanguardia), Ed. La LLave, 2003
References
Balint, M. (1968). The basic fault: Therapeutic aspects of regression. London: Tavistock.
Bauer, P. (1996). What do infants recall of their lives? Memory for specific events by one- to two-year-olds. American Psychologist, 51, 29-41.
Bauer, P., Hertsgaard, L., & Dow, G. (1994). After 8 months have passed: Long-term recall of events by 1- to 2-year old children. Memory, 2(4), 353-382.
Beebe, B., Lachmann, F., & Jaffe, J. (1997). Mother-infant interaction structures and presymbolic self- and object representations. Psychoanalytic-Dialogues, 7(2), 133-182.
Belsky, J., Spritz, B., & Crnic, K. (1996). Infant attachment security and affective-cognitive information processing at age 3. Psychological Science, 7(2), 111-114.
Bowlby, J. (1969). A secure base: Clinical applications of attachment theory. London: Routledge.
Bowlby, J. (1980). Attachment and loss: Vol. 3. Loss. New York: Basic Books.
Boyer, M., Barron, K., & Farrar, J. (1994). Three-year-olds remember a novel event from 20 months: Evidence for long-term memory in children? Memory, 2(4), 417-445.
Burley, T. D. (1981, August). A phenomenological theory of personality. In T. D. Burley (Chair), Recent advances in Gestalt therapy. Symposium at the 89th Annual Convention of the American Psychological Association, Los Angeles, California.
Davis, G. C., & Breslau, N. (1994). Post-traumatic stress disorder in victims of civilian trauma and criminal violence. Psychiatric Clinics of North America, 2, 289-300.
Gaensbauer, T. (1995). Trauma in the preverbal period: Symptoms, memories, and developmental impact. Psychoanalytic Study of the Child, 50, 122-149.
Greenberg, E. (1999). Commentary on Norman Shub’s “Character in the Present.” Gestalt Review, 3(1), 78-88.
Gunzenhauser, N. (1987). Infant stimulation: For whom, what kind, when, and how much? Johnson & Johnson Baby Products Company Round Table Series, 13, 52-53.
Hayne, H., & Findlay, N. (1995). Contextual control of memory retrieval in infancy: Evidence for associative priming. Infant Behavior and Development, 18, 195-207.
Jones, C., Griffiths, R. D., Humphris, G., & Skirrow, P. M. (2001). Memory, delusions, and the development of posttraumatic stress disorder-related symptoms after intensive care. Critical Care Medicine, 29, 573-580.
Kahneman, D. (2002). Maps of bounded rationality: A perspective on intuitive judgment and choice [Nobel prize lecture]. Retrieved February 2, 2004, from
Larson, C. (1998). Cultural premises in persuasion. In Persuasion: Perception and responsibility. New York: Wadsworth.
McDonough, L., & Mandler, J. (1994). Very long-term recall in infants: Infantile amnesia reconsidered. Memory, 2(4), 339-352.
Nelson, K. (1994). Long-term retention of memory for preverbal experience: Evidence and implications. Memory, 2(4), 467-475.
Paley, J., & Alpert, J. (2003). Memory of infant trauma.. Psychoanalytic Psychology, 20(4), 329-347.
Perls, F., Hefferline, R., & Goodman, P. (1951). Gestalt therapy: Excitement and growth in the human personality. Highland, NY: Gestalt Journal Press.
Piaget, J. (1952). The origins of intelligence in children. New York: International Universities Press.
Rescorla, R. A., & Wagner, A. R. (1972). A theory of Pavlovian conditioning: Variations in the effectiveness of reinforcement and nonreinforcement. In A. H. Black & W. F. Prokasy (Eds.), Classical conditioning. II: Current research and theory. New York: Appleton-Century-Crofts.
Rochat, P., & Hesbos, S. (1997). Differential rooting response by neonates: Evidence for an early sense of self. Early Development and Parenting, 6(2), 105-112.
Rovee-Collier, C. (1996). Shifting the focus from what to why.. Infant Behavior and Development, 19, 385-400.
Rovee-Collier, C. (1997). Dissociations in infant memory: Rethinking the development of implicit and explicit memory. Psychological Review, 104, 467-498.
Rovee-Collier, C., Evancio, S., & Earley, L. (1995). The time window hypothesis: Spacing effects.. Infant Behavior and Development, 18, 69-78.
Schacter, D. (1995). Implicit memory: A new frontier for cognitive neuroscience. In M. Gazzaniga (Ed.), The cognitive neurosciences (pp. 815-824). Cambridge, MA: MIT Press.
Sheffield, E., & Hudson, J. (1994). Reactivation of toddlers’ event memory.. Memory, 2(4), 447-465.
Shub, N. (1999). Character in the present: Why Gestalt therapy is particularly helpful for treating character-disordered clients. Gestalt Review, 3(1), 64-78.
Squire, L. (1986). Mechanisms of memory.. Science, 232, 1612-1619.
Szasz, T. (1981). The myth of mental illness. In O. Grusky & M. Pollner (Eds.), The sociology of mental illness (pp. 45-54). Austin, TX: Holt, Rinehart & Winston.
Tedstone, J. E., & Tarrier, N. (2003). Posttraumatic stress disorder following medical illness and treatment. Clinical Psychology Review, 23, 409-448.
Tulving, E. (1985). How many memory systems are there?. American Psychologist, 40, 385-398.
Underwood, B. (1969). Attributes of memory.. Psychological

VITE DI UOMINI NON ILLUSTRI

VITE DI UOMINI NON ILLUSTRI

Tutto, in natura, ha una essenza lirica, un destino tragico, una esistenza comica”

G. Santayana

Vite di uomini non illustri è un libro di Giuseppe Pontiggia.

GIUSEPPE PONTIGGIA

detto Peppo (Como, 25 settembre 1934 – Milano, 27 giugno 2003) è stato uno scrittore, aforista, critico letterario e docente italiano.

VITE DI UOMINI NON ILLUSTRI

Vite immaginarie di personaggi immaginari, nell’Italia compresa tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Duemila:

donne e uomini dal destino oscuro, di cui vengono rievocate, con precisione “storica“, le esperienze che hanno reso memorabile ai loro occhi l’esistenza:

emozioni, incontri, amori, manie, schiavitù, liberazioni, sogni, disavventure, felicità, angosce.

Gli eventi veramente significativi e decisivi non corrispondono quasi mai ai dati esterni, ma appartengono a una trama segreta, a una mitologia familiare e personale, a una rete sotterranea di sentimenti, di ricordi e di desideri, a una vita parallela che spesso è clandestina e ignorata.

Questo libro racconta queste storie con la scansione cronologica delle biografie illustri, ma applicata a personaggi anonimi e a una cronaca spesso interiore; e riprende, in forme discrete e allusive, il linguaggio con cui le hanno vissute i protagonisti e i linguaggi d’epoca con le loro diverse inflessioni (da quella dannunziana a quella burocratica, da quella giornalistica a quella militare).

Ottiene così un contrappunto di stili che avvicina l’umanità delle figure da diverse angolazioni: e queste variaziani all’interno ne costituiscono uno degli aspetti più inventivi e nuovi nel quadro della narrativa contemporanea.

Raccontando l’esistenza di personaggi che appartengono alla cosidetta gente comune, l’autore ne scopre ogni volta l’eccezionalità.

Non c’è vita d’uomo che non sia ricca di phatos e di violenza, di svolte drammatiche e di situazioni comiche, di momenti sordidi e grandi, di private perversioni, di cadute e di nobili e imprevisti riscatti.

Leggere alcuni racconti di questo libro è come ritrovare, dentro una vita, la vita di tutti e dentro la vita di tutti la vita di ognuno. 

blu psicologo milano

de Capitani Filippo

“Nasce de Capitani il 3 ottobre 1932 nella clinica dell’Assunta di Bologna.

Scoprirà in prima elementare, nella scuola salesiana di Via Carracci che cosa significa essere nato con la de minuscola.

Significa – gli spiega sua madre con pacatezza indulgente, come se spiegasse la differenza tra l’acqua del mare e quella del lago – non essere nato come gli altri.

Sì, ma gli altri come nascono?

Sua madre si ritrae: “Tu pensa solo a quello che sei tu, hai capito?”

Tutta la vita cercherà di colmare una differenza che non sa quale sia“.

Dott. Donato Saulle

Psicologo Milano Donato Saulle

blu psicologo milano

Psicologo Milano – Psicoterapeuta – Via San Vito, 6 (angolo Via Torino) – MILANO– Cell. 3477966388BLU

Fonte: Giuseppe Pontiggia, Vite di uomini non illustri, Oscar Mondadori, Arnoldo Mondadori Editore, 1999, pp. 280, capp. 18, ISBN 978-88-04-50987-5.

BLU

Il presente post ha il solo scopo di divulgare il libro senza scopo di lucro.

BLU